COSA HANNO DI SIMILE ORIANA FALLACI E TIZIANO TERZANI ?

  *CONTROVENTO*   rubrica  a cura  di Ilaria Giovinazzo

– Uno spazio per chi va oltre il pensiero comune –

Una persona seria non sta a perdere tempo nel formulare l’opinione della maggioranza
                                                                                                                      Godfrey Hardy, matematico

O R I A N A   E   T I Z I A N O
Vite parallele

di     I L A R I A    G I O V I N A Z Z O

Oriana Fallaci

Oriana Fallaci è morta qualche settimana fa, all’età di settantasette anni. In tutto il mondo la notizia è stata battuta dalle agenzie di stampa ed il mondo occidentale ha provato emozioni contraddittorie, alcuni sentivano di aver perso un riferimento critico importante, altri, quasi con perversa soddisfazione, hanno accolto la notizia facendo spallucce, pensando che la ‘voce scomoda’ finalmente avrebbe taciuto e dimenticando che quella ‘voce scomoda’ era una donna che ha scritto alcune tra le pagine più importanti del giornalismo internazionale.
Tiziano Terzani è morto nell’estate del 2004 e la notizia della sua morte è stata meno scioccante e, probabilmente, è stata vissuta da lui in maniera simile, con pacatezza, accettazione e, forse, un sorriso consapevole.
Dopo la morte di Tiziano Terzani un piccolo fuoco si è acceso e via via, è diventato sempre più grande, ma non un fuoco di rabbia, no, si è acceso un enorme fuoco di pace, attraverso il quale bruciare pregiudizi e luoghi comuni e, soprattutto, paure comuni.
Cosa hanno di simile Oriana Fallaci e Tiziano Terzani? Per cominciare sono entrambi toscani e la toscanità, i fiorentini lo sanno bene, è un valore, una nota caratteristica che si imprime nella personalità. In secondo luogo sono due giornalisti di guerra, anche se Terzani amava definirsi un giornalista di pace, negli ultimi anni della sua vita. Entrambi hanno viaggiato molto, hanno scritto degli splendidi libri sulle loro esperienze, entrambi hanno sempre cercato il pelo nell’uovo, hanno preteso di capire e di mettere in dubbio. Entrambi hanno dovuto affrontare un nemico crudele come il cancro, che li ha portati via a distanza di due anni l’uno dall’altra.
Negli ultimi tempi, la Fallaci si era chiusa tra le mura del suo appartamento di New York e da lì aveva iniziato la sua battaglia contro quello che adesso incarnava per lei tutto ciò che andava contro i suoi principi, contro la sua identità da occidentale: l’Islam. E naturalmente aveva continuato a combattere contro quell’altro nemico, ben più maligno e personale, il cancro.
L’Islam  è stata l’ultima cosa che ha unito le esistenze di questi due giornalisti nei loro ultimi anni di vita e che li ha allontanati, portandoli su strade completamente diverse.

Oriana Fallaci reagì violentemente all’11 settembre e la sua reazione non fu mediata da nulla, esplose in un odio furibondo verso quel qualcosa che minacciava l’integrità dell’occidente, così come il cancro minacciava la sua stessa integrità. Tiziano Terzani reagì scrivendo una lunga lettera sul Corriere Della Sera. La lettera uscì il 16 settembre del 2001 e Terzani vi affermava la necessità da parte dell’Occidente di evitare una nuova guerra di religione utilizzando invece la via d’uscita della non-violenza.

                                                                                                             segue …>>

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Una persona seria non sta a perdere tempo nel formulare l’opinione della maggioranza
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O R I A N A   E   T I Z I A N O
Vite parallele

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Oriana Fallaci

Oriana Fallaci è morta qualche settimana fa, all’età di settantasette anni. In tutto il mondo la notizia è stata battuta dalle agenzie di stampa ed il mondo occidentale ha provato emozioni contraddittorie, alcuni sentivano di aver perso un riferimento critico importante, altri, quasi con perversa soddisfazione, hanno accolto la notizia facendo spallucce, pensando che la ‘voce scomoda’ finalmente avrebbe taciuto e dimenticando che quella ‘voce scomoda’ era una donna che ha scritto alcune tra le pagine più importanti del giornalismo internazionale.
Tiziano Terzani è morto nell’estate del 2004 e la notizia della sua morte è stata meno scioccante e, probabilmente, è stata vissuta da lui in maniera simile, con pacatezza, accettazione e, forse, un sorriso consapevole.
Dopo la morte di Tiziano Terzani un piccolo fuoco si è acceso e via via, è diventato sempre più grande, ma non un fuoco di rabbia, no, si è acceso un enorme fuoco di pace, attraverso il quale bruciare pregiudizi e luoghi comuni e, soprattutto, paure comuni.
Cosa hanno di simile Oriana Fallaci e Tiziano Terzani? Per cominciare sono entrambi toscani e la toscanità, i fiorentini lo sanno bene, è un valore, una nota caratteristica che si imprime nella personalità. In secondo luogo sono due giornalisti di guerra, anche se Terzani amava definirsi un giornalista di pace, negli ultimi anni della sua vita. Entrambi hanno viaggiato molto, hanno scritto degli splendidi libri sulle loro esperienze, entrambi hanno sempre cercato il pelo nell’uovo, hanno preteso di capire e di mettere in dubbio. Entrambi hanno dovuto affrontare un nemico crudele come il cancro, che li ha portati via a distanza di due anni l’uno dall’altra.
Negli ultimi tempi, la Fallaci si era chiusa tra le mura del suo appartamento di New York e da lì aveva iniziato la sua battaglia contro quello che adesso incarnava per lei tutto ciò che andava contro i suoi principi, contro la sua identità da occidentale: l’Islam. E naturalmente aveva continuato a combattere contro quell’altro nemico, ben più maligno e personale, il cancro.
L’Islam  è stata l’ultima cosa che ha unito le esistenze di questi due giornalisti nei loro ultimi anni di vita e che li ha allontanati, portandoli su strade completamente diverse.

Oriana Fallaci reagì violentemente all’11 settembre e la sua reazione non fu mediata da nulla, esplose in un odio furibondo verso quel qualcosa che minacciava l’integrità dell’occidente, così come il cancro minacciava la sua stessa integrità. Tiziano Terzani reagì scrivendo una lunga lettera sul Corriere Della Sera. La lettera uscì il 16 settembre del 2001 e Terzani vi affermava la necessità da parte dell’Occidente di evitare una nuova guerra di religione utilizzando invece la via d’uscita della non-violenza.

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Tiziano Terzani

Il 29 settembre, sempre sul Corriere, la Fallaci rispondeva a Tiziano. Come lui stesso racconta in Lettere contro la guerra, “Il punto centrale della risposta della Oriana era non solo di negare le ragioni del ‘nemico’, ma di negargli la sua umanità, il che è il segreto della disumanità di tutte le guerre.”
Il 4 di ottobre Terzani scriveva nuovamente, ma stavolta la lettera era indirizzata direttamente ad Oriana. Terzani stavolta affrontava diverse questioni, la rimproverava di aver reagito con rabbia e di istigare alla violenza, le consigliava di riflettere sulle connessioni tra l’America e la sua politica estera e la reazione terroristica e sulla corsa al petrolio, e si concludeva in questo modo: “La natura è una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto più grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono più. Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia. Ti saluto Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perché se quella non è dentro di noi non sarà mai da nessuna parte.”   
E, dopo questa lettera, tenendo a bada il suo nemico interno, il cancro che già lo consumava, era partito per l’India e per il Pakistan, per andare tra la gente a cercare di capire, ad ascoltare le voci degli ‘altri’, nel momento in cui l’America iniziava a bombardare l’Afghanistan per scovare Bin Laden, lo spaventapasseri, capro espiatorio di tutto quel che era accaduto.
E da questo viaggio nacque quel bel libro-raccolta che ho citato poco fa.
Oriana parlava di rendere pan per focaccia “Non voglio vedere la loro moschea vicino alla mia casa in Toscana, non voglio vedere un minareto di 24 metri nel paesaggio di Giotto, quando nella loro terra non posso neppure indossare una croce o leggere una Bibbia! Se sono ancora viva, vado a Carrara, prendo degli esplosivi e la faccio sal-ta-re!”.
Tiziano, per contro, affermava “Il dialogo aiuta enormemente a risolvere i conflitti. L’odio crea solo altro odio. Un cecchino palestinese uccide una donna israeliana in una macchina, gli israeliani reagiscono ammazzando due palestinesi, un palestinese si imbottisce di tritolo e va a farsi saltare in aria assieme a una decina di giovani israeliani in una pizzeria; gli israeliani mandano un elicottero a bombardare un pullmino carico di palestinesi, i palestinesi… e avanti di questo passo. Fin quando? Finché sono finiti tutti i palestinesi? Tutti gli israeliani? Tutte le bombe?”.
E la frase più importante del discorso, che come mia abitudine ho sottolineato leggendo, è la seguente:
“Non si tratta di giustificare, di condonare, ma di capire. Capire, perché io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali.”
La stessa differenza di atteggiamento che avevano nell’affrontare il nemico esterno, l’avevano nei confronti di quello interno. Per Oriana il cancro era il nemico, uno stronzo, un fascista. Per Tiziano il cancro aveva aperto nuove porte all’interno della sua anima. E quando i medici americani, dopo averlo aperto e richiuso, gli dissero che non c’era più nulla da fare lui sentì di sentirsi in pace, aveva smesso di combattere “Era la pace invece di una nuova guerra. Non mi arrendevo. Non rinunciavo affatto a curarmi. Volevo solo curarmi in modo diverso. E il mio modo questa volta era decisamente quello di tornare in armonia… con l’ordine cosmico”.  
Mi piace immaginare che, adesso, Oriana e Tiziano siano seduti su una nuvola, ancora a discutere su come affrontare le questioni che dilaniano il mondo che ormai guardano dall’alto. E che lui le posi una mano sulla spalla e le dica: “Basta combattere, dobbiamo imparare ad amarci l’un l’altro e a capire le ragioni del nostro odio reciproco.” E le ripeta quello che scrisse prima di morire: “Vivo ora, qui, con la sensazione che l’universo è straordinario, che niente, mai ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta.”

Bibliografia di riferimento

T. Terzani, Lettere contro la guerra, Milano 2002
T. Terzani, Un altro giro di giostra, Milano 2004
O. Fallaci, La rabbia e l’orgoglio, Milano 2001
O. Fallaci, La forza della ragione, Milano 2004

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