SCHEDA DI UN EDITORE: FELICE SCIPIONI

Mark Twain:
Non conviene prendere la vita troppo sul serio, intanto
non ce la faremo mai ad uscirne vivi, sappiamo che non
esiste nulla di tanto grave e irreparabile che non possa
muoverci ad un sommesso sorriso.

Felice Scipioni (Foto www.marcovalerio.it)

CHE EDITORE SEI?

Ci sono quelli che vogliono cambiare il mondo. Sono i donchisciotte dell’editoria.
Ci sono quelli che vogliono portare Dio nel mondo. Sono gli apostoli dell’editoria.
Ci sono quelli che vogliono lasciare il mondo com’è. Per questo si affannano.
Ci sono i ‘sinistri’ che si mettono a rapporto con Mondadori. Sono i mafiosi dell’editoria.
Ci sono quelli che una volta volevano cambiare il mondo, ma il mondo ha cambiato loro. Sono i nostalgici dell’editoria.
Ci sono quelli che si sono imposti l’imperativo categorico di ‘fare cultura’. Sono i mastini dell’editoria.
Ci sono poi quelli che hanno scoperto che si può fare l’editore con i contributi elargiti dagli Enti, dallo Stato e dagli aspiranti scrittori. Sono i parassiti dell’editoria.
E infine ci sono quelli che pensano di arricchirsi facendo gli editori. Sono i fessi dell’editoria.
In fondo in fondo, ci sono quelli come me (non lasciatemi solo!), che fanno l’editore per divertirsi e divertire.


Anomalo, trasgressivo e indocile. Autoritario no, anche perchè non saprebbe a chi impartire gli ordini: non ha neppure un dipendente.
Attorniato da un harem di 35 mila volumi, Felice Scipioni, settantenne, lavora, vive e gioca in una casa di campagna ubicata sulle colline vulcaniche del lago di Bolsena, nel Lazio, in provincia di Viterbo.
Si diverte ad inventare libri, eleganti ed economici, per suo diletto e per quello altrui.
Volendo convincere che la lettura è godimento, chiede ai suoi autori  una grafia agile, semplice, scevra di intellettualismi, come un’ordinanza francese del secolo dei lumi imponeva ai pennivendoli, di scivere clare, breviter atque ornate.
Finanziamenti pubblici o privati? Non se ne parla nemmeno. Che gusto ci sarebbe a fare libri prepagati?

                                                                                                                                                  segue …>>

 



Mark Twain:
Non conviene prendere la vita troppo sul serio, intanto
non ce la faremo mai ad uscirne vivi, sappiamo che non
esiste nulla di tanto grave e irreparabile che non possa
muoverci ad un sommesso sorriso.

Felice Scipioni (Foto www.marcovalerio.it)

CHE EDITORE SEI?

Ci sono quelli che vogliono cambiare il mondo. Sono i donchisciotte dell’editoria.
Ci sono quelli che vogliono portare Dio nel mondo. Sono gli apostoli dell’editoria.
Ci sono quelli che vogliono lasciare il mondo com’è. Per questo si affannano.
Ci sono i ‘sinistri’ che si mettono a rapporto con Mondadori. Sono i mafiosi dell’editoria.
Ci sono quelli che una volta volevano cambiare il mondo, ma il mondo ha cambiato loro. Sono i nostalgici dell’editoria.
Ci sono quelli che si sono imposti l’imperativo categorico di ‘fare cultura’. Sono i mastini dell’editoria.
Ci sono poi quelli che hanno scoperto che si può fare l’editore con i contributi elargiti dagli Enti, dallo Stato e dagli aspiranti scrittori. Sono i parassiti dell’editoria.
E infine ci sono quelli che pensano di arricchirsi facendo gli editori. Sono i fessi dell’editoria.
In fondo in fondo, ci sono quelli come me (non lasciatemi solo!), che fanno l’editore per divertirsi e divertire.


Anomalo, trasgressivo e indocile. Autoritario no, anche perchè non saprebbe a chi impartire gli ordini: non ha neppure un dipendente.
Attorniato da un harem di 35 mila volumi, Felice Scipioni, settantenne, lavora, vive e gioca in una casa di campagna ubicata sulle colline vulcaniche del lago di Bolsena, nel Lazio, in provincia di Viterbo.
Si diverte ad inventare libri, eleganti ed economici, per suo diletto e per quello altrui.
Volendo convincere che la lettura è godimento, chiede ai suoi autori  una grafia agile, semplice, scevra di intellettualismi, come un’ordinanza francese del secolo dei lumi imponeva ai pennivendoli, di scivere clare, breviter atque ornate.
Finanziamenti pubblici o privati? Non se ne parla nemmeno. Che gusto ci sarebbe a fare libri prepagati?

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LeggendoGodendo

Snobbati da librerie e biblioteche questi libellucci cercano rifugio nei bar, nelle trattorie, negli alberghi, nelle barberie, nelle edicole delle stazioni ferroviarie, suffragando l’idea balzana secondo la quale i libri si  vendono anche in libreria.
Libri da farmacia, che vorrebbero curare  l’anima senza crocifiggere il corpo. Concepiti e partoriti, come tutti i  figli, nell’orgasmo e nell’allegrezza.
Sono in antitesi ai bignami perchè non ti scodellano la conoscenza in vista di  un esame o un concorso. Vorrebbero indurti a pregustare la sapienza (sapor scientiae).
Non forieri di  Verità e Certezze, ma suscitatori di interrogativi e dubbi.
Inadatti per arredare casa, passerebbero inosservati per le modeste dimensioni.
E’ un piacere mangiare, come è un piacere far l’amore. Le Curiosità del  Giardino di  Epicuro hanno la presunzione di voler indicare la strada per raggiungere un altro grande piacere: leggere.
libriUn invito a spazzare via le ragnatele dalle meningi, a spegnere le tisiche lampadine per incendiare le stelle; nel fulgore della notte sbottoneremo i cervelli con la stessa voluttà con cui sbottoniamo i pantaloni.
Chi desiderasse ardentemente imbarcarsi in questa nave da diporto senza nocchiero, provi a battere un colpo. Potrebbe esserci un posto a bordo.

Prima di addormentarsi Indro Montanelli trasferiva questi libri dalla scrivania al comodino da notte.
Ho preso quasi l’abitudine di riservarmene un capitoletto prima di spegnere la luce.
(La stanza di Montanelli, Corriere della Sera del 23/06/2001)

mikronet

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