IL COMMENTO DI GICAR

LA CADUTA DI STILE

– Ai “Vecchi” si sono sostituiti i “Nuovi” ed ai “Nuovi” i “Vecchi”. E chi siano i vecchi ed i nuovi , ovunque siano politicamente, davvero poco importa. –  da  “Enclosed – I Recintati” di Lucio Aragri  

  
Una volta tanto anche in politica è accaduto quello che può capitare nella vita di tutti i giorni o quanto spesso succede nello sport: vincere al fotofinish per una manciata di millesimi di secondo con una distanza di spazio non commensurabile alla normale portata visiva. Chi vince è il campione olimpico o il campione del mondo ed il secondo classificato non è certo il vice di nessuno.

Palazzo MadamaIl sistema maggioritario, subentrato ad un consociativismo forse ossessivo, in ogni caso ci aveva abituato a rispettare il responso delle urne per quello che era, senza passare  tra le forche caudine degli accordi estenuanti del dopo voto.

Nessuno forse si sarebbe immaginato che il nuovo proporzionale (chissà chi lo ha consigliato al Centro-Destra), con il premio di maggioranza alla camera dei deputati  ed il voto degli italiani all’estero al senato, avrebbe potuto approdare anche in bipolarismo di fatto, su un piano effettivo e reale.

Tutto sommato credo che gli italiani di fronte a questa situazione del tutto nuova, siano più malleabili, duttitili e rispettosi dei governanti (parola intesa in senso di rapprensentanza parlamentare complessiva) che hanno eletto i quali, invece, sembrano piuttosto tentati a continuare in quella caduta di stile che li ha contraddistinti in campagna elettorale e che al sostanziale pareggio emerso dalle urne si voglia far pesare ancora la bieca logica, che ha infastidito tutti, di quell’Italia fatta, non si sa perché,  per metà di “coglioni” e per l’altra di “delinquenti”, come se tutti fossimo considerati da tutti degli imbecilli inermi. Sappiamo che così non è e che chi ha vinto, da una parte  avrebbe potuto avere almeno il buon gusto di lanciare un pensiero a coloro che non l’avevano votato e gli altri a non essere così suscettibili di fronte alle omissioni di Prodi e di Fassino del primo momento. Da buoni liberali, un tocco di bon ton,  non sarebbe guastato.


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LA CADUTA DI STILE

– Ai “Vecchi” si sono sostituiti i “Nuovi” ed ai “Nuovi” i “Vecchi”. E chi siano i vecchi ed i nuovi , ovunque siano politicamente, davvero poco importa. –  da  “Enclosed – I Recintati” di Lucio Aragri  

  
Una volta tanto anche in politica è accaduto quello che può capitare nella vita di tutti i giorni o quanto spesso succede nello sport: vincere al fotofinish per una manciata di millesimi di secondo con una distanza di spazio non commensurabile alla normale portata visiva. Chi vince è il campione olimpico o il campione del mondo ed il secondo classificato non è certo il vice di nessuno.

Palazzo MadamaIl sistema maggioritario, subentrato ad un consociativismo forse ossessivo, in ogni caso ci aveva abituato a rispettare il responso delle urne per quello che era, senza passare  tra le forche caudine degli accordi estenuanti del dopo voto.

Nessuno forse si sarebbe immaginato che il nuovo proporzionale (chissà chi lo ha consigliato al Centro-Destra), con il premio di maggioranza alla camera dei deputati  ed il voto degli italiani all’estero al senato, avrebbe potuto approdare anche in bipolarismo di fatto, su un piano effettivo e reale.

Tutto sommato credo che gli italiani di fronte a questa situazione del tutto nuova, siano più malleabili, duttitili e rispettosi dei governanti (parola intesa in senso di rapprensentanza parlamentare complessiva) che hanno eletto i quali, invece, sembrano piuttosto tentati a continuare in quella caduta di stile che li ha contraddistinti in campagna elettorale e che al sostanziale pareggio emerso dalle urne si voglia far pesare ancora la bieca logica, che ha infastidito tutti, di quell’Italia fatta, non si sa perché,  per metà di “coglioni” e per l’altra di “delinquenti”, come se tutti fossimo considerati da tutti degli imbecilli inermi. Sappiamo che così non è e che chi ha vinto, da una parte  avrebbe potuto avere almeno il buon gusto di lanciare un pensiero a coloro che non l’avevano votato e gli altri a non essere così suscettibili di fronte alle omissioni di Prodi e di Fassino del primo momento. Da buoni liberali, un tocco di bon ton,  non sarebbe guastato.


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La contrapposizione o la spaccatura non è nel popolo italiano che, pur nella divisione delle idee o delle posizioni, riesce comunque a rispettarsi, quanto piuttosto nella sua classe politica che non è paga se non vede  stritolato, in termini di voti o di parole, si intende, il proprio avversario.

A quanto pare gli italiani si sono riappropriati del voto, non solo in termini di affluenza alle urne, ma anche di fatto, percependo che ognuno di loro è importante e che la propria singola espressione di volontà è ago della bilancia più di un partito politico nel suo stringere alleanze con questi o quelli. Forse l’elettorato, in modo inconsapevole, ha restituito la pariglia ai politici, con quel simbolico pareggio, rovesciando su di loro i propri dilemmi per non esserne più succubi.

Non è che io difenda questo nuovo proporzionale: personalmente  preferisco un maggioritario secco e con sbarramenti seri alla base; ma almeno questa volta si è potuto votare in piena libertà mentale. Se è vero che da una parte siamo stati scippati dell’espressione di ogni preferenza e dell’elezione dei singoli parlamentari, dall’altra però ne abbiamo guadagnato in tranquillità abituati, come eravamo, ad essere assediati da lettere, “visite domiciliari”, cene, presentazioni e telefonate degli amici o degli amici degli amici per esprimere un voto per un candidato che necessariamente doveva essere, ogni volta, più brava persona di un altro.

Che i “nostri governanti”, anche se non dovessimo ritenerli tali per ragioni di fede politica,  governino, sia alla Camera che al Senato e facciano il loro dovere senza scaricare, un domani,  le proprie responsabilità in divisioni che alla fine non sono nel popolo italiano, ma solo in loro.

Palazzo Montecitorio

D’altronde lo scenario che si sarebbe prospettato, prima della notizia sulle scelte al senato degli italiani all’estero (la Camera da una parte ed il Senato dall’altra), non avrebbe travalicato la Costituzione. Sotto qualsiasi sistema elettorale tale eventualità  (quella del pareggio di fatto)avrebbe potuto sempre verificarsi. Non lo è stato in passato, oggi lo avrebbe potuto essere e credo avremmo raggiunto l’apoteosi della democrazia dove la maggioranza e l’opposizione avrebbero potuto avere davvero pari opportunità,  per essere allo stesso tempo l’una e l’altra cosa.

Chissà, forse i problemi del Paese avrebbero potuto essere davvero risolti con il contributo di tutti! Tralasciando per una volta tanto la logica de  il  Potere per il Potere.

Ora una nuova caduta di stile si potrebbe ancora accettare, visto il continuare delle diatribe verbali o dei silenzi emblematici, delle urla che gridano ai brogli, delle conferme della Cassazione e degli annunciati ricorsi infiniti.  Ma  l’irragionevolezza di un’eventuale ingovernabilità, che ci riporti di nuovo e  presto alle urne, no! Non sarebbe coerente con quell’ostentata dichiarazione di vittoria auto-proclamata al di là di ogni evidenza e difficoltà di fatto.

Spero che da domani chi si siederà al Governo della Nazione possa ricordarsi anche di quella metà di Italiani che, non essendo né “coglioni” né “delinquenti”, non meritano di non essere neanche nominati, come fossero davvero persone da recintare o recintate a priori.

mikronet

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