ANTONIO CARRA: UNA VITA DA OROLOGIAIO
In una delle tante province italiane (Viterbo) dove è ancora viva la tradizione artigiana ci ha lasciato uno dei più vecchi orologiai d’Italia.
Uno di quelli che avevano imparato il mestiere ad appena 15 anni in una rinomata bottega romana degli anni quaranta, proprio nel corso della seconda guerra mondiale, e che ancora, a più di ottanta anni era in grado di ricostruire a mano sofisticati rotismi.
Avrebbe compiuto 86 anni il prossimo cinque novembre. Ci ha lasciato quasi in punta di piedi, senza dare fastidio, e attendendo il trapasso con la pazienza tipica degli orologiai.
Nonostante ormai in pensione, il sor Antonio, non era riuscito a staccarsi dal banchetto fino ad un paio di anni fa. D’altronde era una vita intera che riparava orologi dopo aver appreso il mestiere, appena quindicenne, era il 1940, in una rinomata bottega artigiana di Roma dove era nato.
Era giunto a Tarquinia (VT) nel 1956, appena sposato, per colpa di una zuppa di pesce, come soleva spesso ricordare, mangiata a Civitavecchia (RM), nella villa di un noto gioielliere di quei tempi (Dante Pallini) che aveva negozi anche a Viterbo e nella città etrusca. Era in cerca di un valente orologiaio ed il suo nome gli fu fatto da conoscenti comuni.
E’ impossibile quantificare il numero di orologi, pendole, gran saloni, sveglie e movimenti d’epoca che in oltre sessant’anni di attività sono passati tra le sue mani dai più complicati meccanici ai moderni quarzo.
A volte dietro di loro, al di là dei processi di riparazione, anche aneddoti, storie, ricordi e affezioni che spesso questi monili legano alla vita del proprietario in modo indissolubile. Non c’è famiglia in Tarquinia o del comprensorio che almeno una volta non abbia fatto riparare un orologio ad Antonio Carra, uno dei più vecchi orologiai d’Italia, di quei pochi che ancora erano in grado di ricostruire a mano rotismi di sana pianta.