PATRIARCHI VERDI, TESTIMONI DEL MONDO
IL PIU’ VECCHIO IN SARDEGNA
A dare l’allarme il Sindaco di Capannori (LU) che ha già convocato un pool di botanici e agronomi per salvare l’albero (dalla vecchiaia e dagli insetti). Già Patrimonio dell’Umanità, posta sotto la protezione dell’Unesco e resa famosa dal libro di Carlo Lorenzini, è uno degli alberi monumentali del nostro paese.
Non è il solo. In Italia ne esistono tantissimi altri e sono stati censiti dal Corpo Forestale dello Stato e tutti ugualmente in pericolo. Essi costituiscono un patrimonio culturale oltre che naturalistico. Nei boschi di quasi tutte le regioni italiane vi è almeno uno di questi ”patriarchi” delle foreste. Scopriamo “ dove” e “chi sono”.
a cura del Corpo Forestale dello Stato
Il censimento, infatti, non ha interessato gli alberi come categoria vegetale, o come risorsa economica, ma singoli soggetti arborei che hanno una propria individualità per essere eccezionalmente vecchi, per essere stati protagonisti di episodi storici o per essere legati alla vita di grandi uomini o di Santi.
Questi monumenti della natura si collocano accanto a quelli creati dall’uomo e costituiscono un patrimonio di inestimabile valore che e’ dovere di tutti tutelare. L’indagine condotta dal C.F.S. rientra in una concezione di rispetto del patrimonio artistico naturale, dei diritti delle generazioni future e soprattutto della vita dei singoli alberi. Alcuni di essi sono vecchi di migliaia di anni ed e’ sorprendente che delle creature viventi siano sopravvissute, oltre che alle avversità atmosferiche ed ai terremoti, anche ad eventi storici umani come guerre ed invasioni e più recentemente a cementificazioni e asfaltizzazioni varie.
IL PIU’ VECCHIO IN SARDEGNA
A dare l’allarme il Sindaco di Capannori (LU) che ha già convocato un pool di botanici e agronomi per salvare l’albero (dalla vecchiaia e dagli insetti). Già Patrimonio dell’Umanità, posta sotto la protezione dell’Unesco e resa famosa dal libro di Carlo Lorenzini, è uno degli alberi monumentali del nostro paese.
Non è il solo. In Italia ne esistono tantissimi altri e sono stati censiti dal Corpo Forestale dello Stato e tutti ugualmente in pericolo. Essi costituiscono un patrimonio culturale oltre che naturalistico. Nei boschi di quasi tutte le regioni italiane vi è almeno uno di questi ”patriarchi” delle foreste. Scopriamo “ dove” e “chi sono”.
a cura del Corpo Forestale dello Stato
Il censimento, infatti, non ha interessato gli alberi come categoria vegetale, o come risorsa economica, ma singoli soggetti arborei che hanno una propria individualità per essere eccezionalmente vecchi, per essere stati protagonisti di episodi storici o per essere legati alla vita di grandi uomini o di Santi.
Questi monumenti della natura si collocano accanto a quelli creati dall’uomo e costituiscono un patrimonio di inestimabile valore che e’ dovere di tutti tutelare. L’indagine condotta dal C.F.S. rientra in una concezione di rispetto del patrimonio artistico naturale, dei diritti delle generazioni future e soprattutto della vita dei singoli alberi. Alcuni di essi sono vecchi di migliaia di anni ed e’ sorprendente che delle creature viventi siano sopravvissute, oltre che alle avversità atmosferiche ed ai terremoti, anche ad eventi storici umani come guerre ed invasioni e più recentemente a cementificazioni e asfaltizzazioni varie.
E’ chiaro che un censimento di questo tipo non può che restare aperto ad ulteriori revisioni ed acquisizioni, perché il nostro territorio presenta tante pieghe che possono essere sfuggite all’occhio dei Forestali, ed e’ talmente ricco di storia e tradizioni locali che e’ difficile raccogliere tutte le testimonianze legate agli alberi. I dati che suscitano immediato interesse sono alcuni primati. L’albero più grande d’Italia veniva considerato il Castagno dei Cento Cavalli , in comune di Sant’Alfio (CT), seguito da un castagno un po’ più piccolo, che cresce in Comune di Mascali (CT) e il cui tronco misura 20 metri di circonferenza. L’albero più alto, e qui la cosa e’ controversa poiche’ e’ più difficile misurare le altezze che le circonferenze, dovrebbe essere un Liriodendro che cresce nel Parco Besana di Sirtori (CO) o forse una delle Sequoie sempreverdi che crescono nel Parco Burcina di Pollone (VC) . In entrambi i casi si tratta di piante esotiche. La loro altezza si aggira sui 50 metri. Ancora più difficile e’ stabilire quale sia l’albero più vecchio d’Italia. Probabilmente questo primato spetta ad un oleastro, specie notoriamente di lento accrescimento, che dovrebbe impiegare oltre due millenni per raggiungere le eccezionali dimensioni che oggi presenta l’oleastro di S. Baltolu di Luras (SS), e cioè una circonferenza del tronco di 11 metri e 80 ed un’altezza di 15 metri. Che degli alberi, anche nel nostro Paese, possano raggiungere età cosi venerande potrebbe essere verificato con il conteggio degli anelli annuali, ma per i grandi esemplari arborei questa operazione, purtroppo, si può compiere solo dopo la morte, sulla ceppaia. Per un grande Larice della Val d’Ultimo, al limite del Parco nazionale dello Stelvio, ciò e stato possibile per comparazione. In quella valle nei pressi di S. Geltrude (BZ) , vi sono tre larici venerandi, il più grosso dei quali misura m. 8,20 di circonferenza e 28 di altezza. Un quarto esemplare, che misurava metri 7,80 di circonferenza, venne sradicato da una bufera nel 1930. Sulla ceppaia vennero contati 2.200 anelli, probabile età anche degli alberi rimasti. Molti alberi sono legati alla vita dei Santi e per questo si sono conservati nei secoli fino ai giorni nostri. Il Santo a cui sono legati più alberi, forse per l’amore per tutte le creature che lo animava, e’ S. Francesco d’Assisi e l’albero francescano più famoso, e’ quello della predica agli uccelli, rappresentato da Giotto alla fine del XII secolo negli affreschi della Basilica superiore di S. Francesco d’Assisi. Tra i grandi personaggi storici il cui ricordo vive anche attraverso gli alberi, al primo posto si colloca Garibaldi ricordato a Caprera, sull’Aspromonte, a Todi e in altre località.
E’ invece morta la famosa Quercia del Tasso , di cui rimane soltanto il tronco inaridito. Vicino al rudere venerando, cresce un’altra quercia, già di notevoli dimensioni, destinata a prenderne il posto e il nome. Questo processo di sostituzione e’ avvenuto, evidentemente, in altri casi dove l’età desumibile dalle dimensioni dell’albero e’ palesemente in contraddizione con l’età che ad esso attribuisce la tradizione. La sostituzione in questi casi non e’ un falso. Essa risponde al desiderio di perpetuare una tradizione o una memoria anche al di la’ dell’arco di vita di una pianta. Tra gli alberi legati ad episodi storici, vanno ricordati gli Alberi della Libertà , piantati dagli aderenti ai moti carbonari nella prima meta’ del secolo passato, mentre fra gli alberi legati ad usi e tradizioni si può ricordare il Cerro di Vetralla (VT) ai piedi del quale ogni anno si celebra lo Sposalizio dell’albero, cerimonia analoga allo Sposalizio del mare, che il Doge di Venezia celebrava gettando l’anello nella Laguna. Non e’ stato invece ritrovato il mitico Noce di Benevento, ammesso che sia mai esistito. Sotto di esso, secondo la leggenda, si intrecciavano le danze delle streghe. Una Quercia delle streghe invece, esiste in Comune di Capannori (LU), e probabilmente questo nome le e’ stato attribuito per l’aspetto bizzarro e un po’ tetro.
E’ evidente la ricchezza degli spunti culturali, oltre che naturalistici, legati alla vita degli alberi ed emersi con il censimento del C.F.S. Ma nel momento in cui il male oscuro degli alberi, attribuito genericamente al fenomeno delle piogge acide comincia a farsi sentire anche nel nostro Paese, ed il nostro patrimonio arboreo viene colpito da malattie di varia origine, occorre avere una cura particolare per i vecchi alberi, che fra tutti sono quelli esposti ai rischi maggiori. Perderli significherebbe rinunciare ad alcune pagine della nostra storia.
(Alessandro Sacripanti)