FIRENZE – IN MOSTRA I GRANDI CAPOLAVORI ETRUSCHI DOPO IL RESTAURO

A partire dal 4 novembre

Riapre il Salone del Nicchio del Museo Archeologico Nazionale
chiuso dall’alluvione del 1966.
Tra i capolavori esposti Il Frontone del Tempio di Talamone, 
il Tumulo dei Carri di Populonia e gli avori di Marsiliana d’Albegna.

arte etrusca(Adnkronos) – Importanti e celebri testimonianze della grandezza della civilta’ etrusca e imponenti nelle dimensioni: la mostra, che si aprira’ il 4 novembre al Museo Archeologico Nazionale, portera’ a Firenze capolavori non visibili da decenni. Le ”eccellenze” del Centro di Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, saranno esposti nel Salone del Nicchio chiuso dall’alluvione del 1966. Il pezzo della mostra che si e’ visto ”piu’ recentemente” e’ il grande e magnifico frontone del Tempio di Talamone (alto 147 centimetri, largo 882 cm) che e’ stato esposto per l’ultima volta a Firenze nel 1982.

Fra gli altri pezzi dell’esposizione, straordinarie testimonianze come il raro currus del Tumulo dei Carri di Populonia o gli avori di Marsiliana d’Albegna entrambi risalenti al VII secolo a.C., tanto per citarne alcuni.
Ancora, la famosa Statua della Minerva, acquistata da Cosimo I de’ Medici per la galleria degli Uffizi e oggi visibile in fase di restauro. Sara’ tra l’altro protagonista di uno straordinario evento con la maison Coveri, con la riproposizione della veste in tessuto firmato.

Insomma, saranni esposte testimonianze della perizia e della maestria dei restauratori del Centro di Restauro di Firenze. Nato come laboratorio di ”pronto intervento” subito dopo l’alluvione e trasformatosi, dopo pochi anni, in centro di eccellenza, e’ oggi uno dei punti di riferimento per il restauro archeologico in Italia e all’estero. Pezzo dopo pezzo, i restauratori hanno analizzato e restaurato, secondo le piu’ moderne tecnologie sperimentali, le centinaia di migliaia di reperti alluvionati, tanto che oggi il Museo Archeologico di Firenze puo’ dire di avere recuperato oltre il novanta per cento del patrimonio sommerso dal fango.

A partire dal 4 novembre

Riapre il Salone del Nicchio del Museo Archeologico Nazionale
chiuso dall’alluvione del 1966.
Tra i capolavori esposti Il Frontone del Tempio di Talamone, 
il Tumulo dei Carri di Populonia e gli avori di Marsiliana d’Albegna.

arte etrusca(Adnkronos) – Importanti e celebri testimonianze della grandezza della civilta’ etrusca e imponenti nelle dimensioni: la mostra, che si aprira’ il 4 novembre al Museo Archeologico Nazionale, portera’ a Firenze capolavori non visibili da decenni. Le ”eccellenze” del Centro di Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, saranno esposti nel Salone del Nicchio chiuso dall’alluvione del 1966. Il pezzo della mostra che si e’ visto ”piu’ recentemente” e’ il grande e magnifico frontone del Tempio di Talamone (alto 147 centimetri, largo 882 cm) che e’ stato esposto per l’ultima volta a Firenze nel 1982.

Fra gli altri pezzi dell’esposizione, straordinarie testimonianze come il raro currus del Tumulo dei Carri di Populonia o gli avori di Marsiliana d’Albegna entrambi risalenti al VII secolo a.C., tanto per citarne alcuni.
Ancora, la famosa Statua della Minerva, acquistata da Cosimo I de’ Medici per la galleria degli Uffizi e oggi visibile in fase di restauro. Sara’ tra l’altro protagonista di uno straordinario evento con la maison Coveri, con la riproposizione della veste in tessuto firmato.

Insomma, saranni esposte testimonianze della perizia e della maestria dei restauratori del Centro di Restauro di Firenze. Nato come laboratorio di ”pronto intervento” subito dopo l’alluvione e trasformatosi, dopo pochi anni, in centro di eccellenza, e’ oggi uno dei punti di riferimento per il restauro archeologico in Italia e all’estero. Pezzo dopo pezzo, i restauratori hanno analizzato e restaurato, secondo le piu’ moderne tecnologie sperimentali, le centinaia di migliaia di reperti alluvionati, tanto che oggi il Museo Archeologico di Firenze puo’ dire di avere recuperato oltre il novanta per cento del patrimonio sommerso dal fango.

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