UN PROGETTO PER SALVARE ERICE DALLA SETE E DAL FUOCO
OLTREPENSIERO.IT OSPITA VOLENTIERI QUESTO INTERVENTO
DELL’ ING. PIETRO BARBERA CHE, DA ANNI, SI STA BATTENDO
PER LA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI IDRICI E DI QUELLI
LEGATI E CAUSATI DAGLI INCENDI AD ERICE IN SICILIA
DELL’ ING. PIETRO BARBERA CHE, DA ANNI, SI STA BATTENDO
PER LA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI IDRICI E DI QUELLI
LEGATI E CAUSATI DAGLI INCENDI AD ERICE IN SICILIA
L’ennesimo incendio di Erice (Trapani) del 18 Agosto scorso ha distrutto quanto ancora restava del paesaggio suggestivo del monte Erice (vedi foto…), purtroppo avevo già additato una proposta per evitare gli incendi, circa 2 anni fa, presso la Prefettura di Trapani che tutti i soggetti intervenuti hanno giudicato di grande interesse, ma nessuno l’ha sposata… dandovi seguito.
Cosi si ripete ancora una volta il macabro spettacolo del fuoco e della cenere…
Vi riporto di seguito il comunicato stampa di quella riunione e la sintesi della proposta avanzata. Purtroppo mi è toccato fare la Cassandra della situazione.
ERICE… DAL FUOCO ALL’ ACQUA
A poco più di un anno dal devastante ennesimo incendio che distrusse il verde delle pendici del monte S.Giuliano di Erice, una proposta avanzata dall’Associazione ‘per le città che vogliamo’, ha permesso di affrontare in maniera avanzata e percorribile la problematica di prevenzione degli incendi e del delicato assetto idrogeologico della montagna ericina.
Il 29 ottobre 2004, il Prefetto di Trapani ha convocato le massime autorità provinciali coinvolte nella lotta agli incendi, tutela ambientale e protezione civile: Provincia Regionale di Trapani, Ispettorato Forestale e Azienda Foreste Demaniali, oltre i Sindaci di Erice e Valderice, al fine di poter discutere una ‘idea’ elaborata da un gruppo di tecnici esperti, coordinati dall’Ing. Pietro Barbera che per conto dell’Associazione ‘per le città che vogliamo’, hanno effettuato uno studio e una attenta ricognizione sui siti, in detta riunione illustrata con una ampia documentazione fotografica.
‘L’idea’ è quella di raccogliere l’acqua degli impluvi naturali in invasi da poter collocare nelle cave dimesse (circa 15 siti), oltre che in serbatoi da collocate in discariche da bonificare (5 siti), altresì, lungo le strade principali (5 siti), consentendone il recupero ambientale delle stesse e un miglioramento paesaggistico, oltre che un naturale decoro.
La posizione del Monte S.Giuliano su cui è adagiata Erice è assai particolare, lambisce le coste marine nella zona di Pizzolungo-Erice, a ridosso della città di Trapani, la quale è perennemente in crisi idrica, oltre che a rischio di alluvione.
Gli incendi estivi si sviluppano sostanzialmente per l’aridità del bosco e del sottobosco, oltre che per la presenza diffusa delle sterpaglie, ma se tutto ciò venisse a mancare, insieme a una corretta manutenzione forestale e ai tracciati tagliafuoco, non si verificherebbero le condizioni perché accadano gli scempi più volte visti.
Una serie di invasi idrici, su cui convogliare l’acqua dei numerosi canali naturali che oggi si perdono a mare, potrebbero essere disseminati su ogni versante della montagna ericina. Tali invasi, alimentati naturalmente dalle precipitazioni o da altre fonti (sorgenti), una volta collegati tra di loro, per caduta, potrebbero costituire un accumulo idrico utile, sia ai fini irrigui e, soprattutto, divenire un presidio permanente localizzato per finalità antincendio, certamente più disponibili e celeri rispetto ad altre correnti soluzioni già sperimentate.
Il 29 ottobre 2004, il Prefetto di Trapani ha convocato le massime autorità provinciali coinvolte nella lotta agli incendi, tutela ambientale e protezione civile: Provincia Regionale di Trapani, Ispettorato Forestale e Azienda Foreste Demaniali, oltre i Sindaci di Erice e Valderice, al fine di poter discutere una ‘idea’ elaborata da un gruppo di tecnici esperti, coordinati dall’Ing. Pietro Barbera che per conto dell’Associazione ‘per le città che vogliamo’, hanno effettuato uno studio e una attenta ricognizione sui siti, in detta riunione illustrata con una ampia documentazione fotografica.
‘L’idea’ è quella di raccogliere l’acqua degli impluvi naturali in invasi da poter collocare nelle cave dimesse (circa 15 siti), oltre che in serbatoi da collocate in discariche da bonificare (5 siti), altresì, lungo le strade principali (5 siti), consentendone il recupero ambientale delle stesse e un miglioramento paesaggistico, oltre che un naturale decoro.
La posizione del Monte S.Giuliano su cui è adagiata Erice è assai particolare, lambisce le coste marine nella zona di Pizzolungo-Erice, a ridosso della città di Trapani, la quale è perennemente in crisi idrica, oltre che a rischio di alluvione.
Gli incendi estivi si sviluppano sostanzialmente per l’aridità del bosco e del sottobosco, oltre che per la presenza diffusa delle sterpaglie, ma se tutto ciò venisse a mancare, insieme a una corretta manutenzione forestale e ai tracciati tagliafuoco, non si verificherebbero le condizioni perché accadano gli scempi più volte visti.
Una serie di invasi idrici, su cui convogliare l’acqua dei numerosi canali naturali che oggi si perdono a mare, potrebbero essere disseminati su ogni versante della montagna ericina. Tali invasi, alimentati naturalmente dalle precipitazioni o da altre fonti (sorgenti), una volta collegati tra di loro, per caduta, potrebbero costituire un accumulo idrico utile, sia ai fini irrigui e, soprattutto, divenire un presidio permanente localizzato per finalità antincendio, certamente più disponibili e celeri rispetto ad altre correnti soluzioni già sperimentate.
OLTREPENSIERO.IT OSPITA VOLENTIERI QUESTO INTERVENTO
DELL’ ING. PIETRO BARBERA CHE, DA ANNI, SI STA BATTENDO
PER LA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI IDRICI E DI QUELLI
LEGATI E CAUSATI DAGLI INCENDI AD ERICE IN SICILIA
DELL’ ING. PIETRO BARBERA CHE, DA ANNI, SI STA BATTENDO
PER LA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI IDRICI E DI QUELLI
LEGATI E CAUSATI DAGLI INCENDI AD ERICE IN SICILIA
L’ennesimo incendio di Erice (Trapani) del 18 Agosto scorso ha distrutto quanto ancora restava del paesaggio suggestivo del monte Erice (vedi foto…), purtroppo avevo già additato una proposta per evitare gli incendi, circa 2 anni fa, presso la Prefettura di Trapani che tutti i soggetti intervenuti hanno giudicato di grande interesse, ma nessuno l’ha sposata… dandovi seguito.
Cosi si ripete ancora una volta il macabro spettacolo del fuoco e della cenere…
Vi riporto di seguito il comunicato stampa di quella riunione e la sintesi della proposta avanzata. Purtroppo mi è toccato fare la Cassandra della situazione.
ERICE… DAL FUOCO ALL’ ACQUA
A poco più di un anno dal devastante ennesimo incendio che distrusse il verde delle pendici del monte S.Giuliano di Erice, una proposta avanzata dall’Associazione ‘per le città che vogliamo’, ha permesso di affrontare in maniera avanzata e percorribile la problematica di prevenzione degli incendi e del delicato assetto idrogeologico della montagna ericina.
Il 29 ottobre 2004, il Prefetto di Trapani ha convocato le massime autorità provinciali coinvolte nella lotta agli incendi, tutela ambientale e protezione civile: Provincia Regionale di Trapani, Ispettorato Forestale e Azienda Foreste Demaniali, oltre i Sindaci di Erice e Valderice, al fine di poter discutere una ‘idea’ elaborata da un gruppo di tecnici esperti, coordinati dall’Ing. Pietro Barbera che per conto dell’Associazione ‘per le città che vogliamo’, hanno effettuato uno studio e una attenta ricognizione sui siti, in detta riunione illustrata con una ampia documentazione fotografica.
‘L’idea’ è quella di raccogliere l’acqua degli impluvi naturali in invasi da poter collocare nelle cave dimesse (circa 15 siti), oltre che in serbatoi da collocate in discariche da bonificare (5 siti), altresì, lungo le strade principali (5 siti), consentendone il recupero ambientale delle stesse e un miglioramento paesaggistico, oltre che un naturale decoro.
La posizione del Monte S.Giuliano su cui è adagiata Erice è assai particolare, lambisce le coste marine nella zona di Pizzolungo-Erice, a ridosso della città di Trapani, la quale è perennemente in crisi idrica, oltre che a rischio di alluvione.
Gli incendi estivi si sviluppano sostanzialmente per l’aridità del bosco e del sottobosco, oltre che per la presenza diffusa delle sterpaglie, ma se tutto ciò venisse a mancare, insieme a una corretta manutenzione forestale e ai tracciati tagliafuoco, non si verificherebbero le condizioni perché accadano gli scempi più volte visti.
Una serie di invasi idrici, su cui convogliare l’acqua dei numerosi canali naturali che oggi si perdono a mare, potrebbero essere disseminati su ogni versante della montagna ericina. Tali invasi, alimentati naturalmente dalle precipitazioni o da altre fonti (sorgenti), una volta collegati tra di loro, per caduta, potrebbero costituire un accumulo idrico utile, sia ai fini irrigui e, soprattutto, divenire un presidio permanente localizzato per finalità antincendio, certamente più disponibili e celeri rispetto ad altre correnti soluzioni già sperimentate.
Il 29 ottobre 2004, il Prefetto di Trapani ha convocato le massime autorità provinciali coinvolte nella lotta agli incendi, tutela ambientale e protezione civile: Provincia Regionale di Trapani, Ispettorato Forestale e Azienda Foreste Demaniali, oltre i Sindaci di Erice e Valderice, al fine di poter discutere una ‘idea’ elaborata da un gruppo di tecnici esperti, coordinati dall’Ing. Pietro Barbera che per conto dell’Associazione ‘per le città che vogliamo’, hanno effettuato uno studio e una attenta ricognizione sui siti, in detta riunione illustrata con una ampia documentazione fotografica.
‘L’idea’ è quella di raccogliere l’acqua degli impluvi naturali in invasi da poter collocare nelle cave dimesse (circa 15 siti), oltre che in serbatoi da collocate in discariche da bonificare (5 siti), altresì, lungo le strade principali (5 siti), consentendone il recupero ambientale delle stesse e un miglioramento paesaggistico, oltre che un naturale decoro.
La posizione del Monte S.Giuliano su cui è adagiata Erice è assai particolare, lambisce le coste marine nella zona di Pizzolungo-Erice, a ridosso della città di Trapani, la quale è perennemente in crisi idrica, oltre che a rischio di alluvione.
Gli incendi estivi si sviluppano sostanzialmente per l’aridità del bosco e del sottobosco, oltre che per la presenza diffusa delle sterpaglie, ma se tutto ciò venisse a mancare, insieme a una corretta manutenzione forestale e ai tracciati tagliafuoco, non si verificherebbero le condizioni perché accadano gli scempi più volte visti.
Una serie di invasi idrici, su cui convogliare l’acqua dei numerosi canali naturali che oggi si perdono a mare, potrebbero essere disseminati su ogni versante della montagna ericina. Tali invasi, alimentati naturalmente dalle precipitazioni o da altre fonti (sorgenti), una volta collegati tra di loro, per caduta, potrebbero costituire un accumulo idrico utile, sia ai fini irrigui e, soprattutto, divenire un presidio permanente localizzato per finalità antincendio, certamente più disponibili e celeri rispetto ad altre correnti soluzioni già sperimentate.
Con modeste opere di tubazione-collegamento, si potrebbero istituire dei punti di innaffiamento capillare su ogni tratto del monte e, soprattutto, lungo i tracciati stradali (possibilmente con piante grasse del tipo ‘mesembrantemo’, atte a costituire una barriera tagliafuoco naturale) da mettere in funzione, in via cautelativa, nelle calde giornate di scirocco e/o comunque essere utilizzati in caso di emergenze da incendio.
I bacini di raccolta montana, insieme ad un permanente presidio idrico in loco, consentirebbero una corretta manutenzione forestale-ambientale e un sistema integrato antincendio anche per mezzo di sensori di telerilevamento di temperatura e umidità al suolo e di fiamme libere (la odierna tecnologia offre già soluzioni a basso costo).
Con un eventuale potabilizzatore, più a valle, si può pensare di poter mettere rimedio anche alla perenne crisi idrica della città di Trapani ed Erice, a tal fine utilizzando sia le riserve sopra costituite nel periodo invernale, sia le sorgenti già esistenti (c.da Difali, S.Matteo, Fontanarossa, ecc..) si potrebbe, altresì, in casi eccezionali, sopperire alle frequenti interruzioni dell’erogazione idrica nell’immediato territorio ex agro-ericino.
L’intervento proposto avrebbe costi certamente più contenuti rispetto alla ripetuta azione dei Canadair (? 260/mc), contro quelli – una tantum – stimati in ? 20-30/mc per i laghetti montani, in ? 40-50/mc per i serbatoi interrati.
Il tipo di intervento, chiaramente, richiede azioni congiunte delle comunità interessate: Prefettura, Comuni di Trapani, Erice, Valderice e Provincia Regionale di Trapani, facendo particolare attenzione alla possibilità di utilizzo di risorse Comunitarie Europee, sia per interventi di Protezione civile che, a fronte della conclamata e perenne emergenza idrica.
L’acqua è il vero problema, ma può anche essere la soluzione: un corretto utilizzo dell’acqua piovana potrebbe arrestare il processo di desertificazione a cui stiamo andando incontro, pertanto, si dovranno indirizzare, necessariamente, gli sforzi di intervento agro-forestale e mantenimento del verde, affiancati alla ri-piantumazione delle specie arboree.
L’idea, così proposta, ha destato un notevole interesse degli intervenuti, in particolare, il Comandante prov.le dei VV.FF. Ing. Carano, ha considerato l’approccio al problema efficace e migliorativo per la prevenzione degli incendi, il Sindaco di Erice e gli altri esponenti e tecnici presenti hanno apprezzato la potenzialità della proposta, invitando il Prefetto a convocare a breve termine un nuovo ‘tavolo operativo’ con tutti gli enti interessati, ivi compreso il Genio Civile e la Soprintendenza BB.CC.AA., per poter raccogliere ulteriori e più approfondite documentazione sulla fattibilità dell’idea avanzata. Al termine della riunione l’Associazione per le città che vogliamo ha consegnato al Prefetto copia dello studio svolto in un CD-rom, oltre alla documentazione tecnica di supporto, riservandosi di produrne copia in esame all’evidenza degli Enti coinvolti.
Con un eventuale potabilizzatore, più a valle, si può pensare di poter mettere rimedio anche alla perenne crisi idrica della città di Trapani ed Erice, a tal fine utilizzando sia le riserve sopra costituite nel periodo invernale, sia le sorgenti già esistenti (c.da Difali, S.Matteo, Fontanarossa, ecc..) si potrebbe, altresì, in casi eccezionali, sopperire alle frequenti interruzioni dell’erogazione idrica nell’immediato territorio ex agro-ericino.
L’intervento proposto avrebbe costi certamente più contenuti rispetto alla ripetuta azione dei Canadair (? 260/mc), contro quelli – una tantum – stimati in ? 20-30/mc per i laghetti montani, in ? 40-50/mc per i serbatoi interrati.
Il tipo di intervento, chiaramente, richiede azioni congiunte delle comunità interessate: Prefettura, Comuni di Trapani, Erice, Valderice e Provincia Regionale di Trapani, facendo particolare attenzione alla possibilità di utilizzo di risorse Comunitarie Europee, sia per interventi di Protezione civile che, a fronte della conclamata e perenne emergenza idrica.
L’acqua è il vero problema, ma può anche essere la soluzione: un corretto utilizzo dell’acqua piovana potrebbe arrestare il processo di desertificazione a cui stiamo andando incontro, pertanto, si dovranno indirizzare, necessariamente, gli sforzi di intervento agro-forestale e mantenimento del verde, affiancati alla ri-piantumazione delle specie arboree.
L’idea, così proposta, ha destato un notevole interesse degli intervenuti, in particolare, il Comandante prov.le dei VV.FF. Ing. Carano, ha considerato l’approccio al problema efficace e migliorativo per la prevenzione degli incendi, il Sindaco di Erice e gli altri esponenti e tecnici presenti hanno apprezzato la potenzialità della proposta, invitando il Prefetto a convocare a breve termine un nuovo ‘tavolo operativo’ con tutti gli enti interessati, ivi compreso il Genio Civile e la Soprintendenza BB.CC.AA., per poter raccogliere ulteriori e più approfondite documentazione sulla fattibilità dell’idea avanzata. Al termine della riunione l’Associazione per le città che vogliamo ha consegnato al Prefetto copia dello studio svolto in un CD-rom, oltre alla documentazione tecnica di supporto, riservandosi di produrne copia in esame all’evidenza degli Enti coinvolti.