ROMA – TESORI ANTICHI. I GIOIELLI DELLA COLLEZIONE CAMPANA
FINO AL 25 GIUGNO SONO STATI IN MOSTRA AI MUSEI CAPITOLINI
DOPO QUASI CENTOQUARANT’ANNI I FAVOLOSI GIOIELLI CAMPANA
SONO TORNATI A ROMA
Famose erano le sue raccolte di bronzi, sculture, terrecotte, gioielli, dipinti, ceramiche, monete e medaglie – esposte nella villa del Laterano, a breve distanza dalla chiesa dei Santi Quattro Coronati – provenienti dal mercato antiquario, da scavi intrapresi nelle sue proprietà o da indagini archeologiche a Roma e nel Lazio.
Scoprì il colombario di Pomponio Hylas e di altri due colombari sulla via Appia Antica, presso la tomba degli Scipioni. Grazie all’esperienza maturata nel campo archeologico e della ricerca scientifica, ottenne incarichi di prestigio dall’amministrazione pontificia, come la direzione degli scavi di Ostia.
Il Marchese Campana ebbe però un repentino rovescio di fortuna. Fin dal 1854, a causa di gravi problemi finanziari, aveva impegnato la collezione di gioielli e successivamente, con la garanzia delle altre collezioni, aveva contratto numerosi prestiti. Nel 1857 fu processato per malversazione, peculato e abuso d’ufficio e condannato a venti anni di carcere. La pena fu commutata in esilio, ma i suoi beni furono confiscati nel 1859 dallo Stato Pontificio: le amate collezioni, sequestrate, furono poste in vendita.
FINO AL 25 GIUGNO SONO STATI IN MOSTRA AI MUSEI CAPITOLINI
DOPO QUASI CENTOQUARANT’ANNI I FAVOLOSI GIOIELLI CAMPANA
SONO TORNATI A ROMA
Famose erano le sue raccolte di bronzi, sculture, terrecotte, gioielli, dipinti, ceramiche, monete e medaglie – esposte nella villa del Laterano, a breve distanza dalla chiesa dei Santi Quattro Coronati – provenienti dal mercato antiquario, da scavi intrapresi nelle sue proprietà o da indagini archeologiche a Roma e nel Lazio.
Scoprì il colombario di Pomponio Hylas e di altri due colombari sulla via Appia Antica, presso la tomba degli Scipioni. Grazie all’esperienza maturata nel campo archeologico e della ricerca scientifica, ottenne incarichi di prestigio dall’amministrazione pontificia, come la direzione degli scavi di Ostia.
Il Marchese Campana ebbe però un repentino rovescio di fortuna. Fin dal 1854, a causa di gravi problemi finanziari, aveva impegnato la collezione di gioielli e successivamente, con la garanzia delle altre collezioni, aveva contratto numerosi prestiti. Nel 1857 fu processato per malversazione, peculato e abuso d’ufficio e condannato a venti anni di carcere. La pena fu commutata in esilio, ma i suoi beni furono confiscati nel 1859 dallo Stato Pontificio: le amate collezioni, sequestrate, furono poste in vendita.
Sarà proprio il contatto diretto con gli splendidi originali della collezione Campana a suggerire ai Castellani di sperimentare nuove tecniche di lavorazione e di restauro, che giunsero in alcuni casi alla geniale trasformazione dei gioielli antichi, oltre a dare un fondamentale impulso alla produzione di gioielli di gusto archeologico, che ebbe un enorme e immediato successo in Italia e all’estero.
Mentre i tesori della collezione Campana venivano dispersi in Francia, Inghilterra e Russia, solo la collezione numismatica, formata da oltre quattrocento esemplari di monete d’oro romane e bizantine, fu acquistata dall’Amministrazione Capitolina nel 1873.
Nel 1861 gran parte della raccolta di gioielli antichi fu comperata dal Governo francese, che l’anno seguente la presentò al pubblico al Palais de l’Industrie di Parigi.
Dal 1863 la Collezione Campana andò a costituire uno delle più importanti raccolte del Dipartimento delle antichità greche, etrusche e romane del Museo del Louvre.
Dopo quasi centocinquant’anni, i favolosi gioielli Campana sono tornati, seppur temporaneamente, a Roma, grazie alla Mostra ideata da Françoise Gaultier, Conservateur en chef au département des Antiquités grecques, étrusque et romaines del Museo del Louvre e da Catherine Metzenger, Conservateur général honoraire dello stesso Dipartimento.
Già presentata a Parigi, l’esposizione, che ha offerto una raffinata selezione di circa duecento esemplari delle collezioni del Louvre, con alcuni prestiti dalle collezioni del British Museum e del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, è stata riproposta per iniziativa del Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali, Sovrintendenza ai Beni Culturali.
Dopo un’importante campagna di restauri finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, i “Tesori antichi” sono tornati ad offrirsi all’ammirazione dei visitatori, dai diademi principeschi agli anelli a castone, dalle pietre incise ai raffinatissimi orecchini etruschi a disco, a bauletto, a grappolo, a pendente. La maggior parte dei gioielli, purtroppo, proveniente da scavi in Campania, nel Lazio, in Etruria, o acquistata sul mercato antiquario, ci è pervenuta priva dei dati di scavo.
Caratteristiche sono le collane create nel XIX secolo assemblando elementi antichi ma di diversa provenienza.
Cinzia Dal Maso