L'ANTISEMITISMO OGGI di Alessandro Caramis

 

“La fattoria degli animali”     a cura di  Alessandro Caramis

 

Questa rubrica (dal nome del celebre libro di George Orwell) intende affrontare fatti di rilevante attualità attraverso un taglio sociologico. Andare “oltre il pensiero”  può voler dire anche andare oltre le categorie comuni di interpretazione della realtà.
Prendendo a prestito categorie e strumenti dalle scienze sociali si cercherà, manifestando apertamente i propri principi di preferenza personale, di leggere i fenomeni sociali che ci circondano con un’inedita “lente di ingrandimento” sul dibattito politico, economico  e culturale odierno

L’ANTISEMITISMO OGGI:
TRA VECCHI STEREOTIPI, NUOVI PREGIUDIZI E PERICOLOSE SCORCIATOIE

ANTISEMITISMO OGGI

Durante il giorno della celebrazione dalla liberazione dal nazi-fascismo del 25 Aprile a Milano, oltre a svolgersi una grande e partecipata manifestazione popolare, si è ripresentato uno dei più volgari atti che pongono nuovi e preoccupanti interrogativi per il futuro delle nostre generazioni.
Si tratta dell’ennesimo falò delle bandiere israeliane al grido di :”sionisti assassini” fatto da gruppi di autonomi dell’estrema sinistra fischiando la presenza della “Brigata ebraica” che contribuì alla liberazione dal nazifascismo nel nostro stesso paese. Ovviamente le dovute e ferme condanne politiche sono state immediatamente manifestate ma questa rubrica intende occuparsi del livello culturale e sociale che anima questo atto.

Cosa si cela dietro questi atti? E’ solo antisionismo come i sostenitori della causa palestinese sostengono? O si tratta di antisemitismo travestito da anti-sionismo? E da che cosa è alimentato? La questione non è facile. Soprattutto ragionando al di fuori di facili schematismi e rappresentazioni.

 

                                                                                                              segue…>>


 

“La fattoria degli animali”     a cura di  Alessandro Caramis

 

Questa rubrica (dal nome del celebre libro di George Orwell) intende affrontare fatti di rilevante attualità attraverso un taglio sociologico. Andare “oltre il pensiero”  può voler dire anche andare oltre le categorie comuni di interpretazione della realtà.
Prendendo a prestito categorie e strumenti dalle scienze sociali si cercherà, manifestando apertamente i propri principi di preferenza personale, di leggere i fenomeni sociali che ci circondano con un’inedita “lente di ingrandimento” sul dibattito politico, economico  e culturale odierno

L’ANTISEMITISMO OGGI:
TRA VECCHI STEREOTIPI, NUOVI PREGIUDIZI E PERICOLOSE SCORCIATOIE

ANTISEMITISMO OGGI

Durante il giorno della celebrazione dalla liberazione dal nazi-fascismo del 25 Aprile a Milano, oltre a svolgersi una grande e partecipata manifestazione popolare, si è ripresentato uno dei più volgari atti che pongono nuovi e preoccupanti interrogativi per il futuro delle nostre generazioni.
Si tratta dell’ennesimo falò delle bandiere israeliane al grido di :”sionisti assassini” fatto da gruppi di autonomi dell’estrema sinistra fischiando la presenza della “Brigata ebraica” che contribuì alla liberazione dal nazifascismo nel nostro stesso paese. Ovviamente le dovute e ferme condanne politiche sono state immediatamente manifestate ma questa rubrica intende occuparsi del livello culturale e sociale che anima questo atto.

Cosa si cela dietro questi atti? E’ solo antisionismo come i sostenitori della causa palestinese sostengono? O si tratta di antisemitismo travestito da anti-sionismo? E da che cosa è alimentato? La questione non è facile. Soprattutto ragionando al di fuori di facili schematismi e rappresentazioni.

 

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La mia tesi è che nella nostra epoca, non solo si sta vivendo un rigurgito di neo-razzismo e di xenofobia verso gli stranieri e i gruppi di immigrati che intendono vivere nel nostro paese bensì che collegato a questi, sono tornate forti pulsioni antiebraiche che utilizzano spesso come slogan  stereotipi antisemiti e pregiudizi antigiudaici usati fino alla fine del secolo scorso.
La differenza , rispetto al passato, è che questo nuovo vocabolario antisemita, oltre a manifestare una perdita di memoria storica nelle nuove generazioni, si presenta sotto nuove vesti “travestite” da : critica al globalismo (o alla globalizzazione) dietro il quale si celerebbe la lunga manus dell’ebreo che gestisce il potere finanziario o il governo degli Stati Uniti; da critica al sionismo  come comportamento aggressivo della nazione Israeliana nei territori palestinesi occupati e infine, come negazione e sottovalutazione dell’unicità dell’Olocausto , dello Shoah a rischio da noi di “museificazione” e nei paesi arabo-musulmani (ma anche europei) addirittura negato da alcuni esponenti  salvo poi essere  usato come pretesto per rivendicare l’ennesima “cacciata al mare” degli ebrei.

Queste pulsioni antiebraiche sono accomunate dalla ripresa dei più “triti” e “ritriti” slogan e stereotipi antigiudaici e antisemiti prima circolanti nell’europa cristiana ante-Concilio Vaticano II e poi presenti nel razzismo biologista di stampo darwiniano che hanno fatto la loro comparsa nel nazismo hitleriano e nell’antisemitismo fascista italiano di stampo scientista .

Breve storia dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo.
Quali sono gli stereotipi ed i pregiudizi più ricorrenti nella storia europea verso gli ebrei?  Sappiano che al principio l’accusa di deicidio nelle società cristiane ha relegato gli ebrei ai The Passionmargini nelle società europee dopo la diaspora da Gerusalemme. I ghetti sono nati proprio nelle città europee (Roma ,Venezia, ecc…) con l’intento di controllare un popolo la cui connotazione religiosa e non etnico-razziale (allora ininfluente) diffondeva un sospetto nelle comunità cristiane allora presenti.
L’accusa di deicidio connessa a quella di mangiare il pane azzimo con il sangue dei bambini sono state tra le principali imputazioni che sono state rivolte agli ebrei presenti in europa per tutto l’alto e  il basso medioevo salvo nei territori a dominazione musulmana come in Spagna  o più tardi nell’Impero Ottomano dove le persone di religione ebraica godevano di molti più diritti di quelli che avevano nei paesi a dominazione cristiana. Abbiano dovuto attendere il Concilio Vaticano II  (che rifiuta l’ipotesi del deicidio) e recentemente le scuse e le grandi aperture di Papa Giovanni Paolo II (chiamandoli “fratelli maggiori”) ieri e Papa Benedetto XVI oggi per mettere una pietra su secoli e secoli di antigiudaismo cristiano. Certo un certo neo-fondamentalismo cristiano non è immune da pregiudizi antiebraici.
Basta vedere la raffigurazione demoniaca e mostruosa che viene fatta degli ebrei nel celebre film “The Passion” dal cattolico tradizionalista  Mel Gibson per notare come certi stereotipi sono duri a morire anche in certe  frange fondamentaliste cristiane che rifiutano il Concilio Vaticano II.
E’ con l’età moderna che nasce l’antiebraismo e l’antisemitismo connesso più ai caratteri etnico-razziali che a quelli religiosi.
La nascita degli Stati Nazione moderni, come stretta unione tra un territorio ed un popolo, fa apparire gli ebrei come un “corpo estraneo” al sacro suolo della nazione. Le comunità ebraiche, con il  crollo dei grandi imperi multinazionali e con l’emergere dei moderni Stati Nazione, vengono accusate di tutti i mali che colpiscono i nascenti Stati: dalle crisi finanziarie alle guerre; dalle divisioni di classe alle crisi economiche. Le comunità ebraiche, le uniche a non avere uno Stato Nazione, diventano il “capro espiatorio” a cui attribuire ogni colpa  e  problema interno che le società nazionali non sanno risolvere al loro interno. E’ qui che nasce il sionismo come aspirazione a dare una patria anche agli ebrei ed è qui anche che nasce in Russia  e che viene diffuso il falso “Protocollo dei Savi  di Sion” in cui si accusano gli ebrei di una cospirazione mondiale che punta con complotti e congiure ai danni dei popoli nazionali a dominare il mondo. Questo falso viene diffuso in Russia in un momento di grave crisi dell’allora Impero Zarista ma diventerà il principale strumento di propaganda antisemita usato dai nazi-fascisti durante gli anni trenta e oggi è tornato molto in voga nei paesi arabi tanto da essere mandato in onda in un serial televisivo in  Arabia Saudita.

Il nazismo vede nell’ebreo, accusato di cosmopolitismo, marxismo, edonismo, capitalismo, il “frutto marcio” del “pervertimento” della razza e connette tutti gli stereotipi e pregiudizi fin qui elencati alla causa della inferiorità razziale cui dover porre fine con una “soluzione finale”.

Sappiamo la “soluzione” che fu adottata da malvagie menti e cinici esecutori. Lo shoah. Lo sterminio di sei milioni di ebrei nei campi di concentramento.
Anche su questo si è fatta un po’ di confusione. Si è detto e si dice che di “olocausti” ce ne sono tanti, che si era in guerra (come per dire tutti colpevoli tutti innocenti), che i morti nei campi di concentramento sono stati come i morti nei Gulag (Ernest Nolte)  che non tutti quelli che finirono nei campi di concentramento erano ebrei. Ora è opportuno ricordare che nei campi dei concentramento non tutte le vittime erano certamente ebrei ma è altrettanto doveroso dire che tutti gli ebrei erano vittime.

Dietro queste affermazioni (tralasciando quelle “negazioniste” in voga prima negli ambienti neo-nazisti   europei ed americani ed oggi in alcuni  esponenti dei paesi arabo-musulamani ed in qualche politico europeo) si cela un grande equivoco e forse un grande senso di colpa non ancora del tutto affrontato.
Quello che rende unico l’Olocausto non è il numero dei morti. Bensì è il metodo. Unico e mai usato nella storia. Il metodo dello sterminio industriale, razionale, pianificato degli Franco Ferrarotti ebrei in quanti tali.

Dice Franco Ferrarotti nel suo libro “La tentazione dell’oblio”: “L’Olocausto non è stato solo un genocidio; le popolazioni andine, i pellerossa, i neri d’america ed entro certi limiti anche in Africa, i Rom e così via sono stati altrettanti genocidi. Ma l’Olocausto è stato un esperimento scientifico, sistematico, degno di studio. Non solo. L’Olocausto non è stato solo una deviazione, un errore occasionale. Ha avuto luogo in uno dei paesi più civili del mondo.(…) Ciò che caratterizza , l’Olocausto e che lo rende operativamente possibile, è in primo luogo la freddezza scientifica con cui è stato condotto. (…)Nell’Olocausto c’è freddezza, efficienza, organizzazione, Leistung. Le vittime sono numerate, schedate, ordinate, suddivise. Su tutto domina una chiara, sicura e limpida coscienza professionale. E’ gente che fa, e fa bene, il proprio dovere. Ammazza in modo pulito, senza troppe storie. Sina ira ac studio.
Questo è significativo particolarmente oggi in quanto si sottace che le nostre società progredite e moderne non potranno mai accettare che lo shoah si ripeti un’altra volta.
Come per dire che le nostre società civili e progredite sono state vaccinate dal virus dell’antisemitismo e che il pregiudizio antiebraico non tornerà.

Abbiamo visto che non c’è persona  o gruppo culturale che ne sia  totalmente immune.


Quali tratti riveste l’antiebraismo oggi?
Abbiamo visto che talvolta il nuovo antisionismo utilizza nelle critiche a Israele stereotipi e generalizzazioni che confondono le responsabilità di uomini con quelle di un intero Fiamma Niresteinpopolo e la sua storia.

Un conto è accusare le politiche dello Stato di Israele ma un altro conto è l’accusa allo Stato di Israele di fare ai Palestinesi quello che i nazisti hanno fatto agli ebrei come se Rabin, Peretz, Sharon fossero Hitler, Gobbels e Kappler.

Se è vero che il conflitto israeliano-palestinese si nutre di atti tragici e funesti da entrambi la parti, dietro l’accusa al “sionista” di essere  nazista rispunta lo stereotipo dell’ebreo malvagio, sadico e assetato di sangue che riveste una divisa delle SS. Sempre pronto a commettere nuovi deicidi.
E’ paradossale che anche i coloni più ortodossi (per motivi completamente opposti) abbiano accusato  Sharon, Peretz e Rabin di fare come i “nazisti” cadendo nello stesso equivoco semiologico dei loro “accusatori”.

Questa forma è presente anche in alcuni membri nel mondo della sinistra antagonista italiana ed europea come Fiamma Nirenstein ha fatto notare nel suo libro “Gli antisemiti progressisti”.

Poi c’è un altro antisemitismo che riprende il vecchio concetto dei “Protocollo dei Savi di Sion”. Ovvero l’idea paranoica che l’attuale sistema della globalizzazione  a guida americana fatto di guerre e povertà nasconda un governo occulto e nascosto guidato da Adriano Sofri una fantomatica lobby ebraica che ha in mano il Congresso, la Presidenza e la Borsa statunitense.
Si fa un equazione che dice: chi governa il mondo oggi? Gli Stati Uniti; chi governa gli Stati Uniti? La borsa; chi governa la borsa? Gli ebrei. Perciò chi governa oggi il mondo portando guerre,disastri e terrorismo? L’ebreo.
Non a caso il recente sondaggio commissionato dall’Unione Europea vede come principale pericolo della pace mondiale, secondo l’opinione pubblica europea, lo Stato di Israele seguito dagli Stati Uniti.

Questa forma mentis unisce sempre certi esponenti antagonisti e no-global europei con l’estrema destra americana del Ku Klux Klan (ma anche due Professori di Harvard e Chicago che hanno recentemente pubblicato un saggio che sostiene le stesse tesi) che vede nell’estabilshment al  potere a Washington il volto dell’ebreo accusato da questi ultimi di corrompere  e di “pervertire” il puro spirito WASP (Bianco, Anglosassone e Protestante) nord-americano.
Anche Adriano Sofri ha sottolineato il rischio di queste forzate e pericolose connessioni.

Infine la negazione dell’unicità’ dell’Olocausto e la sua “museificazione”. Il rischio che corrono le società attuali consiste nel “congelare” la Shoah. Nel farne solo “un museo”, magari da visitare, scollegando del tutto l’evento dalla storia passata e recente.  Qualsiasi ricordo dello Shoah non può esimersi  dal tener presente le pulsioni antiebraiche delle società attuali nelle quali per la prima volta dagli anni trenta si è ripreso in Europa, in concomitanza di atti di neo-razzsimo anti-musulmano, a profanare cimiteri ebraici, bruciare sinagoghe, aggredire cittadini di origine ebraica, boicottare israeliani alle Università; bruciare bandiere israeliane e ripetere, anche negli stadi, slogan antigiudaici ed antisemiti che pensavamo avessero fatto il loro tempo e che invece ritornano oggi amplificati dai nuovi media.

La scorciatoia identitaria
Tutto questo non emerge a caso.  Il ritorno e l’uso  e abuso politico di concetti identitari e religiosi , a cui non sono immuni neanche gli israeliani  più ortodossi, porta a ridisegnare i confini politici, sociali e culturali dei gruppi umani tra gruppi etnici e culturali e non più tra identità ideali e trans-nazionali. L’antisemitismo odierno è strettamente collegato al neo-razzismo e alla xenofobia emergente. Pensare di combattere l’uno isolando  o ignorando l’altro non solo è controproducente ma rischia di creare un corto circuito a cui le stesse comunità ebraiche europee rischiano di rimanere intrappolate. La trappola è sempre la stessa,  quella identitaria, quella che “incolla” le persone e la loro autonomia e libertà in gruppi monolitici, chiusi e compatti; pronti a scagliarsi gli uni contro gli altri. Noi e loro. Combattere l’abuso identitario vuol dire combattere anche l’antisemitismo contemporaneo.

Gad Lerner

A proposito di ciò vorrei concludere citando Gad Lerner che nel suo libro “Tu sei un bastardo” afferma :
Non credo di esagerare se denuncio l’affacciarsi di una nuova , pericolosa questione ebraica.
Il popolo che negli ultimi due secoli si è battuto per uscire dal ghetto e vedere sancito il suo diritto di essere uguale agli altri, con pari diritti, viene rigettato dall’attuale congiuntura mondiale a considerare naturale, se non addirittura auspicabile, la frammentazione comunitaria: accelerando la crisi della nozione democratica di cittadinanza. Siamo di fronte dell’abuso spregiudicato dell’antinomia identità-differenza.(..)
Così è cambiato profondamente il clima all’interno delle comunità ebraiche sotto la spinta dei giovani rabbini ortodossi che a differenza dei loro predecessori vivono con angoscia il pericolo dell’assimilazione.
Troviamo qui gli ebrei alle prese con la stessa nevrosi  passatista che affligge per il mondo molti dei loro contemporanei sradicati, alle confusa ricerca di nuove identità rassicuranti. Solo che nel caso degli ebrei  il sentimento della nostalgia assume caratteri davvero paradossali. Si può avere nostalgia del ghetto?”
Rispondere alle pulsioni antiebraiche delle società attuali chiudendosi a “riccio” in un rifugio identitario per “combattere” contro  i nuovi antagonisti può essere una pericolosa scorciatoia. Occorre quindi, tenere alta la guardia verso i nuovi fenomeni di antisemitismo e al tempo stesso combattere il neo-razzismo e la xenofobia contemporanea contro i musulmani e i nuovi migranti  che si nutrono anche dell’uso e abuso identitario e religioso che coinvolge e travolge , nelle società attuali, le persone ed i gruppi sociali in cerca di “granitiche” sicurezze.

Fonti e testi consigliati:

Franco Ferrarotti : “La tentazione dell’oblio; Sagittari Laterza;

Fiamma Nirenstein Gli antisemiti progressisti; Rizzoli;

Gad Lerner : Tu sei un bastardo; Feltrinelli.

 

ALESSANDRO

CARAMIS

Nasce a Roma il 16 Novembre del 1977.
Si è lauerato in Sociologia nel 2001 con una tesi sul lancio editoriale di J.R.R. Tolkien in Italia grazie alla quale ha fatto da consulente alla Bompiani RCS. 
E’ amante della musica jazz e blues, del buon cinema europeo ed americano e dei viaggi.
Si dichiara  bibliofilo e ama tenersi costantemente informato sui fatti del mondo e della società. 
Cura una personale raccolta di articoli di carta stampata dal 1999.
Attualmente vive ai Castelli Romani e collabora come assistente alla Facoltà di Scienze della Comunicazione alla Sapienza di Roma.

 

mikronet

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