L' ARCHIVIO DELLA MEMORIA

Sono circa seimila i documenti conservarvati
nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve S.Stefano.
Diari, lettere e taccuini scritti da persone comuni 
rappresentano il museo vivente della scrittura
popolare autobiografica.

di     G I U L I O   C A R R A

Palazzo Pretorio sede dell'Archivio Diaristico Nazionale - foto di Luigi Burroni

Pieve S.Stefano, Città del Diario.
Da qui passava un tratto della Linea Gotica e quando l’esercito tedesco, nella ritirata, minò la Valtiberina, nell’agosto del 1944, fece saltare in aria quasi tutto il paese. Si salvò soltanto Il cinquecentesco Palazzo Pretorio, oggi sede del Comune e della Fondazione Diaristica Nazionale (presieduta da Lamberto Palazzeschi).
La memoria di ciò che è stato e non è più sembra essersi impossesata di questi luoghi, quasi fosse una reazione, una ribellione, un monito, un non voler dimenticare, affinchè il ricordo  sia perpetuato e non rimanga nascosto.
Così, in questa cittadina, in provincia di Arezzo, che ha avuto cancellata la personalità architettonica dell’antico borgo, dal 1984, grazie all’idea ed all’iniziativa del giornalista e scrittore  Saverio Tutino  nasce l’Archivio dei Diari i quali confluiscono qui, ormai, da quasi tutto il mondo.
A Pieve trovano una sede pubblica protetta, una patria che allo stesso tempo costituisce museo vivente della scrittura popolare autobiografica.
Pieve S.Stefano - Città del DiarioDiari, memorie, epistolari, manoscritti inediti, taccuini, testimonianze di spezzoni di vita scritti da persone non note che hanno voluto lasciare una traccia di se trovano, in questa terra, albergo e meticolosa custodia (L’inventario generale, curato da Luca Ricci, in collaborazione con l’Archivio Centrale di Stato, è stato pubblicato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali).

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Fondazione Archivio Diaristico Nazionale

Sono circa seimila i documenti conservarvati
nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve S.Stefano.
Diari, lettere e taccuini scritti da persone comuni 
rappresentano il museo vivente della scrittura
popolare autobiografica.

di     G I U L I O   C A R R A

Palazzo Pretorio sede dell'Archivio Diaristico Nazionale - foto di Luigi Burroni

Pieve S.Stefano, Città del Diario.
Da qui passava un tratto della Linea Gotica e quando l’esercito tedesco, nella ritirata, minò la Valtiberina, nell’agosto del 1944, fece saltare in aria quasi tutto il paese. Si salvò soltanto Il cinquecentesco Palazzo Pretorio, oggi sede del Comune e della Fondazione Diaristica Nazionale (presieduta da Lamberto Palazzeschi).
La memoria di ciò che è stato e non è più sembra essersi impossesata di questi luoghi, quasi fosse una reazione, una ribellione, un monito, un non voler dimenticare, affinchè il ricordo  sia perpetuato e non rimanga nascosto.
Così, in questa cittadina, in provincia di Arezzo, che ha avuto cancellata la personalità architettonica dell’antico borgo, dal 1984, grazie all’idea ed all’iniziativa del giornalista e scrittore  Saverio Tutino  nasce l’Archivio dei Diari i quali confluiscono qui, ormai, da quasi tutto il mondo.
A Pieve trovano una sede pubblica protetta, una patria che allo stesso tempo costituisce museo vivente della scrittura popolare autobiografica.
Pieve S.Stefano - Città del DiarioDiari, memorie, epistolari, manoscritti inediti, taccuini, testimonianze di spezzoni di vita scritti da persone non note che hanno voluto lasciare una traccia di se trovano, in questa terra, albergo e meticolosa custodia (L’inventario generale, curato da Luca Ricci, in collaborazione con l’Archivio Centrale di Stato, è stato pubblicato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali).

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Fondazione Archivio Diaristico Nazionale

Oltrepensiero in visita all'Archivio dei Diari - Nella foto Le pubblicazioni della Fondazione e Angela Rubechi  responsabile dell'Ufficio ProgettiOggi sono circa seimila i documenti donati alla Fondazione di Pieve S.Stefano (una settentina pubblicati come libro) in gran parte consultabili, se i privati non hanno imposto limiti temporali o vincoli per  non renderli pubblici, e attraverso i quali è possibile ricostruire storie normali o particolari, nobili o meno che materializzano non solo spaccati sociali filtrati dagli occhi e dalle esperienze di gente comune, ma anche e sopratutto un’analisi vera ed approfondita dell’animo umano e delle sue contraddizioni.
Quelle migliaia di manoscritti sono un mosaico di sentimenti, di desideri, di passioni, di gioie e di delusioni. Nostalgie e ricordi privati assurgono al ruolo di coscienza collettiva e di memoria cristallizzata di eventi e storie che assomigliano così tanto alla nostra quotidianità perchè in fondo la rappresentano.

Memorie in PiazzaNe è nato anche un premio letterario, il Premio Pieve-Banca Toscana, giunto alla ventiduesima edizione, nel corso del quale, ogni anno, vengono esposti i manoscritti più preziosi inviati, presentate le pubblicazioni curate dall’Archivio Diaristico, proposti i diaristi scelti per la lista d’onore e la premiazione del migliore diario pervenuto.
L’edizione in corso (15-17 settembre)  è stata presentata a Roma nell’ambito di una conferenza stampa che ha avuto luogo presso la libreria Bibli in Trastevere. Alla Cerimonia conclusiva di Pieve S.Stefano quest’anno interverrà anche Walter Veltroni

C’è di che perdersi in queste storie infinite, uscite e salvate dalle soffitte, dalle cantine e dagli angoli reconditi dei casseti di vecchi armadi per essere consegnate alle memoria delle generazioni future.
Il lenzuolo di Clelia MarchiIl più famoso è il lenzuolo di Clelia Marchi, una vedova contadina settantaquattrenne del mantovano (recentemente scomparsa), che nel 1986 consegna il suo atipico manoscritto e la sua storia all’Archivio accompagnata dal Sindaco del proprio paese, Poggio Rusco, dal quale, nella sua vita non si era mai allontanata. Nello stesso anno vince il premio dell’archivio Diaristico. Nel 1991 la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori trasforma il lenzuolo graffito in un libro.

E’ Clelia a scrivere proprio su quel lenzuolo intriso di ricordi che …una notte non avevo più carta. La mia Maestra Angiolina Martini mi aveva spiegato che i Truschi avevano avvolto un morto in un pezzo di stoffa scritto.  Ho pensato se l’hanno fatto loro, lo posso fare anch’io.
Le lenzuola non le posso più consumare col marito e allora ho pensato di adoperarle per scrivere.
  
E’ la testimonianza più eclatante, suggestiva e struggente di quanto si può trovare nell’archivio di Pieve, l’archivio della memoria.

E che dire delle lettere d’amore al suo amante della Contessa Emilia scritte su qualsiasi foglio di carta? Le lettere della Contessa EmiliaUn epistolario mancante delle lettere di Lui ormai introvabili perchè andate disperse o distrutte. Forse, chissà, qualcuno non ha ancora trovato il coraggio di consegnarle.  

E’ l’amore impossibile – scrive Saverio Tutino – di una nobildonna milanese, madre di cinque figli, per il tenente dei bersaglieri Federico Alessi, un ufficiale sempre in giro per il sud a combattere contro il brigantaggio.
Il marito della contessa è un uomo molto più vecchio di lei, che addirittura aveva avuto una relazione con la madre di Emilia. Il matrimonio non è mai decollato, malgrado la numerosa prole, Emilia per vincere la sua solitudine spirituale, scriveva e scriveva. Così, fra serate alla Scala e al Teatro Carcamo, a contatto con il bel mondo milanese, trovava anche il tempo di trascorrere qualche giornata al sud col suo amore, alloggiando in alberghetti d’infima categoria. Ma l’amore vinceva tutto. Emilia e FedericoIl carteggio fu riscoperto circa quindici anni fa in un baule appartenuto a Federico e servì anche a far luce, dopo 80 anni, sulla sua misteriosa morte. La contessa Emilia, affranta per la morte della madre, decise di interrompere questa relazione extraconiugale e Federico, folle d’amore, scelse di togliersi la vita.

Libera Università dell'Atibiografia - AnghiariMa l’arte della scrittura di se è diventata anche un progetto intergenerazionale. Sempre in Toscana, ad Anghiari, nel 1998  su proposta di Saverio Tutino e Duccio Demetrio (Università degli Studi di Milano – Cattedra di Educazione degli Adulti) è sorta la Libera Università dell’Autobiografia. Si tratta di un’associazione culturale senza fini di lucro rivolta a promuovere e realizzare la formazione di tutti coloro che intendono dedicarsi allo studio teorico e metodologico delle proprie e altrui storie di vita per finalità educative, sociali, terapeutiche e culturali.

Per saperne di più:

Archivio Diaristico Nazionale

Libera Università dell’Autobiografia

COME ARRIVARE A PIEVE S.STEFANO …>>>

Comune di Pieve S.Stefano 

Giulio Carra              

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