“Vision”: il coraggio di aprire la bocca in un’epoca in cui le donne tenevano gli occhi bassi e non parlavano
(Mariangiola Castrovilli) – È la quinta volta che Margarethe Von Trotta e Barbara Sukowa lavorano insieme ed il loro sodalizio artistico diventa sempre più proficuo. In Vision, già applaudito al Festival di Toronto Barbara veste i panni di Hildegard von Bingen, una fanciulla di nobile famiglia che ad otto anni entra nel convento delle Benedettine. Edotta nella conoscenza della medicina naturale dal suo mentore la dolce Jutta che le insegna anche a leggere e scrivere, rimane sconvolta alla sua morte nello scoprire sul suo corpo le ferite che si è autoinflitta con la flagellazione. Diventata Badessa del convento, si adopera diplomaticamente per cambiare alcune regole. Fin da piccola poi Hildegard ha delle visioni che percepisce come messaggi divini.
Il progetto di Vision, notevole affresco con al centro una mistica medioevale, che difficilmente attribuiresti alla Von Trotta, nasce negli anni ottanta, ma il progetto deve essere accantonato per un mancato reperimento di fondi. «Lo so che questo lavoro può spiazzare gli spettatori che conoscono il mio cinema, ma Hildegard per noi era una rivoluzionaria, definizione che lei non avrebbe però accettato».
Margarethe perché tornare indietro nel tempo? «Perché dopo avere descritto in lungo e in largo donne del nostro secolo, avevo voglia di avventurarmi nel passato e raccontarne una che in un altra epoca avrebbe potuto essere Rosa Luxemburg. E poi Hildegard è coraggiosa, apre bocca in un tempo in cui le donne tenevano gli occhi bassi e non parlavano, lei invece lo fa ma non dice ‘io voglio ’ o ‘io penso’, ma ‘Dio vuole attraverso di me’».
Lei non sembra essere poi così convinta delle visioni…
«Diciamo che sono piuttosto a favore dell’ipotesi del neurologo Oliver Sacks.
Nel corso degli anni fenomeni del genere sono stati attribuiti a epilessia o a forti emicranie. Sono convinta però che tutto dipenda da ciò in cui si ha fede. Se si crede in Dio, la convinzione sarà quindi che quelle visioni vengano da Dio. Io invece credo in ciò che le persone hanno dentro, allora si sarà più propensi a credere che quelle immagini siano una proiezione interiore».
Bello e ben girato Vision ci offre un ritratto di Hildegard estremamente moderno perché, come spiega la regista «Un film su un personaggio del passato si fa sempre con gli occhi di oggi. Non posso certo entrare nell’anima e nella testa di una donna del Medioevo. L’ho descritta però cercando che cosa di lei possa oggi suscitare interesse, come per esempio la sua passione per la medicina alternativa o l’amore per la natura. Senza dimenticare il suo avvertimento a Barbarossa, a cui consigliò di diventare un giusto e saggio governatore e di non privilegiare solo ricchezza e potere. Un monito valido anche oggi».