INTIMO DONNA, IN SOTTOVESTE E' MEGLIO
C’è un ritorno ad una femminilità più romantica,
ma sempre citata, virgolettata.
Roma, 22 mar. (Ign) –
‘Abat-jour, che diffondi la luce blu’. Accompagnata da queste note e sotto lo sguardo vorace di Marcello Mastroianni, Sophia Loren inizia lo spogliarello più comico-sensuale della commedia all’italiana degli anni Sessanta. Sono passati quarantatre anni da ‘Ieri, oggi, domani’, il film in tre episodi di Vittorio De Sica, ma quella sottoveste indossata dall’attrice italiana più rappresentativa e prosperosa del Belpaese non è stata dimenticata. Ed oggi la moda femminile, con un occhio al vintage e l’altro al recupero di modelli più romantici, riprende il capo eleggendolo a simbolo di una donna più coperta ma non per questo meno sexy.Così, sul sito della Perla, è proprio l’immagine di una modella in sottoveste a dare l’avvio alla collezione di intimo presentata come ”un ritorno alla naturalezza e a un’eleganza liquida e discreta, delicatamente retrò”. C’è una nuova voglia di femminilità, si specifica, ”più interiore ma ancora più preziosa”. Per chiarire meglio il concetto, dare un’occhiata al ”collier-bra”, il reggiseno da indossare come una collana in cotone e seta…
C’è un ritorno ad una femminilità più romantica,
ma sempre citata, virgolettata.
Roma, 22 mar. (Ign) –
‘Abat-jour, che diffondi la luce blu’. Accompagnata da queste note e sotto lo sguardo vorace di Marcello Mastroianni, Sophia Loren inizia lo spogliarello più comico-sensuale della commedia all’italiana degli anni Sessanta. Sono passati quarantatre anni da ‘Ieri, oggi, domani’, il film in tre episodi di Vittorio De Sica, ma quella sottoveste indossata dall’attrice italiana più rappresentativa e prosperosa del Belpaese non è stata dimenticata. Ed oggi la moda femminile, con un occhio al vintage e l’altro al recupero di modelli più romantici, riprende il capo eleggendolo a simbolo di una donna più coperta ma non per questo meno sexy.Così, sul sito della Perla, è proprio l’immagine di una modella in sottoveste a dare l’avvio alla collezione di intimo presentata come ”un ritorno alla naturalezza e a un’eleganza liquida e discreta, delicatamente retrò”. C’è una nuova voglia di femminilità, si specifica, ”più interiore ma ancora più preziosa”. Per chiarire meglio il concetto, dare un’occhiata al ”collier-bra”, il reggiseno da indossare come una collana in cotone e seta…
Richiamo nostalgico al passato o ricerca di una femminilità più tradizionale? Luisa Valeriani, che insegna sociologa della moda e delle arti all’Università di Roma La Sapienza, chiama in causa il vintage imperante, che ”consiste nel pescare dal cesto del passato” senza però un preciso dettame di stile. ”Certo, rispetto agli anni Novanta, sembra esserci un ritorno ad una femminilità più romantica – precisa la studiosa -, ma sempre citata, virgolettata. Quel capo mi è piaciuto, e lo riprendo”. Una tendenza della moda che si ritrova anche nell’arte. ”La creatività oggi – spiega Valeriani – non si realizza tanto inventando cose nuove quando riutilizzando cose vecchie con un forte accento sull’affettività”. E’ la vecchia storia delle madeleine di Proust. Anche attraverso una vecchia sottoveste della nonna possono affiorare ricordi confortanti.
CHI E’ LUISA VALERIANI
IL LIBRO
DENTRO LA TRASFIGURAZIONE Luisa Valeriani MELTEMI EDITORE |
L’Occidente ha fondato i linguaggi del potere e della scrittura sul modello del mito platonico della caverna, secondo cui la conoscenza è un faticoso cammino di astrazione dall’ingannevole esperienza sensibile. Tuttavia, la cultura delle nuove tecnologie, della rete e dei consumi mette in crisi tale modello, richiedendo una continua performatività dell’esperienza in una risposta immediata all’impatto con l’altro, che trasforma e produce non più oggetti, ma processi. Nel racconto evangelico della Trasfigurazione Luisa Valeriani individua un modello di modalità cognitive, espressive e comportamentali che, a differenza del paradigma platonico, consente di avvicinare e comprendere l’esperienza attuale della cibercultura. Seguendo il filo rosso della Trasfigurazione, l’autrice rintraccia nelle espressioni artistiche del Moderno la crisi di un ordine formale fondato sulla separazione tra soggetto e oggetto: già da Caravaggio, e poi attraverso i mistici e le avanguardie, soprattutto con Duchamp, l’opera d’arte si trasforma in dispositivo. E dispositivi, trasfigurativi e comunicativi, risultano oggi non solo Bill Viola e Marina Abramovic, Vanessa Beecroft o Ciriaco Campus, ma anche tutti i bricoleurs che introducono creatività nelle loro pratiche di consumo. (da Librerie.it)