CONSIDERAZIONI SULLA 62° EDIZIONE DEL FESTIVAL DI CANNES
Terminato il festival Cannes ritorna alla tranquillità, o meglio alla sua normale ruotine quotidiana. Parecchie le cose divertenti che si sono viste sulla Croisette in queste due settimane dedicate al cinema con film sempre esasperatamente lunghi. Memorie, emozioni, paranoie, sospiri e curiosità. Tutti d’accordo, però, sull’abbondanza delle proposte, in cui si è passati senza soluzione di continuità dalla sorpresa alla delusione, dalla violenza alla poesia.
TUTTO ED IL CONTRARIO DI TUTTO
di Mariangiola Castrovilli
Finalmente i cannensi hanno tirato un sospiro di sollievo, le strade, tolti gli ultimi caos dovuti alla demolizione di tutte le strutture che hanno contribuito ad alimentare il sogno di un mondo spettacolare come cinema, hanno potuto rivedere il mare. I grandi alberghi dal Carlton al Martinez si sono riappropriati delle loro spiagge, affittate a peso d’oro e adibite a prestigiosa sede per i party più ambiti, riallineando una batteria di lettini rivolti verso il sole lungo la stretta passerella sospesa sul mare. I gioielli prestati alle attrici per essere ancora più belle sono tutti tornati alla base nelle vetrine dei più grandi gioiellieri e finalmente si può camminare spediti senza essere inquadrati militarmente dagli zelanti agenti del traffico.
Parecchie le cose divertenti che abbiamo visto sulla Croisette in queste due settimane dedicate al cinema a cominciare dai due grandi alberi di Natale sontuosamente addobbati e la copiosa nevicata sotto le palme nel giardino del Carlton quando Jim Carrey ha fatto la promozione dell’ultimo film della Disney Canto di Natale di cui abbiamo visto solo due scene, perché sarà pronto solo a novembre. Curiosi anche i cinque minuti soprappensiero di Monica Bellucci seduta su un divano a La plage des Palmes sotto la pioggia con alle spalle un robusto body gard proteso in avanti per riparala con un ombrello. E che dire dei ciclisti che per far pubblicità al loro film belga La merditude des choses non hanno esitato a pedalare… nudi in mezzo all’indifferenza della gente abituata ormai a ben altre cose.
In quanto ai film, che dire, vi sconsigliamo vivamente di prendere le sostanze allucinogene consigliate dal buon Gaspar Noè nel suo Enter the void dopo aver visto i nefasti effetti sui neuroni. Altrettanto sconsigliabile partire con Von Trier per un cottage in montagna in compagnia di una moglie paranoica (Gainsbourg) che cerca d’ammazzarti prima di aver mostrato al pubblico attonito come tagliarsi con una forbice arrugginita il clitoride, anche se poi vince, vedi caso, il premio come miglior attrice.
segue … >>>
Terminato il festival Cannes ritorna alla tranquillità, o meglio alla sua normale ruotine quotidiana. Parecchie le cose divertenti che si sono viste sulla Croisette in queste due settimane dedicate al cinema con film sempre esasperatamente lunghi. Memorie, emozioni, paranoie, sospiri e curiosità. Tutti d’accordo, però, sull’abbondanza delle proposte, in cui si è passati senza soluzione di continuità dalla sorpresa alla delusione, dalla violenza alla poesia.
TUTTO ED IL CONTRARIO DI TUTTO
di Mariangiola Castrovilli
Finalmente i cannensi hanno tirato un sospiro di sollievo, le strade, tolti gli ultimi caos dovuti alla demolizione di tutte le strutture che hanno contribuito ad alimentare il sogno di un mondo spettacolare come cinema, hanno potuto rivedere il mare. I grandi alberghi dal Carlton al Martinez si sono riappropriati delle loro spiagge, affittate a peso d’oro e adibite a prestigiosa sede per i party più ambiti, riallineando una batteria di lettini rivolti verso il sole lungo la stretta passerella sospesa sul mare. I gioielli prestati alle attrici per essere ancora più belle sono tutti tornati alla base nelle vetrine dei più grandi gioiellieri e finalmente si può camminare spediti senza essere inquadrati militarmente dagli zelanti agenti del traffico.
Parecchie le cose divertenti che abbiamo visto sulla Croisette in queste due settimane dedicate al cinema a cominciare dai due grandi alberi di Natale sontuosamente addobbati e la copiosa nevicata sotto le palme nel giardino del Carlton quando Jim Carrey ha fatto la promozione dell’ultimo film della Disney Canto di Natale di cui abbiamo visto solo due scene, perché sarà pronto solo a novembre. Curiosi anche i cinque minuti soprappensiero di Monica Bellucci seduta su un divano a La plage des Palmes sotto la pioggia con alle spalle un robusto body gard proteso in avanti per riparala con un ombrello. E che dire dei ciclisti che per far pubblicità al loro film belga La merditude des choses non hanno esitato a pedalare… nudi in mezzo all’indifferenza della gente abituata ormai a ben altre cose.
In quanto ai film, che dire, vi sconsigliamo vivamente di prendere le sostanze allucinogene consigliate dal buon Gaspar Noè nel suo Enter the void dopo aver visto i nefasti effetti sui neuroni. Altrettanto sconsigliabile partire con Von Trier per un cottage in montagna in compagnia di una moglie paranoica (Gainsbourg) che cerca d’ammazzarti prima di aver mostrato al pubblico attonito come tagliarsi con una forbice arrugginita il clitoride, anche se poi vince, vedi caso, il premio come miglior attrice.
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Non se ne sa mai abbastanza, da Kinatay per esempio abbiamo imparato il metodo migliore per fare a pezzi una prostituta con coltelli e machete, mentre Tarantino ci fa una lezione su come ti stano l’ebreo. Abbiamo visto tutto ed il suo contrario con in comune una fastidiosa ed esasperante lunghezza, convinti i registi del fatto che allungare il brodo porti a casa buoni risultati.
Non tutti i giorni però si usciva dalle proiezioni distrutti, a darci un qualche sollievo ecco i cartoni animati, gli hippies, un giocatore di pallone e l’amore di un’adolescente per un poeta, un vampiro coreano in gonnella, il figlio segreto di Mussolioni, e la ninfa di Almodovar la bella Penelope in biondo platino, i corridoi di una prigione ed un’autostrada che non va da nessuna parte. Pardon, dimenticavo i segreti di un villaggio tedesco, un Barat all’incontrario palestinese e gli omosessuali cinesi.
Tutti d’accordo però sull’abbondanza delle proposte, in cui si è passati senza soluzione di continuità dalla sorpresa alla delusione, dalla violenza alla poesia, soprattutto in Irène di Alain Cavalier, un concentrato di memoria e d’emozioni su una moglie amatissima e scomparsa da tempo o il divertimento provocato dal gruppo di liceali foruncolosi di Beaux gosses, al bel film della Coixet che pur emozionante è stato completamente dimenticato. Ma non si può premiare tutti. E’ il festival bellezza !