Mar del Plata: “Nothing personal”, un viaggio nella solitudine più totale alla ricerca dell’anima
(Mariangiola Castrovilli) – Come vi comportereste per reagire all’immenso dolore causato dalla morte di un marito/moglie amati fino allo spasimo? Ognuno credo che abbia una sua maniera per cercare di sopravvivere, Ursula Antoniak apprezzata regista televisiva polacca passa al cinema con il suo primo lungometraggio Nothing Personal, dolente racconto di questa perdita, e subito fa centro. Da Locarno dove colleziona ben 6 premi, tra cui quello per la migliore opera prima, per la migliore interpretazione femminile, quello della giuria dei giovani ed il prestigioso riconoscimento della Fipresci (l’associazione dei critici internazionali), passa di festival in festival raccogliendo numerosi Awards.
Nothing Personal, qui in competizione a Mar Del Plata è un film difficile da dimenticare, sia per l’eccezionale bravura dei due unici protagonisti, Lotte Verbeek e Stephen Rea che per la suggestione delle luci e la splendida fotografia dell’impervia e ostile Connemara, sulla costa ovest dell’Irlanda di una bellezza inquietante.
Ed il pubblico si identifica con Anna (Lotte Verbeek), che nella prima scena vediamo sfilarsi la fede poggiandola su un ripiano del suo appartamento ormai vuoto e guardare sconsolatamente fuori dalla finestra dove un gruppo di persone si sta dividendo i suoi averi abbandonati sul marciapiede. E questo è tutto quello che sappiamo di lei e del suo passato. La seconda scena infatti è sull’autostrada dove comincia un viaggio che la porterà molto lontano dal suo passato.
Dal suo passato si, ma non dai suoi problemi che fedelmente la seguono. Il suo volersi estraniare dal mondo è quasi un regresso dove dimenticate le buone maniere Anna diventa una vagabonda asociale senza nessun punto d’arrivo prestabilito se non quello di immergersi sempre più profondamente in una desolante solitudine senza aperture di nessun genere.
E nel suo vagabondare incontra Martin (Stephen Rea, una nomination all’oscar ed attore feticcio del regista irlandese Neil Jordan), un vedovo con molti più anni di lei anche lui solitario per scelta. Ed è proprio nel tortuoso incontro di queste due solitudini che risiede l’anima della storia. Percorso faticoso in cui le domande personali sono abolite, i ringraziamenti pleonastici ed il cibo per Anna è in cambio di lavoro. Però a poco a poco qualcosa cambia in lei, che lentamente comincia ad allentare la guardia e ad apprezzare questa convivenza sempre più tranquillizzante.
Diversi ma uguali ambedue segretamente frugano nel reciproco passato, lei scopre rovistando le sue tasche che lui è malato. Cosa che fa anche lui e trovato il suo indirizzo sulla carta d’identità nascosta nel piumotto, va ad Amsterdam nella casa dove Anna abitava in cerca di indizi. Piccoli importanti dettagli per ricostruire due vite. Quasi senza dialoghi dove però l’enigmatica bellezza della costa irlandese diventa il terzo protagonista, Nothing Personal ti coinvolge portandoti in un mondo da cui poi è difficile uscire.
Ursula Antoniak che ha scritto il soggetto e firmato la regia non ha accompagnato il film a Mar Del Plata inviando però un messaggio per il pubblico in cui confessa che anche lei cinque anni fa ha subito una perdita così dolorosa da lasciarla stordita e come Anna intraprese un viaggio nella solitudine più totale alla ricerca della sua anima.
NOTHING PERSONAL