“RICORDIAMO I NOSTRI BERSAGLIERI” – Il libro di Antonio Menegaldo sui fanti piumati è un testamento spirituale ed un’enciclopedia di valori autentici tra mito, leggenda e realtà sui soldati d’Italia più popolari al mondo.
«Come trasmettere alle generazioni future i valori che hanno fatto affrontare sacrifici, a volte anche estremi, da parte di coloro che hanno lottato per la Patria? Come far conoscere l’apporto dei propri concittadini agli avvenimenti che hanno interessato la storia nazionale? La risposta a queste domande è apparentemente semplice: lasciare una traccia scritta che perpetui il loro ricordo. Questo è quello che deve aver pensato Antonio Menegaldo, Consigliere regionale per il Lazio dell’Associazione Nazionale Bersaglieri e segretario della sezione di Tarquinia (Viterbo) quando ha ideato di scrivere “Ricordiamo i nostri Bersaglieri”, ma man mano che procedeva a questo compito si rendeva sempre più conto di quanto fosse falso quell’ “apparente semplice”. La ricerca precisa e puntuale portata avanti con la metodicità tipica dell’autore si rilevava complessa anche se appassionata.
Grazie a lui, però, tante famiglie hanno riscoperto tra vecchie carte e tra vecchie foto, testimonianze preziose per la ricostruzione (Menegaldo si è avvalso però anche degli archivi di uffici pubblici e distretti militari) di un passato non troppo lontano».
A parlare è la Professoressa Lilia Grazia Tiberi che ha curato la prefazione del volume. 272 pagine che, se pur nella ricostruzione mirata per la Città di Tarquinia, costituiscono uno spaccato sulla storia e le tradizioni del Corpo dei Bersaglieri e allo stesso tempo sono fonte di riferimenti per eventi nazionali ed internazionali ad esso legati.
L’opera, corredata da oltre 200 foto in bianco e nero ed a colori e da circa 80 riproduzioni di documenti d’epoca, è stata resa possibile grazie alla collaborazione dell’Ass. Nazionale dei Bersaglieri, del Comune di Tarquinia, dell’Università Agraria e del Credito Cooperativo della Tuscia.
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Nel libro «rivivono momenti ricchi di pathos e di sentimento – sottolinea Lilia Grazia Tiberi – perché, specialmente per i nominativi dei militari che hanno partecipato ad eventi bellici, i ricordi coinvolgono le famiglie, gli amici e tutti coloro che sono venuti in contatto con loro». Quindi, proprio per queste ragioni, il volume non rappresenta solo un asettico e freddo elenco di nomi ma piuttosto un rivivere di «persone che hanno lasciato una traccia ben precisa nel momento in cui hanno agito e sono vissute».
«Foto e documenti sono intervallati da pagine di storia in cui i bersaglieri si sono messi particolarmente in luce, da giudizi sul loro agire espressi sia da generali italiani che stranieri, da canti e poesie e, cosa particolarmente gradita a chi non conosce tali particolarità, da riflessioni sui componenti la divisa del bersagliere come il cappello, il fregio, il fez. In tal modo – conclude la prof.ssa Tiberi – chiunque abbia tra le mani questo testo, può più facilmente comprendere come anche il più piccolo particolare abbia una sua importanza e giustificazione».
I “fanti piumati”, i soldati d’Italia più popolari al mondo che, nel corso della Storia, si sono distinti su tutti i fronti, dando prova di alte capacità dal Risorgimento ai nostri giorni, sono da sempre nel cuore di tutti ed il libro che Antonio Menegaldo ha ideato e realizzato è stato particolarmente apprezzato, sia da giovani che meno giovani.
«Tornando ai ricordi di bambino – afferma il Sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola – rivedo un’immagine chiara di quell’aitante soldato sempre di corsa, con piume sgargianti e piglio sicuro a cui andava tutta la mia ammirazione.
Ma il bersagliere non è soltanto corsa e fanfara, ormai lo so, anche se mi sembra impossibile immaginare una sfilata di Bersaglieri senza fanfara, so quanto coraggio e competenza siano propri di questi uomini e quante vicissitudini abbia passato il Corpo, nato nel lontano 1836, ma comunque sopravvissuto con decoro e prestigio».
Il Presidente dell’Università Agraria, Alessandro Antonelli, da parte sua sottolinea che «Il tempo questa volta non ha cancellato la memoria del ricordo che le nuove generazioni oggi vogliono tributare a chi non c’è più e tramandare ai posteri, rendendo omaggio e commosso saluto al sacrificio più alto di altri uomini che a costo della vita urlarono forte il loro ardore con le parole Patria, Italia e Libertà. Il libro di Antonio Menegaldo è un testamento spirituale ed un’enciclopedia di valori autentici, che parla alla moderna collettività dei suoi figli ormai scomparsi, che hanno lasciato la vita terrena per diventare mito e leggenda, ma che in maniera viva ricompaiono nel nostro presente ridonandoci lo spirito che li ha guidati».
Anche il giovane assessore dell’ente agrario, Gino Stella, evidenza che «Il 18 giugno 1836, il Capitano Alessandro La Marmora fondò il corpo dei Bersaglieri. Probabilmente nemmeno lui poteva immaginare quanto questi fanti celeri, col cappello ornato da un fascio di piume, sarebbero entrati nei cuori degli italiani».