A Matera “Medea – ultima notte”. Scene da un matrimonio oltre Euripide
Nell’anno della pandemia Covid 19, si leva da Matera, già Capitale Europea della Cultura 2019, una voce imponente: quella della cultura. Non esiste rinascita economica senza una crescita culturale. Con Medea ultima notte si torna a parlare di cultura nei luoghi della cultura.
Con il patrocinio del Comune di Matera, del Ministero per i Beni Culturali, con il sostegno della Fondazione Teatro Petruzzelli e la media partner di Rai cultura e TGR, questa riscrittura e questa visione di Eppe Argentino Mileto di uno dei personaggi femminili più affascinanti e controversi, più discutibili e discussi della galassia letteraria e teatrale, affronta coraggiosamente una versione totalmente diversa del mito giunto fino ai nostri giorni; Medea riprende fiato, recupera il respiro, anima l’anima, si riprende una scena sin qui sconosciuta.
La Medea che andrà in scena a Matera, nella scrittura, nel suo stesso impianto, nell’interpretazione, stravolge tutti i canoni del teatro noto sin qui. Anzi, non sappiamo neanche se si possa più parlare di teatro, in quanto vanno in scena, nel corpo di un uomo, dieci, cento, mille donne con un unico scopo: raccontare attraverso il matrimonio il fallimento di un amore, senza alcuna tecnica espositiva, senza variazioni timbriche che richiamino un applauso, un consenso emotivo, senza alcuna prova d’effetto. Qui Medea brinda con la sua verità a questo fallimento. Urla un’altra verità.
Ispirato alla Medea di Christa Wolf, una delle massime scrittrici di lingua tedesca del Novecento, questa fatica si aggrappa alle corde della verità nascosta per scendere negli inferi delle anime dei singoli personaggi. Questa Medea transita dal thumos al theos non grazie ad una vendetta e ad un infanticidio, ma per non esser stata creduta, per non esser stata intruppata, per non aver ubbidito ai Corinzi, soprattutto per aver scoperto l’orrendo crimine su cui si fonda e vive e sopravvive una ipocrita società. Si eleva nel sacro Olimpo grazie al coraggio del dubbio. E se non fosse stata lei ad uccidere nessuno? Attraverso il suo racconto, nella sua ultima notte con Giasone, ripercorrendo il suo matrimonio, sposterà la macchina da presa, riprenderà la scena della vita da un altro punto di vista, accompagnerà il pubblico per mano, conducendolo da tutt’altra parte: quella delle donne.
“Medea – ultima notte” – Scene da un matrimonio oltre Euripide. Atto unico di Eppe Argentino Mileto. Media partner Rai Cultura e TGR. Matera – Cava del Sole – 29 agosto 2020 – Ore 20,30 – Con la partecipazione di Lello Chiacchio. Voce fuori campo Francesco Trifilio. Musiche originali e direzione musicale M° Vincenzo De Filippo. Piccola Orchestra Marmediterra – Ensemble vocale Alcanto. Costumi della Fondazione Teatro Petruzzelli Bari. Progetto grafico e Foto: Romano Maniglia – Progetto video: Tony Trotta. Per le norme anti Covid è obbligatoria la prenotazione al link www.medeaultimanotte.it/prenotazioni-matera
✳MEDEA ULTIMA NOTTE✳
La Medea che andrà in scena a Matera non è una maga, una fattucchiera. Tanto meno un’infanticida. Va oltre Euripide. Anzi, per certi aspetti rifiuta l’impianto del drammaturgo greco e restituisce al pubblico una donna dilaniata, lacerata, devastata nel suo matrimonio, che grida la sua innocenza con una verità totalmente diversa da quella nota fino ai nostri giorni.
Questa Medea è ritratta nella sua intimità nell’ultima notte a Corinto prima dell’esilio e sceglie attraverso le scene del suo matrimonio con Giasone di urlare l’ipocrisia della società del tempo, in tutto uguale alla nostra, fondata su un crimine e sostenuta dall’ipocrisia. Il tragico scontro fra quel mondo selvaggio, arcaico e istintuale della Colchide alla quale appartiene e quello raziocinante, virtuoso ed elegante dei greci, in questa scrittura non trova alcuna soluzione. Questo lavoro di Eppe Argentino Mileto rappresenta una totale reinterpretazione della tragedia nota sin qui, la stravolge poiché non ha alcuna ambizione di condannare o assolvere, non giudica, non processa, ma ha il coraggio del dubbio. E se Medea avesse ragione? Se non avesse ucciso nessuno? Soprattutto, se quella scelta da Euripide fosse stata una pura cosmesi di Stato per favorire quella società greca a fronte di quella giudicata barbara?
In un perverso intreccio di amore, tradimenti, gelosie e invidie, restituisce alle donne la dignità della verità, si avvale della tecnica della testimonianza per alzare il velario di millenni di menzogne attorno ad una donna che da troppo tempo attende giustizia.
“Medea ultima notte”, in tutto diversa dalle centinaia di versioni circolate nei secoli, aderisce in parte alla interpretazione della scrittrice tedesca Christa Wolf, ma lascia nel dubbio lo spettatore. Lo affonda nella non certezza. Lo scaglia nel vuoto della colpa, lo annega nella sua ipocrisia poiché non esclude nulla e include tutto.
Ma ciò che rende l’interpretazione unica è che sottrae questa eroina all’idolo della Necessità, ad una Corinto che assomiglia sempre più ad un falansterio di Fourier, stravolge ogni schema: è il trionfo delle inconciliabili contraddizioni con le esigenze più profondamente sentite dall’uomo antico, moderno e contemporaneo.
Nel vago, nell’etereo di questa affascinante “Medea ultima notte”, scopriamo un alito nuovo, sconosciuto ad ogni versione di questa eroina fin qui circolata. A cominciare dall’interprete di Medea: lo stesso autore. Poiché soltanto un uomo può raccontare una donna.
FONTE: Annamaria Natalicchio Journalist, PR & Event manager FERPI Federazione Relazioni Pubbliche Italiana