VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE – UN LIBRO ED UNA MOSTRA…


(ANSA)
Il disastro e la sofferenza conseguente l’esplosione nucleare di Cernobyl è raccontato nel libro Viaggio al termine della nottevent’anni dopo l’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl (Vie di Mezzo edizioni), dello scrittore lancianese Carlo Spera. Parte del ricavato del libro verrà destinato all’ospedale oncologico pediatrico di Minsk, in Bielorussia. Il libro, con annessa mostra fotografica itinerante, è stato presentato al pubblico sabato 24 giugno, a Lanciano, all’ Auditorium Diocleziano. La mostra verrà poi presentata in tutta Italia, partendo da L’Aquila, Bologna, Basilicata e altre regioni, ha detto Spera. Nel volume sono presenti anche testimonianze di persone che sono tornate a vivere nei pressi della centrale atomica, dopo l’incidente del 26 aprile 1986; un viaggio emozionante in Ucraina, nel cuore della cosiddetta ‘zona di esclusione’, evacuata immediatamente dopo l’incidente nucleare.
Il lavoro svolto – ha detto Spera – vuole evidenziare i vari problemi che continuano ad affliggere la popolazione a distanza di vent’anni dalla tragedia. Un disastro che resta intatto, ma nei cui confronti l’attenzione dell’opinione pubblica è andata attenuandosi.
Chernobyl vent’anni dopo la tragedia 
– Fotogallery da Alice.it –


RICORDARE CERNOBIL
PER UN’ALTERNATIVA ENERGETICA SOSTENIBILE

 di     A L E S S A N D R O    R I Z Z O

DA WWW.ALICE.IT

Era il 26 aprile 1986, era una notte tranquilla nella lontana Bielorussia e accadde, dopo pochi minuti dall’inizio della nuova giornata, all’1 e 23 il più terribile e catastrofico incidente atomico e nucleare mai avutosi nella storia dell’umanità: due esplosioni dirompenti fanno letteralmente saltare per aria il reattore numero 4 della centrale di Cernobyl. Le conseguenze del grave fatto sono subito evidenti in tutta la propria portata gravosa e devastante. Le autorità sovietiche emisero la notizia solamente dopo 68 ore dal grave incidente, considerando la responsabilità dovuta essenzialmente agli addetti della manutenzione dell’impianto nucleare. Non solo: ma le prime evacuazioni delle abitazioni vicine al luogo avvennero ben 48 ore dopo il disastro. Oggi ancora non si conosce la reale portata dell’esplosione e non è ancora ben definito il territorio in cui sono presenti tracce radioattive nel suolo, nonché la vera entità della quantità di morti e decessi. E’ chiaro che un territorio pari a tre volte la superficie dell’Irlanda fu subito direttamente invasa dalla portata colossale della poderosa nube radioattiva che si sprigionò dal reattore esploso, mentre circa mezzo milione di persone sono morte per gli effetti della contaminazione, a differenza di quanto stimi l’organizzazione mondiale della sanità, che ha decifrato solamente 4000 decessi. Come abbiamo imparato dalla memoria storica del terribile evento di Hiroshima e Nagasaky ulteriori peggioramenti delle conseguenze dell’incidente nucleare saranno presenti nei prossimi anni. E’ ancora più preoccupante considerare che morirono 30000 dei liquidatori, studenti, militari in servizio, provenienti da tutte le repubbliche sovietiche, nonché scienziati, addetti ad attuare l’evacuazione delle abitazioni delle zone limitrofe al reattore, come la città vicina circa 30 chilometri, Pripjat, un comune di 50000 abitanti, oggi paese fantasma, completamente abbandonato, totalmente silente e privo di forme di vita. I dati sono veramente allarmanti e fanno riflettere sulla portata disastrosa dell’incidente. Le prime autorità giornalistiche che dettero l’informazione dell’incidente furono quelle svedesi, mentre l’URSS tentava di minimizzare il fatto adducendo il tutto come causato da negligenza e imperizia.

                                                                                                              segue…>>


(ANSA)
Il disastro e la sofferenza conseguente l’esplosione nucleare di Cernobyl è raccontato nel libro Viaggio al termine della nottevent’anni dopo l’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl (Vie di Mezzo edizioni), dello scrittore lancianese Carlo Spera. Parte del ricavato del libro verrà destinato all’ospedale oncologico pediatrico di Minsk, in Bielorussia. Il libro, con annessa mostra fotografica itinerante, è stato presentato al pubblico sabato 24 giugno, a Lanciano, all’ Auditorium Diocleziano. La mostra verrà poi presentata in tutta Italia, partendo da L’Aquila, Bologna, Basilicata e altre regioni, ha detto Spera. Nel volume sono presenti anche testimonianze di persone che sono tornate a vivere nei pressi della centrale atomica, dopo l’incidente del 26 aprile 1986; un viaggio emozionante in Ucraina, nel cuore della cosiddetta ‘zona di esclusione’, evacuata immediatamente dopo l’incidente nucleare.
Il lavoro svolto – ha detto Spera – vuole evidenziare i vari problemi che continuano ad affliggere la popolazione a distanza di vent’anni dalla tragedia. Un disastro che resta intatto, ma nei cui confronti l’attenzione dell’opinione pubblica è andata attenuandosi.
Chernobyl vent’anni dopo la tragedia 
– Fotogallery da Alice.it –


RICORDARE CERNOBIL
PER UN’ALTERNATIVA ENERGETICA SOSTENIBILE

 di     A L E S S A N D R O    R I Z Z O

DA WWW.ALICE.IT

Era il 26 aprile 1986, era una notte tranquilla nella lontana Bielorussia e accadde, dopo pochi minuti dall’inizio della nuova giornata, all’1 e 23 il più terribile e catastrofico incidente atomico e nucleare mai avutosi nella storia dell’umanità: due esplosioni dirompenti fanno letteralmente saltare per aria il reattore numero 4 della centrale di Cernobyl. Le conseguenze del grave fatto sono subito evidenti in tutta la propria portata gravosa e devastante. Le autorità sovietiche emisero la notizia solamente dopo 68 ore dal grave incidente, considerando la responsabilità dovuta essenzialmente agli addetti della manutenzione dell’impianto nucleare. Non solo: ma le prime evacuazioni delle abitazioni vicine al luogo avvennero ben 48 ore dopo il disastro. Oggi ancora non si conosce la reale portata dell’esplosione e non è ancora ben definito il territorio in cui sono presenti tracce radioattive nel suolo, nonché la vera entità della quantità di morti e decessi. E’ chiaro che un territorio pari a tre volte la superficie dell’Irlanda fu subito direttamente invasa dalla portata colossale della poderosa nube radioattiva che si sprigionò dal reattore esploso, mentre circa mezzo milione di persone sono morte per gli effetti della contaminazione, a differenza di quanto stimi l’organizzazione mondiale della sanità, che ha decifrato solamente 4000 decessi. Come abbiamo imparato dalla memoria storica del terribile evento di Hiroshima e Nagasaky ulteriori peggioramenti delle conseguenze dell’incidente nucleare saranno presenti nei prossimi anni. E’ ancora più preoccupante considerare che morirono 30000 dei liquidatori, studenti, militari in servizio, provenienti da tutte le repubbliche sovietiche, nonché scienziati, addetti ad attuare l’evacuazione delle abitazioni delle zone limitrofe al reattore, come la città vicina circa 30 chilometri, Pripjat, un comune di 50000 abitanti, oggi paese fantasma, completamente abbandonato, totalmente silente e privo di forme di vita. I dati sono veramente allarmanti e fanno riflettere sulla portata disastrosa dell’incidente. Le prime autorità giornalistiche che dettero l’informazione dell’incidente furono quelle svedesi, mentre l’URSS tentava di minimizzare il fatto adducendo il tutto come causato da negligenza e imperizia.

                                                                                                              segue…>>

DA WWW.ALICE.IT

Oggi è ormai chiaro che l’esplosione fu causata in gran parte da errori di gestione, di progettazione, nonché a una sopravvalutazione complessiva dei sistemi di sicurezza e a una noncuranza degli apparati di garanzia e di tutela dell’impianto, costruito nel 1977. La centrale fu definitivamente chiusa nel 2000, ma ancora al suo interno avvengono forme di fusione nucleare che potrebbero essere detonatori di nuove bombe atomiche ed esplosioni di eguale portata catastrofica. Il sarcofago che racchiude il reattore detonato è pieno di crepe e di fessure, tali da determinare una costante fuori uscita di esalazioni ad alto contenuto radioattivo. La questione che maggiormente preoccupa le associazioni ambientaliste e gli scienziati della Comunità Europea è il fatto che il terreno stesso non potrà tornare più come quello precedente, data la presenza fortemente radicata di sostanze radioattive. Nonostante questi dati preoccupanti il governo bielorusso non ha adottato nessuna forma di garanzia e di tutela della già precaria condizione salutare di migliaia di abitanti presenti sul proprio territorio. Il Gardian ha pubblicato uno studio di alcuni esperti in materia, a sua volta commissionato da alcuni europarlamentari, riguardante la presenza di scorie radioattive nel terreno britannico, dovuta alla pioggia che interessò il Regno Unito subito dopo l’esplosione: ebbene i dati sono confermativi e indicano che ci fu un aumento del 20% circa di casi di sindromi patologiche cancerogene nei neonati nel periodo interessato. Oggi ancora abbiamo forti presenze di tumori di varia tipologia, soprattutto alla tiroide in persone che ai tempi del disastro nucleare avevano dai 0 ai 14 anni: deformazioni natali e patologie incurabili interessano tutt’oggi bambini delle zone circostanti, Ucraina e Bielorussia in primo luogo.

DA WWW.ALICE.ITE’ opportuno considerare, forti della memoria storica di un avvenimento che mise in serio pericolo il destino dell’umanità tutta e del futuro del mondo, l’insostenibilità totale di chi ancora oggi considera la produzione nucleare dell’elettricità da ripristinare nei Paesi, come l’Italia, in cui le fonti nucleari sono state abolite. Credo che sia opportuno valutare forme di risparmio energetico, soprattutto alla luce di un dato impressionante che determina il 40% dell’utilizzo delle fonti di energia solamente per uso di tipo domestico e privato. La pericolosità della fonte nucleare come fonte di produzione energetica, nonché gli esorbitanti costi che derivano dalla costruzione di centrali e di sistemi di sicurezza necessari e le gravose conseguenze derivanti dallo smaltimento delle scorie devono spingere le attuali autorità politiche competenti a prendere in seria considerazione la costruzione di fonti di produzione rinnovabili, sostenibili, ecocompatibili e, soprattutto, di origine naturale e disponibile: le risorse devono essere tutelate e non possono essere sprecate per l’imperizia e per un uso distorto e interessato a livello economico da parte dell’essere umano.

mikronet

Lascia un commento