RITORNA A CANNES IL MAESTRO CHE HA SEGNATO LA NASCITA DELLA NOUVELLE VAGUE
In questo film, humour, fantasia, battute al fulmicotone si mescolano e si susseguono portando lo spettatore a seguire i protagonisti sulle ali dei propri ricordi. L’ottantasettenne regista francese Alain Resnais torna Cannes 50 anni dopo Hiroshima mon amour ed afferma che la qualità media dei film è molto migliorata, al punto che non sa se la propria pellicola troverà un suo spazio.
L E S H E R B E S F O L L E S
di Mariangiola Castrovilli
Dopo aver visto Les herbes folles in competizione qui a Cannes si esce ancora con il sorriso sulle labbra, deliziati come sempre dalle storie di Alain Resnais, l’87enne regista francese autore di film entrati ormai nella storia del cinema come Hiroshima mon amour e L’anno scorso a Marienbad, tanto per citarne alcuni.
Resnais non ha mai seguito i canoni tradizionali della narrazione per immagini, interessato invece a sperimentare diverse possibilità narrative coniugandole con analogie e possibili realtà non lineari. Esemplificativa è la sua indagine su personaggi diversi esaminati nei minimi dettagli del vivere quotidiano. Molto importante poi il montaggio con cui Resnais cesella alla fine il racconto pescando tra frammenti di memoria, avvenimenti veramente accaduti o solo immaginati in una costruzione del ‘Tempo sensibile’ così caro a Proust e molto vicina alla musica sinfonica.
Les herbes folles racconta l\’incontro tra Marguerite Muir (Sabine Azéma), dentista e pilota per hobby, a cui rubano la borsa gettandone il contenuto in un parcheggio. Il portafoglio vuoto viene ritrovato da Georges Palet (André Dussollier). Tra i due nasce un legame che coinvolgerà altre persone con risvolti inaspettati. Humour, fantasia, battute al fulmicotone si mescolano e si susseguono portando lo spettatore a seguire i protagonisti sulle ali dei propri ricordi.
segue … >>>
FILMATO TRATTO DA WWW.VISUM.IT
In questo film, humour, fantasia, battute al fulmicotone si mescolano e si susseguono portando lo spettatore a seguire i protagonisti sulle ali dei propri ricordi. L’ottantasettenne regista francese Alain Resnais torna Cannes 50 anni dopo Hiroshima mon amour ed afferma che la qualità media dei film è molto migliorata, al punto che non sa se la propria pellicola troverà un suo spazio.
L E S H E R B E S F O L L E S
di Mariangiola Castrovilli
Dopo aver visto Les herbes folles in competizione qui a Cannes si esce ancora con il sorriso sulle labbra, deliziati come sempre dalle storie di Alain Resnais, l’87enne regista francese autore di film entrati ormai nella storia del cinema come Hiroshima mon amour e L’anno scorso a Marienbad, tanto per citarne alcuni.
Resnais non ha mai seguito i canoni tradizionali della narrazione per immagini, interessato invece a sperimentare diverse possibilità narrative coniugandole con analogie e possibili realtà non lineari. Esemplificativa è la sua indagine su personaggi diversi esaminati nei minimi dettagli del vivere quotidiano. Molto importante poi il montaggio con cui Resnais cesella alla fine il racconto pescando tra frammenti di memoria, avvenimenti veramente accaduti o solo immaginati in una costruzione del ‘Tempo sensibile’ così caro a Proust e molto vicina alla musica sinfonica.
Les herbes folles racconta l\’incontro tra Marguerite Muir (Sabine Azéma), dentista e pilota per hobby, a cui rubano la borsa gettandone il contenuto in un parcheggio. Il portafoglio vuoto viene ritrovato da Georges Palet (André Dussollier). Tra i due nasce un legame che coinvolgerà altre persone con risvolti inaspettati. Humour, fantasia, battute al fulmicotone si mescolano e si susseguono portando lo spettatore a seguire i protagonisti sulle ali dei propri ricordi.
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FILMATO TRATTO DA WWW.VISUM.IT
Resnais questa è la prima volta che si cimenta con la letteratura, cosa le ha fatto scegliere L’incidente di Christian Gailly ?
«Avevo già letto una trentina di libri quando mi sono imbattuto in Gailly e ne sono rimasto sedotto. I suoi dialoghi sono assoli o duetti che sembrano fatti per essere recitati da attori. Quando ho incontrato Gailly mi ha lasciato carta bianca sulla scelta del libro da filmare chiedendomi solo di non essere coinvolto nell’adattamento cinematografico perche doveva terminare un nuovo romanzo».
Cosa le ha fatto immaginare che L’incidente tra i tanti di Gailly sarebbe stato il migliore per lo schermo?
«Ho intuito in questo un lato sincopato, come improvvisato, una variazione sugli ‘standards’ nel senso musicale del termine. E poi mi piaceva l’incapacità di Marguerite e Georges di resistere alla tentazione di compiere azioni irrazionali che dimostrano una volontà pervicace in quello che potrebbe considerarsi una corsa all’errore. Il libro parla del ‘desiderio di desiderare’, desiderio che nasce in Georges dal nulla, addirittura prima di parlare al telefono e di incontrare Margherita e che poi invece auto alimenta».
C’è un significato nel bel titolo Les herbes folles?
«Pensavo che ben si adattasse a questi personaggi che seguono pulsioni totalmente irrazionali, come quei semi che approfittando di una fenditura si sviluppano sull’asfalto o sui muri di pietra in campagna per crescere dove nessuno se li aspetta».
Tornare a Cannes 50 anni dopo Hiroshima mon amour che con I quattrocento colpi ha segnato la nascita della Nouvelle Vague, com’è cambiato il cinema da allora?
«Direi che la qualità media dei film è molto migliorata, al punto che non so se Les herbes folles troverà il suo spazio».
Maestro lei fa film bellissimi e sembra essere il solo a pensare che il cinema di oggi sia in rialzo…
«Ne sono pienamente convinto. Ogni settimana infatti escono due o tre film che meritano veramente di essere visti, molto di più che in passato. E questo è un fenomeno mondiale».