A ROMA ANTEPRIMA NAZIONALE DI NON POSSO LASCIARTI ANDAR VIA

L'ETERNAUTA - LIBRERIA ROMA

 Via Gentile da Mogliano, 184

 00176 Roma  –  06.27.800.534


SABATO 17 GIUGNO – ORE 18,30
Presentazione del libro

NON POSSO LASCIARTI ANDAR VIA
di Ilaria Giovinazzo
(collana Le Lettere, Prospettivaeditrice, 2005)
 
Tempo, distanza, non conta niente di tutto questo.
Quando due persone sono fatte per stare insieme si troveranno ancora e ancora,
nonostante tutto.”

Non posso laciarti andar via - di Ilaria Giovinazzo
Non posso lasciarti andar via nasce da una domanda: il gioco vale la candela? e parla di come destino, passione, e amore portano due ragazzi a confrontare la necessità del vivere la quotidianità con l’esigenza di seguire il cuore. In un susseguirsi di situazioni comiche e drammatiche si evolverà la vicenda intima di Lea, che dovrà scegliere tra la realtà e i sogni. Sullo sfondo, una Roma che si fa quotidiana, amica, scenario in cui i personaggi trovano il loro spazio vitale. Romanzo di formazione, leggero ma che non fa dimenticare che la vita non è un videogame e che di opportunità ce ne vengono date poche, e occorre afferrarle. E tra le righe, si assiste alla formazione dello stile personale dell’autrice, che sa mescolare ironia e profondità, e riesce a scavare con abilità nell’anima dei suoi personaggi. Un romanzo sull’amore e sulla difficoltà di scegliere la strada giusta.

ILARIA GIOVINAZZO nasce a Roma nel 1979. Dopo aver frequentato il liceo artistico si laurea nel 2006 in Lettere con una tesi in Storia delle Religioni. Pittrice, poetessa, appassionata ricercatrice nel campo spirituale si interessa di astrologia e filosofia orientale. Nel 2001 esce il suo primo romanzo Anime Perdute C&A (Effedue Edizioni). Nel 2002 esce Come una macchia di caffè sui jeans che viene ripubblicato da Prospettiva editrice col titolo Non posso lasciarti andar via (2005). Attualmente tiene una rubrica di attualità politica sulla testata web Oltrepensiero.it

DIALOGANDO CON…   INTERVISTA A ILARIA GIOVINAZZO   >>>



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Presentazione del libro

NON POSSO LASCIARTI ANDAR VIA
di Ilaria Giovinazzo
(collana Le Lettere, Prospettivaeditrice, 2005)
 
Tempo, distanza, non conta niente di tutto questo.
Quando due persone sono fatte per stare insieme si troveranno ancora e ancora,
nonostante tutto.”

Non posso laciarti andar via - di Ilaria Giovinazzo
Non posso lasciarti andar via nasce da una domanda: il gioco vale la candela? e parla di come destino, passione, e amore portano due ragazzi a confrontare la necessità del vivere la quotidianità con l’esigenza di seguire il cuore. In un susseguirsi di situazioni comiche e drammatiche si evolverà la vicenda intima di Lea, che dovrà scegliere tra la realtà e i sogni. Sullo sfondo, una Roma che si fa quotidiana, amica, scenario in cui i personaggi trovano il loro spazio vitale. Romanzo di formazione, leggero ma che non fa dimenticare che la vita non è un videogame e che di opportunità ce ne vengono date poche, e occorre afferrarle. E tra le righe, si assiste alla formazione dello stile personale dell’autrice, che sa mescolare ironia e profondità, e riesce a scavare con abilità nell’anima dei suoi personaggi. Un romanzo sull’amore e sulla difficoltà di scegliere la strada giusta.

ILARIA GIOVINAZZO nasce a Roma nel 1979. Dopo aver frequentato il liceo artistico si laurea nel 2006 in Lettere con una tesi in Storia delle Religioni. Pittrice, poetessa, appassionata ricercatrice nel campo spirituale si interessa di astrologia e filosofia orientale. Nel 2001 esce il suo primo romanzo Anime Perdute C&A (Effedue Edizioni). Nel 2002 esce Come una macchia di caffè sui jeans che viene ripubblicato da Prospettiva editrice col titolo Non posso lasciarti andar via (2005). Attualmente tiene una rubrica di attualità politica sulla testata web Oltrepensiero.it

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L’INTERVISTA

Intrigante ed acqua e sapone, sicuramente sincera quanto provocatoria, Ilaria Giovinazzo non scherza nel rispondere alle domande. Oltre la penna sa usare anche la parola. Passionale e dolce allo stesso tempo, sicura di se ed aperta al mondo con cui confrontarsi, sembra non lasciarsi intimorire da niente. Poliedrica, ironica se non quando sarcastica, con un occhio agli istinti e l’altro al cielo, tra introspezione ed analisi sociali, si immerge nella realtà come nei sogni non cadendo, però, e non cedendo il passo alle trappole della filosofia. Politicamente impegnata senza dire con chi, con due battute fa capire da che parte sta. Con i piedi per terra, nei suoi impegni letterari e giornalistici, non è superficiale, scandaglia la società con attenzione e le notizie con professionalità. Appartiene sicuramente a quella genrazione del terzo millennio che sa il fatto suo e che non disdegna, allo stesso tempo, usare i pennelli e le tele bianche per dare spazio e forza ai colori della vita.

      
Ilaria Giovinazzo...intrigante

– Laureata in lettere e filosofia, scrittrice, poetessa, pittrice e giornalista. A 27 anni si sente già arrivata?
Oh no, no, assolutamente! Sono solo all’inizio, e la strada da percorrere è lunga e sofferta. C’è sempre il rischio di perdersi lungo il cammino. Ho tanto da imparare in ogni campo per riuscire a superare il mestiere e approdare all’arte e questo è ciò che distingue un dilettante da un professionista. Saper fare il proprio mestiere ad arte. Ci sto lavorando.
La multiformità delle mie passioni è un lato imprescindibile del mio carattere, non potrei fare meno, mi sentirei monca forse.

– Scrittura e pittura. Forme di espressione complementari o disgiunte? O meglio: dipinge quello che non può scrivere o scrive quello che non può dipingere?
Entrambe. Ogni voce interiore chiede di essere espressa in un modo ben preciso. Alcune cose possono essere solo dipinte, altre solo scritte.

– Una sensazione, un sentimento, un messaggio per essere comunicato agli altri e farlo capire nella sua interezza necessita di essere espresso in diverse forme?
Dipende da cosa, di quel sentimento, si deve comunicare e a chi. Nel Medioevo gli scultori insegnavano la Bibbia attraverso i capitelli delle colonne delle chiese. In questo modo anche gli analfabeti potevano comprendere. Usare varie forme espressive è come cercare di comunicare qualcosa a diversi livelli.

I titoli di Ilaria Giovinazzo– I suoi  romanzi o le sue poesie spesso ci immergono in una sorta di smarrimento. Nella sua quotidianità quale è il rapporto con la realtà?
Uhmmm… ultimamente molto intenso. C’è molta realtà nella mia esistenza attuale e poca filosofia! (risata) Credo che la realtà sia un modo per mettere alla luce chi siamo e cosa possiamo dare e fare per il mondo. Si può vivere in tre modi: da bestie, da angeli e da uomini. Pico della Mirandola ha molto da insegnare al riguardo. La realtà a cui aspiro è una realtà vissuta da essere umano, con un occhio agli istinti e un occhio al cielo.

– Crede nel destino? Gli esseri umani su questa terra sono solo burattini o gli è concesso di essere anche un po’ burattinai?
Moggi insegna che si può anche essere burattinai! (sorriso) A parte gli scherzi, ho una concezione del destino molto particolare, credo che alcune cose siano decise da noi prima di nascere, alcune prove. Credendo nel karma e nella reincarnazione sono portata a pensare che alcuni avvenimenti della nostra vita siano dei rimborsi o degli scotti da pagare per il nostro comportamento passato. Ma non tutto è stabilito. Noi siamo sempre liberi di scegliere come reagire di fronte a questi eventi.

– Escludendo i suoi editori, se vuole, cosa ne pensa del mondo dell’editoria in genere?
Scriviamo in troppi e leggiamo poco e in pochi. Il mercato italiano deve produrre letteratura di qualità e spesso proprio quella è relegata a case editrici piccole che sono costrette, per non chiudere baracca e burattini, a chiedere un contributo. Diciamo che credo nella piccola e media editoria di qualità. Le grandi case editrici negli ultimi tempi ragionano troppo in termini di marketing e più che produrre arte producono oggetti di consumo.
scrivere...perche?– Quali sono stati i motivi che la prima volta l’hanno spinta a prendere una matita in mano ed a riempire un foglio bianco? Stesso interrogativo per i pennelli e le tele.

Ho iniziato a scrivere sul mio diario, per un bisogno intenso di comunicare su carta le mie emozioni. Poi sono passata alla poesia. I romanzi sono arrivati tardi, verso i quindici anni, quando l’idea di elaborare una storia era più alla mia portata. Il mio primo romanzo lo scrissi a penna su tre quadernetti a righe. Per la pittura il discorso è diverso. Da piccola i miei mi lasciavano disegnare sulla carta da parati, questo prima che ristrutturassero casa, e quindi davo libero sfogo alla mia creatività! Poi iniziai a ricopiare selvaggiamente tutti i paesaggi che mi colpivano, usando la penna, le tempere, i pastelli. Quando decisi di iscrivermi all’artistico sapevo che l’arte sarebbe stata al centro della mia vita in qualche modo e infatti ne è ancora parte essenziale.

– Le piace scrivere più articoli giornalistici o romanzi (o poesie)?
Negli ultimi tempi scrivo poca poesia. La poesia nasce dallo stato estatico, dalla riflessione sognante o da sentimenti violenti. E forse è il periodo che sto vivendo che non mi porta a produrre versi. Gli articoli giornalistici mi piace scriverli per indagare, per commentare o informare qualcuno di qualcosa che per me è importante e tendo sempre a comportarmi da opinionista. Scrivere romanzi è creare la mia opera più grande, mi appassiona a tal punto che dimentico di mangiare se sono nel bel mezzo della stesura di un libro.

Ilaria Giovinazzo...acqua e sapone C’è una sua fotografia nel web che è particolarmente intrigante. Recentemente ne sono apparse altre, invece, più acqua e sapone. E’ solo una questione di look, espressione di stili di vita mutati o di esigenze interiori diverse?
Gioco molto col mio aspetto. Dopo un periodo da maschiaccio adesso utilizzo la mia femminilità in modo intercambiabile. Se penso a me stessa mi vedo con un bel sari bianco, i capelli sciolti sulle spalle, senza bracciali, anelli o collane e a piedi scalzi, senza un filo di trucco. Ma quella è la rappresentazione ideale di me. Nella realtà mi piace esagerare, in un senso o nell’altro, più per provocazione che per un reale bisogno. E dalla semplicità assoluta passo alla femminilità più intensa. Ma rimane un gioco, sono molto acqua e sapone se posso.

– E’ impegnata politicamente?
Dagli anni del liceo sì, molto. Ero in prima linea alle manifestazioni studentesche e sono stata tra i rappresentanti del mio Istituto. Organizzavo manifestazioni, incontri, dibattiti. All’Università ho preferito concentrarmi su altro ma privatamente ho continuato a crescere dal punto di vista dell’etica politica. Credo sia un dovere interessarsi a ciò che accade in alto, dove dovrebbe esserci chi ci rappresenta. Negli ultimi cinque anni poi, di fronte ad alcune scelte politiche sbagliate, ho avuto delle vere esplosioni di rabbia. La politica è un fatto che riguarda tutti.

– Degli uomini cosa ne pensa?
Per uomini intendiamo il genere umano maschile? Se sì, rispondo che gli uomini mi fanno tenerezza, almeno oggi. Alle donne è stato tolto il giogo e loro sono terrorizzati dalle nostre capacità. Non possono più adagiarsi, adesso devono dimostrare di meritare il nostro amore.

– Crede più nell’amore o nella carriera?
Nell’amore, infinitamente. Ma non parlo di amore uomo-donna e basta. Bisogna scegliere per amore, che sia di se stessi o per altri è uguale. Ciò implica che in alcuni casi occorre scegliere di realizzarsi per amore di sé e quindi dover fare delle scelte che sembrano privilegiare la ‘carriera’. Non sono una donna in carriera ma tengo a ciò che amo fare e se mi venisse impedito di farlo credo che diventerei una lampada spenta, senza più amore per niente e nessuno.

– Se nel mettere in salvo dieci persone ne potesse salvare di fatto una sola, che metro userebbe nella scelta?
Sceglierei di salvare una persona che ha ancora tanto da dare al mondo. Se poi ci sono dei bambini non credo avrei dubbi.

– Cosa odia di più?
Le menzogne dette per interesse. Il fondamentalismo di qualunque matrice. La stupidità. In questo momento in particolare il presidente G. W. Bush.

– Cosa ama di più?

La cucina indiana. Le poesie di Shelley. Le rose arancioni. Il mio gatto. Al mio fidanzato riservo un posto speciale e per la mia famiglia ovviamente il discorso è analogo.

– Che genere letterario preferisce leggere e quale è il suo autore preferito?
Tanta saggistica. Leggo molti libri di filosofia orientale, e di religione, dallo zen alla letteratura sufi. Mi interessa molto anche la psicologia di stampo junghiano con le sue derivazioni che sconfinano nello spirituale e nella psicologia umanista. Nella narrativa non ho generi particolari, sondo, cerco, assaggio e se un autore mi fa innamorare lo seguo per un po’ dandogli fiducia ma se non rispetta la promessa lo mollo.

– Il suo prossimo libro?
Il mio prossimo libro è già pronto, sta solo aspettando di andare in stampa. E’ un libro in cui ho inserito tutte le mie conoscenze dal punto di vista spirituale e storico. Una rielaborazione delle storie-leggende di tre donne. Una di queste è la Maddalena ma sono ben lungi dalla scia del romanzo di Dan Brown che non ho letto e non credo leggerò.

mikronet

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