FATTI E POESIA a cura di Reno Bromuro
– PARLIAMONE: ANCORA CONTRO IL RACKET DELL’ARTE (3)
– LA POESIA DELLA SETTIMANA: CONOSCIAMO MARGHERITA RIMI
14 aprile 1901: nasce a Paduli in provincia di Benevento Enzo V. Mormorale, filologo e latinista, autore de «La storia della Letteratura Latina», del Cato Major, del Petronio Arbiter ed altri duecento trattati e saggi su autori latini.
14 aprile 1915: a Milano uno sciopero generale cittadino si svolge per protestare contro l’uccisione da parte della forza pubblica di un operaio durante una manifestazione socialista contro la guerra, svoltasi l’undici aprile.
15 aprile 1919: gruppi fascisti incendiano la sede dell’ Avanti! durante uno sciopero generale a Milano. Nel corso dell’anno si costituiranno le prime squadre d’azione fasciste che si scateneranno violentemente soprattutto contro le sedi socialiste.
16 aprile 1915: l’Austria respinge le richieste italiane, ribadendo di essere disposta a cedere soltanto una parte del Trentino. Le trattative fra i due Stati sono così interrotte.
– PARLIAMONE: ANCORA CONTRO IL RACKET DELL’ARTE (3)
– LA POESIA DELLA SETTIMANA: CONOSCIAMO MARGHERITA RIMI
14 aprile 1901: nasce a Paduli in provincia di Benevento Enzo V. Mormorale, filologo e latinista, autore de «La storia della Letteratura Latina», del Cato Major, del Petronio Arbiter ed altri duecento trattati e saggi su autori latini.
14 aprile 1915: a Milano uno sciopero generale cittadino si svolge per protestare contro l’uccisione da parte della forza pubblica di un operaio durante una manifestazione socialista contro la guerra, svoltasi l’undici aprile.
15 aprile 1919: gruppi fascisti incendiano la sede dell’ Avanti! durante uno sciopero generale a Milano. Nel corso dell’anno si costituiranno le prime squadre d’azione fasciste che si scateneranno violentemente soprattutto contro le sedi socialiste.
16 aprile 1915: l’Austria respinge le richieste italiane, ribadendo di essere disposta a cedere soltanto una parte del Trentino. Le trattative fra i due Stati sono così interrotte.
PARLIAMONE:
ANCORA CONTRO IL “RACKET DELL’ARTE” (3)
Arriva il cardiochirurgo responsabile del buon andamento del reparto, che aveva operato sia l’uno sia l’altro e gli spiega che nelle sue condizione non si può permettere il lusso di avere, nemmeno per un minuto, la glicemia alta.
Gli risponde di aver capito, lo ringrazia per la spiegazione data, ma tace l’accaduto all’ex campione. “E’ possibile parlare da soli, gli chiede, non mi va di mettere le cose in piazza?”
”So già tutto.” Afferma il clinico allontanandosi in fretta. Il mattino dopo il paziente è dimesso con l’asserzione che è inutile lasciarlo ricoverato, visto che gli altri due interventi sono stati pianificati, uno per la fine d’aprile e l’altro per gli inizi di maggio. L’ex campione va via e dopo circa mezz’ora, arriva in camera un infartuato. L’altro degente, oramai libero di potersi muovere avrebbe voluto aiutarlo, ma lui appena sistemato sul lettino sottolinea alle infermiere: «Fino a lunedì sono stato il più grande campione di tennis ed ora eccomi qui…Mi mettete una tenda che faccia da separé, desidero la mia privacy». La tenda fa sentire l’altro paziente, come un cane al guinzaglio, anche perché gli è accorciata la prolunga della flebo, ma tace. Non sa ancora, ma sente che lo avrebbero dimesso… per insubordinazione.
Si affaccia prepotente il favoritismo ospedaliero. Quando il paziente relegato in un piccolo antro come un “cane vicinissimo alla cuccia”, salì dalla sala operatoria, c’erano i familiari che aspettavano per aiutarlo a sistemare le prime cose, ma non essendo l’ora d’entrata non li fanno passare. Quando è salito dalla sala operatoria “Il più grande campione di tennis”, lo dice lui, gli fanno stare accanto, la moglie i figli ed anche gli amici. Il paziente contestatore è dimesso e gli viene assegnata una terapia che la ASL non riconosce, eppure è un medicinale salvavita, che costa una tombola, il medico di famiglia, ovviamente non può fare altro che emettere una ricetta per acquistarla. Allora questi si ripete, come un pappagallo, le parole di Giancarlo Funari: «Se non avessi avuto un miliardo sarei morto!» Come vedete la sanità esiste per i ricchi, i pensionati e i poveri sono destinati alla «decimazione». Sembra essere ritornati al periodo nazista! Che Vergogna!
LA POESIA DELLA SETTIMANA:
CONNUBIO TRA VITA E DISSACRAZIONE POETICA di Margherita Rimi
Quando ho ricevuto «Per non inventarmi», un libretto che raccoglie settantadue poesie ed è maneggevole, si può portare in tasca comodamente, edito dalla Edizioni Kepos nel 2002, che ringrazio perché mi permette di leggere poesie fresche e riposanti, comodamente seduto all’ombra di un albero gustando appieno la ricchezza d’immagini, che le parole ricercate volutamente evocano, lasciandomi spesso con lo sguardo nel vuoto e il cuore gonfio di gioia.
Margherita Rimi, non è il primo né sarà l’ultimo Medico che coltiva la poesia, nell’era contemporanea. Ha pubblicato la prima raccolta di versi nel 1990 dal titolo «Traccia d’interiorità», Cultura Duemila, Ragusa. Alcune poesie sono state inserite in Petali di sole, Mazzotta, Castelvetrano, mentre la silloge Righe mancanti è inserita in Il volto dell’altro. Itinerari tra alterità e scrittura, Kepos, Castelvetrano-Palermo.
Afferma Marilena Renda nella prefazione che Margherita Rimi: «è sempre alla ricerca dell’unità perduta, di un’impossibile ricomposizione, di risposte non più transitorie, come nel mito dell’origine riferito a Platone, la Rimi si serve, con il massimo ludibrio, della possibilità delle parole…»
In generale è stata usata l’immagine di «una perlustrazione inesausta, per ricostruire la mappatura dell’essere e dei suoi confini» come simbolo dello Spirito e la sua visualizzazione è molto suggestiva ed evocatrice. Ma ancora più efficace e suscitatore di energie e di processi psico-spirituali è l’uso del simbolo, cioè la visualizzazione del passaggio, dello sviluppo, della mappatura dalla nascita al suo sviluppo verbale e poetico, come un fiore che si apre lentamente al sole per bere la verginità della rugiada.
Lo sviluppo corrisponde ad una realtà profonda, si apre per capire e, indubbiamente, obbedire alla legge fondamentale della vita, che l’autrice manifesta con vigore lirico tanto nei processi della natura, quanto in quelli umani. Il nostro Essere spirituale, il «sé», che è la parte essenziale e più reale di noi, è, di solito, avviluppato dalle sensazioni, prima; poi dalle molteplici emozioni ed impulsi, quali le paure, i desideri, le attrazioni e le repulsioni; e, dall’attività mentale inquieta e tumultuosa. Quindi è necessario togliere o allargare questi viluppi, affinché si palesi il Centro Spirituale.
Questo avviene, tanto nella natura quanto nell’animo umano, in virtù dell’azione mirabile e misteriosa della vitalità lirica, poetica e psicologica, che urge dentro ed opera in modo irresistibile e inarrestabile come un fiume in piena. Perciò il simbolo, anzi il principio della crescita, dello sviluppo, della evoluzione, è spesso utilizzato (non dimentichiamo che l’autrice è psichiatra), nella psicologia e nell’educazione e su di lui si basano la concezione e la pratica della psicosintesi. L’autrice sa che la sua applicazione è l’esercizio che darà forza e vigore lirico alla sua poesia.
La poesia della Rimi nasce come un boccio di rosa; poi verso dopo verso, si visualizzano lo stelo, le foglie e, alla sommità dello stelo, il boccio, che bevendo l’intimo sole sboccia per essere accolto dal lettore, che ne rimane incantato, perché mentre legge ed osserva, vede che a poco a poco il verso si materializza, lasciando scorgere le immagini più poetiche che abbia potuto leggere fino a quel giorno.
A questo punto, il lettore sente il profumo delle parole, ne inala l’odore e si rende conto che questa poesia ha un suo profumo caratteristico: tenue, dolce, gradevole, come una sinfonia di Beethoven. Anche se nel linguaggio è spesso usato il simbolismo.
DELLE COSE CHE CAMBIANO
Adesso mi accarezzano
le carezze mai fatte
mi guardano presenti
Mi abbraccio alle cose
che non rimangono
che non ingannano
quello
che non potevo
essere.