IL GIORNO DELLA MEMORIA

      IL GIORNO DELLA MEMORIA

                                                                              VISITA IL SITO

NOI

Per noi sopravvissuti
è un miracolo ogni giorno
se amiamo, noi amiamo duro
come se la persona amata
potesse scomparire da un momento all’altro
e noi pure.
Per noi sopravvissuti
il cielo o è molto bello
o è molto brutto, le mezze misure
le sfumature
sono proibite.
Con noi sopravvissuti
bisogna andare cauti
perché un semplice sguardo storto
quello quotidiano
va ad aggiungersi ad altri tremendi
e ogni sofferenza
fa parte di una UNICA
che pulsa col nostro sangue.
Noi non siamo gente normale
noi siamo sopravvissuti
per gli altri

Edith Bruck – Monologo, Ed. Garzanti

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NOI

Per noi sopravvissuti
è un miracolo ogni giorno
se amiamo, noi amiamo duro
come se la persona amata
potesse scomparire da un momento all’altro
e noi pure.
Per noi sopravvissuti
il cielo o è molto bello
o è molto brutto, le mezze misure
le sfumature
sono proibite.
Con noi sopravvissuti
bisogna andare cauti
perché un semplice sguardo storto
quello quotidiano
va ad aggiungersi ad altri tremendi
e ogni sofferenza
fa parte di una UNICA
che pulsa col nostro sangue.
Noi non siamo gente normale
noi siamo sopravvissuti
per gli altri

Edith Bruck – Monologo, Ed. Garzanti

Per non Dimenticare

“30 dicembre, sabato.
La notte scorsa è successo un fatto terribile. Hanno preso un gruppo di ebrei del ghetto e li hanno trucidati in piazza Ferenc Liszt e in via Eötvös. Abbiamo prima udito le grida e le suppliche di centinaia di persone, e poco dopo gli spari.
All’alba mi sono recato sul posto e ho visto che i morti erano per la maggior parte donne e bambini. La mattina sono andato all’hotel Hungaria per incontrare il delegato della Croce Rossa Internazionale, Weyermann. Improvvisamente mi si è avvicinato un ufficiale ungherese, pregandomi di andare con lui in riva al Danubio. I miei carabinieri hanno tentato di mandarlo via, temendo un attentato. Poi si sono limitati a rimanermi vicino, ma con i mitra puntati sull’ufficiale.
Tutta la riva del fiume era ricoperta da neve, ma davanti ai caffè Hungaria e Negresco il colore era diventato rosso sangue. Nel fiume si vedevano i corpi nudi di centinaia di morti, che l’acqua non aveva potuto trascinare con sé a causa della presenza di blocchi di ghiaccio. Queste persone erano state ammazzate durante la notte e poi gettate in acqua.
Ho detto all’ufficiale che avevo visto qualcosa di simile vicino al ponte Margherita e gli ho chiesto perché mi avesse invitato qui. Il suo scopo era quello di convincere gli stranieri che l’esercito era estraneo a questi fatti. E’ vero, gli ho risposto, ma l’esercito serve per far rispettare la legge e tutelare i diritti dei cittadini, non per assistere a simili atrocità. Mi hanno raccontato che le vittime erano state costrette a camminare per circa due chilometri, in fila per due, con le mani legate, a piedi scalzi e completamente svestite. Le avevano poi fatte inginocchiare sulla riva del fiume e avevano sparato loro alla nuca.

L’ufficiale mi ha consegnato una donna che si era salvata per essere caduta in acqua prima degli spari. L’avevano slegata e la stavano frizionando con della canfora. L’ho portata con me all’ambasciata.”

Da: Enrico Deaglio, LA BANALITA’ DEL BENE Storia di Giorgio Perlasca, Tempo ritrovato, Feltrinelli

Per Non Dimenticare

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