“L’ antenato sotto il mare” di Pietro Spirito

“L’ antenato sotto il mare” di Pietro Spirito

«Il mare è uno specchio magico, simili alle superfici metalliche con le quali i cinesi si divertono a stupire i bambini proiettando i disegni in rilievo nel rovescio delle lastre. E come lo specchio magico rivela ciò che è nascosto, allo stesso modo il mare conserva e svela le tracce del passato, le impronte lasciate dai traffici dell’uomo, dalle sue tragedie, dalla sua follia. Sul fondo giacciono rovine e relitti, in un precipitato di vissuto che in larga parte è ancora da scoprire.»

“L' antenato sotto il mare. Un viaggio lungo la frontiera sommersa” di Pietro Spirito - GUANDAQuando pensiamo al nostro vivere nel mondo oggi, spesso ci immaginiamo come naufraghi, incapaci di mantenere una rotta, persi tra i relitti di una Storia che sembra sfuggire sempre di più alle nostre memorie. Ed è proprio alla ricerca e all’interno di quei relitti che Pietro Spirito ci conduce in questo libro: non solo metaforicamente, ma fisicamente. Calandosi in fondo al mare nel punto più a nord del Mediterraneo, lungo l’ideale frontiera sommersa del Golfo di Trieste dove da secoli si scontrano e si mescolano genti, lingue e culture, ci mette di fronte a ruderi e rovine nelle quali osserviamo non solo il nostro passato, ma il nostro futuro: perché i relitti predicono la caduta di regni e imperi, ricordano la futilità delle aspirazioni umane, rappresentano la caducità di ogni destino.

Il racconto parte dalla visita sottomarina ai resti degli insediamenti romani diventati una piccola Atlantide. Prosegue con un’immersione sul brigantino Mercurio, affondato durante la battaglia navale che nel 1812 costò a Napoleone l’egemonia nell’Adriatico. E poi, spostando in avanti il cursore del tempo, con un tuffo tra i fantasmi del piroscafo Baron Gautsch, della corazzata Wien, di un bombardiere americano, di una flottiglia di minisommergibili della Marina tedesca, arrivando fino al giallo di un marinaio morto a bordo della sua nave in disarmo nel 1971. Un mondo in cui si annida il catalogo di ciò che è stato perduto per essere ritrovato.

Pietro SpiritoPietro Spirito (Caserta, 1961) vive e lavora a Trieste.

Giornalista al quotidiano Il Piccolo (del gruppo Repubblica-L’Espresso), collabora con alcune riviste e periodici tra cui “L’Indice”, “Quaderni giuliani di storia”, “Paginazero“.

Con Le indemoniate di Verzegnis (Guanda, 2000) ha vinto il Premio Chianti, con Speravamo di più (Guanda, 2003) è stato finalista al Premio Strega, Premio Feudo di Maida e Premio Triesteartecultura e con Un corpo sul fondo (2007) il Premio Scritture di frontiera. Nel 2009 per Santi Quaranta è uscito Il bene che resta

E’ autore di saggi storiografici (tra cui Trieste a stelle e strisce – Vita quotidiana ai tempi del Governo militare alleato, Mgs Press 1994) e ha curato diverse antologie (tra cui Cause celebri ed interessanti Sellerio 1991, Trieste – Paesaggi della nuova narrativa Lint 1997, Trieste è un manicomio Lint 1998).
 
Tra le opere di narrativa: La grande valanga di Bergemoletto (Vivalda, 1995), Vita e sorte di Pierre Dumont, socio di Dio (Sellerio, 1997), Cronache della città vuota (Theoria, 1998), L’ultimo viaggio del “Baron Gautsch” (Lint, 1999, finalista Premio Sandro Onofri per il reportage letterario).
 
Il suo ultimo lavoro “L’ antenato sotto il mare. Un viaggio lungo la frontiera sommersa” (febbraio 2010) è edito da Guanda (Collana: Narratori della Fenice). 

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