“Work in Regress” ovvero il teatro del non sense

“Work in Regress” ovvero il teatro del non sense

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(Mariangiola Castrovilli) – Personalmente sono un’amante del teatro dell’assurdo, trovo che sia di una bellezza e di una sottigliezza senza pari, una Work in Regresssfida continua all’intelligenza, qualcosa che ti rimette in gioco, con grande piacere, ogni secondo. È questo il caso della deliziosa pièce “Work in Regress” di Claudio Gregori in arte Greg che la compagnia degli Attori per Caos ha ripreso ad otto anni dalla prima edizione con grande divertimento del pubblico del Teatro Sette di Roma dove il lavoro rimarrà fino al 4 maggio.

Teatro Sette - RomaNovanta minuti di puro divertimento che vi consigliamo di non perdere se volete godere dell’intelligenza al potere, non solo per come è scritta la commedia, ma soprattutto per la regia e la più che superba recitazione, che vi darà un piacere non indifferente.

Alla fine dello spettacolo abbiamo intervistato Luca D’Arienzo che qui è regista e attore chiedendogli cosa sia più difficile in scena, se dirigere o recitare…

Luca D Arienzo«Una bella domanda questa. Diciamo che la cosa più difficile è fare le due cose nello stesso lavoro. Io mi sento più regista che attore, ma dovendo fare le due cose singolarmente riesco a gestirle bene, almeno questo è il riscontro del pubblico. Quando, come in questo caso, mi ritrovo a ricoprire tutti e due i ruoli, nasce una piccola guerra interiore, in cui quasi sempre vince il regista. E’ difficilissimo sia durante le prove, che durante lo spettacolo, concentrarsi solo sulla recitazione, sul mio personaggio, ogni momento la testa continua a pensare da regista e a cercare di capire se è tutto a posto o c’è qualcosa che non sta andando come dovrebbe. Diciamo intanto che lo stress da palcoscenico raddoppia. Ma recitare con questa compagnia è un piacere ed un divertimento talmente grande, che non vi avrei rinunciato per nulla al mondo».

Work in RegressE Work in Regress è una deliziosa piccola pièce riconducibile al godibilissimo teatro dell’assurdo, una maniera sottile per coinvolgere il pubblico o… «Una maniera per far sorridere con argomenti e situazioni che il più delle volte non farebbero sorridere. Un modo per far riflettere e divertire allo stesso tempo il pubblico. In questo spettacolo in fondo si parla di crisi economica, di valori, del teatro stesso, della cultura in generale, di consumismo e lo si fa come in tutto il teatro di questo genere con iperboli, nonsenso, dialoghi ripetitivi e serrati che portano il pubblico a sorridere nonostante la drammaticità di alcune situazioni».

Work in RegressCosì voi come avete risolto? «Abbiamo cercato di modificare alcune parti che funzionavano meno, cercando di dare più ritmo all’intero spettacolo. Lo stesso Greg ha rivisto il testo iniziale inserendo delle nuove battute, che funzionano bene e hanno dato nuovi spunti comici su cui lavorare. Anche il cast è cambiato. Della prima edizione sono rimasti Giovanna Antonelli, Christian Trapani e Valerio Colangelo, i nuovi sono invece Alessia Cocco, Francesco Immè e Federico Trastulli che hanno subito compreso lo spirito dello spettacolo, rendendo esilaranti e veri i loro personaggi. Nella prima edizione inoltre io mi ero occupato solo della regia, mentre quest’anno mi sono messo alla prova in una parte comica a cui si aggiunge la difficoltà della lingua italo-tedesca-romana».

Work in RegressQuanto è stato difficile far ballare gli uomini nel divertente mini-musical finale in calze a rete e tacchi alti? «Non ci sono parole per descrivere quanto sia stato difficile. Christian e Valerio in verità lo avevano già fatto otto anni fa, quindi erano, in parte, preparati a quello a cui andavano incontro, in parte perché otto anni fa avevano usato gli anfibi, mentre quest’anno li ho costretti a mettere anche le scarpe con le zeppe. Il più difficile da convincere è stato Francesco, che però dopo il trauma iniziale dovuto alla visione del video dello spettacolo di otto anni fa, si è lasciato trasportare dall’entusiasmo di tutti ed ora è anche quello che balla meglio».

Si, ma ci vuole anche tanta autoironia… per il delizioso finale di Work in Regress… «Non solo, anche tanta voglia di mettersi in gioco per fare quello che loro hanno fatto in questo spettacolo. Bravissime sono anche Alessia e Giovanna che non sono delle ballerine per cui diventa tutto più complicato, e poi sfido chiunque a ballare con tre fustacci in calze a rete e boa di struzzo davanti agli occhi senza ridere…»

Attori per CaosLa cosa che ti ha più divertito in questa commedia di Greg e quella più difficile invece da mettere in scena… «Prepararla con gli “Attori per Caos”. Ogni prova è stato un momento unico di crescita e di divertimento. Ho perso il conto delle volte in cui ci siamo dovuti fermare durante le prove, perché ridevamo tra di noi per battute e situazioni, scene intere provate e riprovate perché il solo guardarsi in determinate situazioni faceva scoppiare letteralmente qualcuno dalle risate. La cosa più difficile personalmente è stato inserirmi recitativamente nel contesto che avevo creato per gli altri. E’ la prima volta che caratterizzo un personaggio comico, parlando uno pseudo tedesco, e quindi per me questa è stata ed è ogni sera una bella sfida. Speriamo di vincerla e speriamo che il pubblico apprezzi questo nostro lavoro».

Work in Regress

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