QUIRINALE. I 1010 ELETTORI DEL PRESIDENTE

Come si elegge il capo dello Stato, fra norme costituzionali e curiosità

Saranno 630 deputati, 315 senatori più i 7 a vita e i 58 delegati delle
regioni a scegliere il successore di Ciampi

INSALATIERA

Roma (Ign) – Quest’anno sono 1.010 e il loro compito è quello di eleggere il presidente della Repubblica. Sono i cosiddetti ‘grandi elettori’, ossia i 630 deputati, i 315 senatori più i 7 a vita e i 58 delegati delle regioni.
Per eleggere il successore di Carlo Azeglio Ciampi servono almeno 674 voti entro i primi tre scrutini. Nel caso il risultato non venga raggiunto, dalla quarta assemblea in poi si può eleggere il nuovo inquilino del Quirinale anche solo per maggioranza assoluta, cioè con almeno 506 schede concordanti.
I delegati sono eletti dalle regioni in numero di tre per ognuna, due per la maggioranza e uno per l’opposizione. Solo la Valle d’Aosta ha in aula un unico rappresentante. 

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Come si elegge il capo dello Stato, fra norme costituzionali e curiosità

Saranno 630 deputati, 315 senatori più i 7 a vita e i 58 delegati delle
regioni a scegliere il successore di Ciampi

INSALATIERA

Roma (Ign) – Quest’anno sono 1.010 e il loro compito è quello di eleggere il presidente della Repubblica. Sono i cosiddetti ‘grandi elettori’, ossia i 630 deputati, i 315 senatori più i 7 a vita e i 58 delegati delle regioni.
Per eleggere il successore di Carlo Azeglio Ciampi servono almeno 674 voti entro i primi tre scrutini. Nel caso il risultato non venga raggiunto, dalla quarta assemblea in poi si può eleggere il nuovo inquilino del Quirinale anche solo per maggioranza assoluta, cioè con almeno 506 schede concordanti.
I delegati sono eletti dalle regioni in numero di tre per ognuna, due per la maggioranza e uno per l’opposizione. Solo la Valle d’Aosta ha in aula un unico rappresentante. 

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L‘assemblea congiunta di Camera e Senato si tiene nella sede della Camera a Montecitorio, che per l’occasione viene ampliata così da consentire a tutti gli elettori di prendere posto. Davanti alle urne sfilano in ordine alfabetico prima i senatori, seguiti dai deputati e dai delegati delle regioni. Ma non tutto il cerimoniale è immutabile rispetto delle tradizioni. Dal 1992, anno in cui a ricoprire la prima carica dello Stato fu nominato Oscar Luigi Scalfaro, si sono infatti introdotte delle cabine ad arco rimovibili, sistemate a cavallo dei banchi prospicienti la presidenza e coperte da una tenda.

L’elettore viene chiamato ad alta voce a votare al centro dell’aula e, una volta in cabina, scriverà con la matita copiativa il nome del candidato sulla scheda consegnatagli dal commesso. Sotto gli occhi di un segretario la depositerà poi nell’urna posta all’uscita della cabina stessa. Il raccoglitore delle schede, detto ‘l’insalatiera’ è di vimini e foderato di raso verde.

Dopo le operazioni di voto, si passa agli spogli, operazione durante la quale il contenuto di ogni scheda viene letto ad alta voce all’assemblea. Per essere inserito nella ‘classifica’ delle preferenze, un candidato deve raccogliere almeno due voti. I voti singoli, vengono infatti considerati dispersi. Come segnalare infine l’avvenuta elezione? Se c’è chi viene annunciato al mondo con una fumata bianca, per salutare il nuovo inquilino del Quirinale si suona la campana maggiore della torre dell’orologio di Montecitorio.

Ma l’elezione del capo dello Stato non sempre è stata rapida e indolore. Narrano infatti le cronache che se per conoscere il nome di Sandro Pertini, nel 1978, furono necessari nove giorni e sedici votazioni, Giuseppe Saragat, nel 1964 aspettò dodici giorni e ben 21 scrutini. Niente però in confronto alla travagliata elezione di Giovanni Leone, nel 1971, eletto al ventitreesimo scrutinio dopo uno scontro fra il candidato della Dc Fanfani e quello della sinistra De Martino. Più facili invece le cose per Francesco Cossiga, eletto nel 1985 al primo turno con 752 voti e per Carlo Azeglio Ciampi, anch’egli nel 1999 eletto al primo tentativo, con 707 preferenze.

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