Grande architettura alla Triennale: “Frank O. Gehry dal 1997”

Grande architettura alla Triennale: “Frank O. Gehry dal 1997”

(Claudia Domenicucci) – Finalmente anche il nostro paese si è reso conto che non si può più far finta di niente e andare avanti girando le spalle al resto del mondo che avanza. Dopo progetti presentati e mai realizzati, dopo concorsi dall’esito negativo, dopo il progetto del Watergate di Venezia che non vuole saperne di decollare; insomma, dopo tutto, l’Italia ha deciso di ospitare una mostra per rendere omaggio ad un grande nome dell’architettura contemporanea: Frank O. Gehry.

 
In realtà il nostro “bel paese” si accorse di lui già nel 1980, quando il numero di marzo della rivista Domus uscì con l’immagine di un baffuto Frank in copertina e un testo che lo presentava come “Un giovane architetto californiano”. In realtà in quegli anni Gehry tanto giovane non lo era più, aveva già compiuto 50 anni, ma solo all’ora il mondo cominciava ad apprezzare le sue idee, anche se ancora troppo innovative per molte realtà. Adesso, dopo 30 anni, Gehry è considerato da molti l’architetto più famoso del mondo.
Per questo, dopo il Leone d’Oro alla carriera assegnatogli lo scorso anno all’11. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, la Triennale di Milano ha deciso di aprire la nuova stagione espositiva con “Frank O. Gehry dal 1997”; una mostra di progetti che partono dall’ anno della sua rinascita stilistica, il 1997, che non a caso coincide con la realizzazione del Guggenheim Museum di Bilbao, e arriva fino ad oggi con il Guggenheim di Abu Dhabi, opera ancora in fase di costruzione. La mostra è stata curata da Germano Celant (importante critico d’arte italiano, “padre” dell’Arte Povera) in collaborazione con Frank O.Gehry e Gehry Partners LLP.

Questa insolita squadra non ha cercato di raccontare il lavoro di Gehry semplicemente attraverso l’esposizione di alcuni dei suoi progetti, ma ha operato una selezione di disegni e modelli rappresentativi, capaci di mettere completamente a nudo l’anima di questi ultimi dieci anni di grande architettura.

La mostra vede protagonista una rosa di soli 12 progetti, alcuni più conosciuti, altri mai realizzati e altri che lo saranno a breve. Di ognuno sono esposte le varie fasi di sviluppo: dallo schizzo al modello di studio, dal modello di concorso a quello esecutivo. Tutto questo è arricchito dalla proiezione di video; alcuni mostrano gli edifici inseriti nella realtà del proprio contesto urbano, altri, illustrati dalla voce dello stesso architetto e dei suoi collaboratori, spiegano il processo di sviluppo di un progetto e le tecnologie utilizzate per portarlo a termine.

Nulla è lasciato al caso, ogni cosa all’interno della mostra parla di Frank. Le pareti bianche di ogni sala vengono utilizzate come fogli dove sono riportati in grande scala gli schizzi che stanno alla base di tutte le sue opere. Ogni modello poggia su di un supporto composto da strati di cartone pressato, materiale di uso quotidiano, che Gehry da sempre utilizza per realizzare oggetti di design, come le sue famose sedie, che ritroviamo nei corridoi dello spazio espositivo con la duplice funzione di opere e di oggetti. Ogni modello ha un’ illuminazione appropriata che ne valorizza le forme, come se si trattasse di una vera e propria scultura.

Insomma, la Triennale ci offre una mostra che celebra la figura di questo grande architetto, lodandone la carriera attraverso i progetti che lo hanno reso celebre e presentando quelli che lo vedranno impegnato nel prossimo futuro. Il bello di Frank è proprio questo; ogni volta che mette un punto ad un capitolo nel grande libro dell’architettura mondiale è già pronto a scriverne un altro da protagonista, perché il precedente non gli basta più. Avrebbe potuto vivere di riflesso come “l’architetto del Guggenheim di Bilbao”, che segnò un’ importante svolta tecnologica ed espressiva che rimarrà nella storia, ma per Frank è stato solo uno stimolo per ripartire e rinnovarsi, per cercare e sperimentare nuove forme e materiali. Così Gehry è arrivato fino ad oggi e ad 80 anni compiuti si ritrova a scendere ancora in campo con un nuovo Guggenheim, perseguendo quello che secondo lui non è possibile da raggiungere: l’edificio ideale.

Quando sei un giovane architetto agli inizi tendi a cercare la perfezione impossibile. Saresti disposto a passare la vita a riflettere sull’edificio effimero ideale da realizzare, il coronamento della tua carriera. Quando sei più maturo capisci che quel punto di arrivo non esiste. Non ci arriverai mai!

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 Frank O. Gehry dal 1997

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