Les Regrets: una “battaglia di letto” che ha il ritmo serrato di un thriller
(Mariangiola Castrovilli) – Regrets di Cedric Khan con Valeria Bruni Tedeschi e Yvan Attal è una storia violentemente passionale, che ti fa subito venire in mente Truffeau e la sua Signora della porta accanto.
Con un’intrigante colonna sonora ossessivamente ripetitiva racconta, e molti di noi si riconosceranno in alcuni momenti, rimpianti per un amore che dopo 15 anni è tuttora morbosamente vitale.
Mathieu (Yvan Attal) è un architetto quarantenne sposato che vive una vita senza scosse quando deve tornare in campagna nella casa dei suoi per la morte di sua madre. All’improvviso mentre sta facendo spese in paese vede Maya (Bruni Tedeschi), il suo amore di quindici anni prima e ne rimane sconvolto. Lei non è sola e dopo averlo osservato per qualche istante, sale sul pikup del marito con la figlia. Due ore dopo lo chiama per invitarlo a bere qualcosa a casa sua.
E subito divampa violento e sensuale l’amore mai dimenticato. Ed è un mangiarsi vero e proprio, una battaglia di letto che nulla lascia alla tenerezza. Ci saranno anche altri incontri, sempre dello stesso tenore, con l’ansia di sfuggire ai rispettivi coniugi che rende ancora più appetibile la passione. Ma lei, ferita del precedente abbandono senza parole di Mathieu è continuamente sospesa tra la voglia di lasciarsi andare e la paura di una nuova ferita.
Di qui scene di pura follia in cui lei vuole e disvuole la stessa cosa, cioè andare a vivere insieme, per poi cambiare idea rendendo l’uomo folle, scomparendo temporaneamente senza lasciare tracce fino a quando, negando l’amore che sente gli annuncia di essere in partenza per il Cile con marito e figlia provocando una vera scena di aggressione da parte di Mathieu. Dopo tre anni rivediamo lui che nel frattempo ha cambiato moglie ed ora ha una bambina e lei, che stanca anche del Cile è ritornata e lo chiama per rivederlo…
Khan il suo è un racconto passionale che ha il ritmo serrato di un thriller in un melange ad alto tasso di suspence…
«E’ stata una scelta iniziale» risponde il regista, «il soggetto del ritrovamento amoroso di un uomo ed una donna dopo tanti anni e l’intensità della passione che monta con lo stile del poliziesco».
La canzone di Nina Simone così perfetta per la trama… «Il tema musicale era molto vicino al racconto così ripetitivo e ossessionante. Non tutti i film hanno bisogno di musica, ma qui ci voleva qualcosa che accompagnasse i personaggi, sottolineandone i sentimenti».
Valeria, il suo personaggio così… particolare…
«se non avessi avuto affinità con Maya non avrei potuto fare il film. Non la giudico, la trovavo solo preda di una guerra interiore. Da una parte la voglia di vivere, di sentirsi innamorata e dall’altra la paura di essere ancora abbandonata. Un conflitto umano che mi commuove molto, qualcosa che mi ha subito fatto scattare il desiderio di lavorarci sopra».
Cosa la fa decidere per un ruolo piuttosto che un altro? «La cosa più importante è il regista, che può essere più o meno direttivo, l’essenziale è che abbia una visione del mondo originale ed onesta. Allora posso accettare una parte anche senza leggere il copione».
Valeria tra regia e recitazione… «Quando mi chiama un regista che mi piace lascio perdere di scrivere ed il progetto a cui sto lavorando. Se la proposta non mi interessa continuo lavorando per me. Grazie a Dio me lo posso permettere».