“It takes two”: storia d’amore e di tango by Patrizia Chen

“It takes two”: storia d’amore e di tango by Patrizia Chen

Patrizia Chen(Mariangiola Castrovilli) – Bella lo è senz’altro, con il viso dalla pelle di magnolia incorniciato da occhi a metà tra il turchese e l’azzurro, con striature dorate secondo la luce e lo stesso corpo statuario da mannequin che qualche anno fa ha fatto di lei una famosa top model. Ma di questo Patrizia Chen, livornese di nascita, globe trotter da sempre con residenza a New York non vuole che se ne parli. Da molto tempo ormai fa la giornalista per pubblicazioni prestigiose ed è al suo secondo best seller pubblicato da Scribner, ovvero l’editore di Scott Fitzgerald ed Hemingway.

Rosemary and Bitter Oranges“A Rosemary and bitter oranges” che il New York Times ha definito ‘uno dei migliori libri del 2003’ è seguito “It takes two”, appassionata storia d’amore e tango che appena uscito l’estate scorsa è subito diventato un best seller. Il suo tipico ritmo a bout de souffle è così coinvolgente che ti trovi a parteggiare per quasi tutti i personaggi che ruotano attorno all’affascinante It Takes TwoFrancesca Rivabuona splendida cinquantenne con qualche problema coniugale non risolto che il suo editore invia a Buenos Aires per un reportage tango-enogastronomico con l’intento  poi non così nascosto di trovare una connessione tra tango e chirurgia plastica ad opera di professionisti di alto livello assolutamente meno costosi che in America o in Europa. Con  conseguente remise en forme tanghera ottima per sviluppare endorfine.

E quello che Francesca visita e ci fa vedere con i suoi occhi è una Baires fantastica e  fantasmagorica, come ben sanno tutti quelli che ci sono già stati mentre mette voglia a chi ancora non la conosce di salire sul primo aereo per andarci con il libro in mano e non ancora finito. Una storia perfetta per farvi sognare a cominciare dagli incontri con persone e luoghi. C’è infatti tutto quello che avremmo voluto fare ma soprattutto che ci succedesse in un viaggio nella patria del tango.

Shoes - foto by Isabella GherardiAlzi la mano chi ha trovato nel mezzo di una girandola di appuntamenti di lavoro uno più interessante dell’altro un famosissimo chirurgo quarantenne ricchissimo e più bello del sole che le fa una corte appassionata ed erotica quanto basta per confermarle la sua fulgente femminilità facendole provare emozioni dimenticate o addirittura sconosciute, coinvolgendola  in una fantastica storia punteggiata dai regali più impensati, come un’enorme corbeille piena di fiori e dieci paia di scarpe da ballo più sexi di quelle di Jimmy Choo, le preferite dalle star di Sex and the City. Sono pronta a scommettere che le mani in aria sarebbero pochissime…
 
Di più non vi diciamo perché da un tango ad un ristorante iper famoso passando per le milongas (club di tango) e per tutti i posti must di Baires è un racconto talmente travolgente che non vorremmo togliervi il piacere di centellinarlo come un vino gran cru… per conto vostro mentre lasciamo spazio all’intervista con l’autrice che abbiamo incontrato a Roma di passaggio mentre sta andando nella sua bellissima casa di Todi dove ogni tanto torna per respirare un pò d’aria di famiglia.

Patrizia Chen e il suo maestro di TangoSimpatica e disponibile Patrizia entra subito in argomento:
«Fin da bambina ho sempre molto amato il ballo, infatti il mio film preferito era Sette spose per sette fratelli tutto una danza indiavolata dove canalizzare energie e voglia di muovere le gambe al suono di Banjo e chitarra…».

Era portata  verso l’arte di Tersicore?
«Credo di si, ma tutto mi è costato una fatica pazzesca. Steps,  pirouettes, movimenti fluidi delle braccia. Niente era dato per scontato. Mi sentivo come un pesante orangutan in una stanza piena di specchi, terrorizzata da tutto, ma soprattutto di coinvolgere il mio partner in un inelegante muoversi  senza senso».

Patrizia ChenUn esasperato  senso autocritico… «E quel che è peggio e che diventavo tutta rossa dopo ogni sbaglio. Al solo pensiero della mia inadeguatezza scoppiavo a piangere. Ma non mi davo per vinta continuando a soffrire alla disperata conquista di tutte queste figure che per me avevano nomi altrettanto terribili, Pretzel, Basket, Weave, Wips, Doble-overhead Loop, Sweetheart, Killer Duck… Nomi per me per lo più incomprensibili, figuriamoci ricordare l’angolo di 180 gradi tra la colonna e i piedi che avrebbero dovuto mettere in linea gambe e corpo per assumere una posizione almeno… passabile…».

Patrizia Chen e il suo MaestroQual è il suo ricordo più brutto imparando una cosa così bella e sensuale? Patrizia ci pensa un po’ e poi diventando ancora rossa ci racconta della sua prima classe di tango in Argentina nella bellissima Confiteria Ideal. «Il maestro aveva spiegato un passo semplice e mi chiamò per mostrarlo agli altri. Ricordo ancora che mi mossi al rallentatore, terrorizzata come un agnello sacrificale da immolare. Ad un certo punto successe qualcosa che ancora non so spiegarmi, ma quando mi prese tra le braccia velocemente mi partì un calcio all’indietro dritto sui suoi attributi…».

E…? «Che debbo dirle, avevo studiato tanti di quei video che pensavo fossero quelli i movimenti che si aspettassero. Avevo controllato l’angolazione del ginocchio, l’alzarsi della coscia e bang, il mio piedino numero 40 abbattersi con forza sui suoi gioielli di famiglia». Deve essere stato terribile… «Non me ne parli avrei voluto sprofondare inghiottita dalla terra o bruciare su una pira avvolta nelle fiamme e incenerita prima di essere colpita dall’ira di Daniel.  Raggiunsi il gruppo camminando lentamente, dolorosamente ma non tanto quanto il povero Daniel, ovviamente, per trasformarmi in una statua di sale…».

Insomma un momento non proprio felice…  «Grazie a Dio sono passati molti anni da allora. Ho imparato il tango, ma il primo giorno non me lo dimenticherò mai».

PATRIZIA CHEN

{morfeo 28}

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