DIGNITA’ AUTONOME DI PROSTITUZIONE: “Mi paghi prima, e anche dopo, se ti è piaciuto”… al Teatro Bellini Teatro Stabile di Napoli da giovedì 27 ottobre a domenica 13 novembre 2011
Conclusa la trattativa, il cliente – uno, due, piccoli o grandi gruppi a seconda delle “perversioni” – si apparta con la prostituta di turno in un luogo deputato dove fruirà di una o più Pillole del Piacere Teatrale: monologhi o performance di dieci minuti circa, tratti dai classici del teatro o da testi contemporanei (e del Melchionna stesso).
Data la particolarità di questo spettacolo (di Luciano Melchionna da un format di Betta Cianchini e Luciano Melchionna, regia di Luciano Melchionna), il posto non viene assegnato. Inoltre, chi acquista il biglietto on line dovrà presentare relativa ricevuta al botteghino del teatro e, insieme al regolare biglietto Siae, riceverà i “dollarini”, la valuta locale del “bordello”.
(Luciano Melchionna) – L’idea della vetrina ha cominciato a ruotarmi in testa ad Amsterdam quando, in occasione della presentazione del mio primo film Gas, ho visto le prostitute nella zona rossa. Da più di tre anni ormai lavoravo alla messa in scena delle “pillole” – così io chiamo le performance brevi e per pochi spettatori, a volte anche uno solo, che fungono da terapia atta ad un graduale riavvicinamento del pubblico al teatro.
Per affinità elettive più che per coincidenza, Elisabetta Cianchini – straordinaria collega con la quale firmo il format da cui traggo lo spettacolo – mi ha proposto di tentare insieme l’esperimento. In quanto novità assoluta, abbiamo pensato che nessuno ci avrebbe finanziato, come capita spesso in Italia, e così abbiamo deciso di esordire autoproducendoci e di investire sul nostro talento e quello dei collaboratori che ho scelto di avere al fianco. […]
[…] Lo spettacolo allestito da me è più articolato, ovviamente, rispetto al format. Ho aggiunto all’idea della prostituzione dei singoli artisti, quella di una “Famiglia” tenutaria del bordello, i cui componenti/personaggi sono tratti dalla mia commedia “Pausa”: Wanda, “la bella ninfomane”, fidanzata con Lia, “la direttrice”, che ha come fratello Cerebro, “l’impotente”, e come sorella Lei, “la frigida”. Jane è l’insegnante di canto – ma ha perso le speranze da tempo – di Wanda. Mademoiselle A è la cassiera/sciantosa che sfodera una voce da Gospel. Domiziano Cristopharo, “l’Arte in mutande”, intrattiene il pubblico con le braghe calate, accendendosi e spegnendosi ad intermittenza. Un fantasma insanguinato si aggira nello spazio sin dagli anni trenta e con qualche monetina racconta la sua triste fine di adultera da “All’uscita” di Pirandello.
Per “Dignità…”, infatti, ho rivisitato alcuni meravigliosi classici – tra gli altri Dostoevskij e Shakespeare – avvalendomi di preziose collaborazioni. Per lo più, però, i monologhi dei “prostituti” e le scene della Famiglia nei corridoi portano la mia firma. Insomma, dentro le stanze, i cuori pulsanti di 20 e/o più prostituti a sera; lungo le scale ed i corridoi, un carosello di sketch esilaranti, scatenati dalla Famiglia, in forte contrasto comico. Una settantina (al momento) gli attori famosi o meno famosi – ma di tutti vado un gran fiero – che si alternano durante queste serate all’insegna del gioco e del vizio antico del “fare l’amore con il teatro”.[…]
[…] Ho sempre pensato che gli attori in Italia non siano affatto tutelati, e sono sempre stato contrario all’idea di farli lavorare gratis o ad incasso, pur essendo costume diffuso ormai, specie nel teatro off e per ovvi motivi. Questa volta però la provocazione si basava proprio sul discorso della prostituzione e con Elisabetta abbiamo pensato: “Visto che lavorano sempre sottopagati, diamo una vetrina a ciascuno di loro e la possibilità di guadagnarsi dei soldi con le proprie performance, in una “casa chiusa e
protetta”. Se anche non dovesse funzionare, avranno guadagnato un rimborso spese simile magari alle mance di un cameriere ma allenandosi in quello che amano e per il quale hanno studiato e sacrificato la “propria vita”.
Il pubblico contatta o riscopre il senso del teatro, la sua sacralità, la sua ritualità. Assiste alla concentrazione, ripetuta a loop, dell’attore che entra ed esce dal proprio personaggio. Osserva tutto questo da vicinissimo ma senza mai essere coinvolto se non da spettatore/cliente, ruolo nel quale si è proposto. L’unica differenza è che non sta seduto per ore nello stesso posto, stretto claustrofobicamente tra due file. Può scegliere, muoversi, scambiare opinioni e consigli, interagire con i generi teatrali e i differenti attori – con il dinamismo contemporaneo raggiunto tramite internet e i telecomandi ma in una relazione paritaria, fisica, reale, calda, emozionante.[…]
[…] Nella nostra Accademia gli artisti di tutto il mondo potranno un giorno studiare, esercitarsi e “prostituirsi”. E il pubblico saprà che anche dopo cena o dopo un cinema, se si ha voglia di un po’ di Teatro lo si può trovare alla Casa Chiusa “Dignità Autonome di Prostituzione”.
Dignità Autonome di Prostituzione: Istruzioni per l’uso del format
(Elisabetta Cianchini e Luciano Melchionna) – I clienti – ovvero gli avventori, ovvero il pubblico – entrano in uno spazio – teatro vero e proprio o altra struttura alternativa, adibita a spazio teatrale (magari scenografato con il sapore delle case chiuse di una volta) – dove trovano gli attori che indossano la vestaglia o la giacca da camera, sopra il costume di scena (pronti cioè ad interpretare il proprio personaggio) intenti a leggere o a parlare o ad occhieggiare seduttivi e provocatori. A quel punto, gli spettatori scelgono gli attori che si vendono al miglior offerente, o meglio trattano un prezzo in cambio di un pezzo di sé: un pezzo della propria arte.
E’ permesso altresì agli stessi artisti di “scegliere” il “cliente” che preferiscono ed eventualmente di “RENDERE SCENICO IL LITIGIO A CAUSA DELL’EVENTUALE SCELTA CONDIVISA DA DUE O PIU’ ATTORI”.
Il prezzo – a parte quello simbolico e canonico d’ingresso, dove e qualora sia necessario, che consente l’acquisto del denaro locale – viene contrattato nel vero senso della parola. E’ anche concessa all’artista la possibilità di NON vendere “la propria arte” ma di regalarla o di NON CONCEDERSI affatto. La trattativa è assolutamente libera. A rotazione, un numero imprecisato di “pillole” – monologhi o performance della durata di 10 minuti circa – sono presentate durante ciascuna serata.
A SCELTA DEL REGISTA, UNO SPETTATORE (cliente) ALLA VOLTA – O PIU’ SPETTATORI ALLA VOLTA – VENGONO FATTI ACCOMODARE IN UNA STANZA (O ALTRO LUOGO DEPUTATO CHE OFFRA LA STRUTTURA) O PORTATI IN UN LUOGO PUBBLICO (eventualmente anche pub/ristoranti/cinema etc…) ADIACENTE E CONVENZIONATO PER L’OCCASIONE.
LA PERFORMANCE PUO’ AVVENIRE ADDIRITTURA IN UNA MACCHINA o in un CAMPER (ovviamente dai vetri coperti – a buon bisogno – con le pagine di recensioni teatrali strappate da un giornale) e OGNI ATTORE OFFRE LA PROPRIA ARTE a loop. SI APRE LA PORTA (O LA PORTIERA) E SI FANNO ENTRARE ALTRI CLIENTI. LA CONTRATTAZIONE AVVIENE PRIMA DELLA “PRESTAZIONE” (al buon cuore del cliente una eventuale mancia, dopo) QUINDI, DURANTE LA STESSA SERA GLI SPETTATORI POSSONO “COMPERARSI” TUTTI GLI ARTISTI che vogliono PER POI TORNARE ANCORA E ANCORA, NEL CASO AVESSERO “VOGLIA” DI UN’ULTERIORE PRESTAZIONE degli stessi o di altri artisti perché ovviamente le presenze ruotano e ogni sera si aggiungono performance assolutamente nuove. […]
Fonte:
www.teatrobellini.it