FRANCE INVISIBLE
Da Sarkoland al collettivo Clichy-sous-Bois:
la polveriera nelle banlieue è ancora presente
di A L E S S A N D R O R I Z Z O
E’ passato un anno quasi, il 29 ottobre fu il primo giorno che dette inizio alle turbolente rivolte nelle banlieue francesi. Da novembre 2005 in gran parte delle città del Paese d’oltralpe si sono ripetute scene di guerriglia, di forte contrapposizione violenta tra manifestanti, in preda all’ira e alla rabbia repressa da anni di frustrazioni dovute alla loro condizione di emarginazione, di esclusione, di invisibilità appunto, come si evince nel nuovo saggio “La France invisible”, da una parte e forze dell’ordine, dall’altra, pronti a disperdere i vari cortei, attenti a mettere a soqquadro i quartieri abbandonati al proprio destino, ormai da tempo, da troppo tempo.
Apprendo che su youtube, ormai contenitore di diversi filmati, di vario genere, di vario taglio, di differente durata, è presente un filmato dedicato, appunto, alla rivolta nelle banlieue del 2005. Il filmato, “Sarkoland” è il suo titolo, un certo Mazten è il suo autore, o perlomeno colui che ha postato il video sulla ricca banca dati, mette in risalto, con scene alternate, la contrapposizione tra le dichiarazioni del ministro degli interni francese, Sarkozy, che promette repressione totale, tolleranza zero, e forte ripristino dell’ordine, per la “securitè” dei francesi, e le sconvolgenti scene che hanno fatto da sfondo alle degradate periferie cittadine, condite con azioni di violazioni da parte della polizia, con fenomeni di eccesso di intervento. Un eccesso tale è documentabile che alcuni disabili sono stati multati, alcuni immigrati espulsi, alcune persone arrestate senza mandato, destabilizzando, così, sia il tessuto già precario di convivenza civile e sociale, sia i nuclei familiari e le vite di migliaia di cittadine e di cittadini, in attesa, da tempo, di risposte diverse da parte di un’autorità dimentica. E’ sostanzialmente strano, come viene rilevato da diverse parti, come questo filmato perduri in rete, nonostante fossimo a pochi mesi, il 22 aprile è il giorno, dalle elezioni presidenziali francesi, dove Sarkozy sarà il candidato all’Eliseo del centrodestra.
A un anno da questi fatti, che hanno dimostrato una collera repressa in modo tale da scoppiare con violenza ed efferatezza, non frenabile, non domabile e non arginabile, facendo sovvenire alla mente dei letterati l’implacabile assalto alle grucce di manzoniana rappresentazione, oggi ancora la situazione sembra essere molto labile a tal punto da considerare le banlieue una polveriera piena di tritolo e pronta a scoppiare ancora, da un momento all’altro.
Apprendo che su youtube, ormai contenitore di diversi filmati, di vario genere, di vario taglio, di differente durata, è presente un filmato dedicato, appunto, alla rivolta nelle banlieue del 2005. Il filmato, “Sarkoland” è il suo titolo, un certo Mazten è il suo autore, o perlomeno colui che ha postato il video sulla ricca banca dati, mette in risalto, con scene alternate, la contrapposizione tra le dichiarazioni del ministro degli interni francese, Sarkozy, che promette repressione totale, tolleranza zero, e forte ripristino dell’ordine, per la “securitè” dei francesi, e le sconvolgenti scene che hanno fatto da sfondo alle degradate periferie cittadine, condite con azioni di violazioni da parte della polizia, con fenomeni di eccesso di intervento. Un eccesso tale è documentabile che alcuni disabili sono stati multati, alcuni immigrati espulsi, alcune persone arrestate senza mandato, destabilizzando, così, sia il tessuto già precario di convivenza civile e sociale, sia i nuclei familiari e le vite di migliaia di cittadine e di cittadini, in attesa, da tempo, di risposte diverse da parte di un’autorità dimentica. E’ sostanzialmente strano, come viene rilevato da diverse parti, come questo filmato perduri in rete, nonostante fossimo a pochi mesi, il 22 aprile è il giorno, dalle elezioni presidenziali francesi, dove Sarkozy sarà il candidato all’Eliseo del centrodestra.
A un anno da questi fatti, che hanno dimostrato una collera repressa in modo tale da scoppiare con violenza ed efferatezza, non frenabile, non domabile e non arginabile, facendo sovvenire alla mente dei letterati l’implacabile assalto alle grucce di manzoniana rappresentazione, oggi ancora la situazione sembra essere molto labile a tal punto da considerare le banlieue una polveriera piena di tritolo e pronta a scoppiare ancora, da un momento all’altro.
Da Sarkoland al collettivo Clichy-sous-Bois:
la polveriera nelle banlieue è ancora presente
di A L E S S A N D R O R I Z Z O
E’ passato un anno quasi, il 29 ottobre fu il primo giorno che dette inizio alle turbolente rivolte nelle banlieue francesi. Da novembre 2005 in gran parte delle città del Paese d’oltralpe si sono ripetute scene di guerriglia, di forte contrapposizione violenta tra manifestanti, in preda all’ira e alla rabbia repressa da anni di frustrazioni dovute alla loro condizione di emarginazione, di esclusione, di invisibilità appunto, come si evince nel nuovo saggio “La France invisible”, da una parte e forze dell’ordine, dall’altra, pronti a disperdere i vari cortei, attenti a mettere a soqquadro i quartieri abbandonati al proprio destino, ormai da tempo, da troppo tempo.
Apprendo che su youtube, ormai contenitore di diversi filmati, di vario genere, di vario taglio, di differente durata, è presente un filmato dedicato, appunto, alla rivolta nelle banlieue del 2005. Il filmato, “Sarkoland” è il suo titolo, un certo Mazten è il suo autore, o perlomeno colui che ha postato il video sulla ricca banca dati, mette in risalto, con scene alternate, la contrapposizione tra le dichiarazioni del ministro degli interni francese, Sarkozy, che promette repressione totale, tolleranza zero, e forte ripristino dell’ordine, per la “securitè” dei francesi, e le sconvolgenti scene che hanno fatto da sfondo alle degradate periferie cittadine, condite con azioni di violazioni da parte della polizia, con fenomeni di eccesso di intervento. Un eccesso tale è documentabile che alcuni disabili sono stati multati, alcuni immigrati espulsi, alcune persone arrestate senza mandato, destabilizzando, così, sia il tessuto già precario di convivenza civile e sociale, sia i nuclei familiari e le vite di migliaia di cittadine e di cittadini, in attesa, da tempo, di risposte diverse da parte di un’autorità dimentica. E’ sostanzialmente strano, come viene rilevato da diverse parti, come questo filmato perduri in rete, nonostante fossimo a pochi mesi, il 22 aprile è il giorno, dalle elezioni presidenziali francesi, dove Sarkozy sarà il candidato all’Eliseo del centrodestra.
A un anno da questi fatti, che hanno dimostrato una collera repressa in modo tale da scoppiare con violenza ed efferatezza, non frenabile, non domabile e non arginabile, facendo sovvenire alla mente dei letterati l’implacabile assalto alle grucce di manzoniana rappresentazione, oggi ancora la situazione sembra essere molto labile a tal punto da considerare le banlieue una polveriera piena di tritolo e pronta a scoppiare ancora, da un momento all’altro.
Apprendo che su youtube, ormai contenitore di diversi filmati, di vario genere, di vario taglio, di differente durata, è presente un filmato dedicato, appunto, alla rivolta nelle banlieue del 2005. Il filmato, “Sarkoland” è il suo titolo, un certo Mazten è il suo autore, o perlomeno colui che ha postato il video sulla ricca banca dati, mette in risalto, con scene alternate, la contrapposizione tra le dichiarazioni del ministro degli interni francese, Sarkozy, che promette repressione totale, tolleranza zero, e forte ripristino dell’ordine, per la “securitè” dei francesi, e le sconvolgenti scene che hanno fatto da sfondo alle degradate periferie cittadine, condite con azioni di violazioni da parte della polizia, con fenomeni di eccesso di intervento. Un eccesso tale è documentabile che alcuni disabili sono stati multati, alcuni immigrati espulsi, alcune persone arrestate senza mandato, destabilizzando, così, sia il tessuto già precario di convivenza civile e sociale, sia i nuclei familiari e le vite di migliaia di cittadine e di cittadini, in attesa, da tempo, di risposte diverse da parte di un’autorità dimentica. E’ sostanzialmente strano, come viene rilevato da diverse parti, come questo filmato perduri in rete, nonostante fossimo a pochi mesi, il 22 aprile è il giorno, dalle elezioni presidenziali francesi, dove Sarkozy sarà il candidato all’Eliseo del centrodestra.
A un anno da questi fatti, che hanno dimostrato una collera repressa in modo tale da scoppiare con violenza ed efferatezza, non frenabile, non domabile e non arginabile, facendo sovvenire alla mente dei letterati l’implacabile assalto alle grucce di manzoniana rappresentazione, oggi ancora la situazione sembra essere molto labile a tal punto da considerare le banlieue una polveriera piena di tritolo e pronta a scoppiare ancora, da un momento all’altro.
I video sono testimonianza reale e tangibile, scientificamente dimostrata e non opinabile come dato, e hanno rilevato, immortalato delle scene che sembravano appartenere, ormai, a un passato dove il livello dei diritti civili e del rispetto della persona umana da parte delle autorità pubbliche erano ancora delle prerogative o delle gentili concessioni da parte di illuminati monarchi. Le frasi del ministro degli interni sembrano essere state come benzina appostata sul fuoco già ardente, del tipo: quei ragazzi sono della teppa, liquidando come elementi da arginare e da sconfiggere perché fastidiosi e particolarmente pericolosi per l’incolume tranquillità quotidiana delle persone.
Non si è compresa la causa di questo disagio e le azioni che si sono proposte hanno acuito la situazione già difficile, prendendo, da parte delle autorità, lòe medesime come “giustificazione” per procedere indiscriminatamente anche contro soggetti non coinvolti apertamente nelle rivolte. Gli immigrati, i deboli, i disabili, i più indifesi sono i primi a essere, come spesso accade conseguentemente a un’azione di repressione e di ripristino del sedicente “ordine pubblico”, presi di mira e le scusanti per abbassare il generale livello di democrazia, con la relativa sospensione dei diritti, sono sempre possibili e considerabili da parte delle autorità.
Oggi, alla luce del primo anniversario della rivolta nelle banlieue, non si può che tracciare una considerazione negativa circa la situazione non migliorata di vita nelle periferie estreme francesi. La precarietà del lavoro, la cosiddetta privazione di lavoro stabile o di lavoro e impiego che non duri 78 ore al mese, la disoccupazione di lungo corso, a causa di delocalizzazioni da parte delle imprese, la insufficienza economica pere poter sopravvivere dignitosamente, la mobilità continua, l’insicurezza sociale e civile, l’abbandono a forme tali da concepire vano ogni tentativo di iscriversi alle liste di collocamento, nella totale convinzione di non poter accedere a nessun tipo di impiego: sono costanti di vita per persone dimenticate, persone messe ai margini della città, persone fantasma, non conosciute, non identificate, che non possono essere poste in categorie sociali chiare, atomizzate, divise l’una dall’altra in un’eterna solitudine nella paura dell’altro, nella fobia dell’essere considerate diverse, reiette, quindi non accettabili dal contesto sociale.
Un altro dato da rilevare è la presenza di massicce discriminazioni verso i disabili, verso chi è residente nelle periferie estreme e che è alla ricerca di un posto in città, verso chi vuole frequentare la scuola ma ha un nome e un cognome straniero, verso le immigrate e gli immigrati, verso le persone disagiate: le discriminazioni sono riscontrabili negli accessi ai servizi pubblici sociali, a quelli formativi, impiegativi, previdenziali, a qualsiasi tipo di erogazione sociale e assistenziale. Il tono dello scontro, seppure si sia indebolito nella sua dirompente manifestazione dell’anno scorso, oggi, si può dire, che si sia trasformato in conflitti individuali, tra bande di ragazzi e di giovani che cercano, come denuncia Le Figaro “cercano ormai il confronto diretto con i rappresentanti dell’autorità. Ma il ministro adotta la linea dura: dai coprifuoco del novembre 2005 alla richiesta di adozione di provvedimenti da parte dei commissariati di polizia, quale la rimozione di carcasse di auto, oppure la modifica degli orari di passaggio dei camion per la spazzatura. Interventi di urgenza, certo, ma ormai divenute le uniche misure che l’autorità governativa si appresta a fare in risposta al disagio ormai diffuso, quasi virale e dimenticato che queste realtà vivono. I media non ne parlano ormai più, ma il dramma continua a prevalere in queste periferie emarginate. Il ceto benpensante considera solamente queste zone nel momento in cui temono che gli scontri possano ripercuotersi anche nel centro delle città, mettendo in pericolo la propria tranquilla e agiata esistenza. Il video, “Sarkoland”, che è un titolo che ben delinea e prefigura il soggetto del medesimo, ossia la commistione tra immagini di guerriglia urbana, dei soprusi della polizia e di un Sarkozy fermo e deciso a reprimere ogni dimostrazione “della teppa”, avrà la sua diffusione nei circuiti alternativi, almeno quelli non ufficiali. Un collettivo, AC le feu, nato a Clichy-sous-Bois, uno dei primi quartieri coinvolti dalle rivolte, è riuscito, invece, a organizzare un movimento politico organizzato di residenti nelle banlieue, e non solo, che ha dato alla luce un manifesto, ossia un “cahier de doleances”, come ai tempi della vigilia della Rivoluzione francese, dove vengono evidenziate le istanze che queste persone hanno da formulare nei riguardi del potere istituzionale. Il cahier è stato sottoposto a segretari, parlamentari, consiglieri cittadini dei diversi partiti dell’arco parlamentare, in attesa che alle presenti richieste sociali e di intervento seguano provvedimenti che siano realmente rispondenti nel dare soluzione al disagio implacabile e virale presente in queste zone.
Una cosa è certa: nel giorno della presentazione pubblica dei cahier, un corteo ha sfilato nelle strade di Parigi, denotando come questa piaga sociale sia talmente contagiosa, se non arginata, che anche il centro e la società universale potrebbero esserne coinvolte. Nel corteo dimostrante c’era solo una ragazza con il velo, di religione islamica. Forse non tutte e tutti sono da considerarsi come soggetti pericolosi in quanto immigrati, sfatando, così, e smentendo altrettanto gli infausti e odiosi commenti convenzionali dei benpensanti o di chi strumentalizza il disagio per fini faziosi.
Non si è compresa la causa di questo disagio e le azioni che si sono proposte hanno acuito la situazione già difficile, prendendo, da parte delle autorità, lòe medesime come “giustificazione” per procedere indiscriminatamente anche contro soggetti non coinvolti apertamente nelle rivolte. Gli immigrati, i deboli, i disabili, i più indifesi sono i primi a essere, come spesso accade conseguentemente a un’azione di repressione e di ripristino del sedicente “ordine pubblico”, presi di mira e le scusanti per abbassare il generale livello di democrazia, con la relativa sospensione dei diritti, sono sempre possibili e considerabili da parte delle autorità.
Oggi, alla luce del primo anniversario della rivolta nelle banlieue, non si può che tracciare una considerazione negativa circa la situazione non migliorata di vita nelle periferie estreme francesi. La precarietà del lavoro, la cosiddetta privazione di lavoro stabile o di lavoro e impiego che non duri 78 ore al mese, la disoccupazione di lungo corso, a causa di delocalizzazioni da parte delle imprese, la insufficienza economica pere poter sopravvivere dignitosamente, la mobilità continua, l’insicurezza sociale e civile, l’abbandono a forme tali da concepire vano ogni tentativo di iscriversi alle liste di collocamento, nella totale convinzione di non poter accedere a nessun tipo di impiego: sono costanti di vita per persone dimenticate, persone messe ai margini della città, persone fantasma, non conosciute, non identificate, che non possono essere poste in categorie sociali chiare, atomizzate, divise l’una dall’altra in un’eterna solitudine nella paura dell’altro, nella fobia dell’essere considerate diverse, reiette, quindi non accettabili dal contesto sociale.
Un altro dato da rilevare è la presenza di massicce discriminazioni verso i disabili, verso chi è residente nelle periferie estreme e che è alla ricerca di un posto in città, verso chi vuole frequentare la scuola ma ha un nome e un cognome straniero, verso le immigrate e gli immigrati, verso le persone disagiate: le discriminazioni sono riscontrabili negli accessi ai servizi pubblici sociali, a quelli formativi, impiegativi, previdenziali, a qualsiasi tipo di erogazione sociale e assistenziale. Il tono dello scontro, seppure si sia indebolito nella sua dirompente manifestazione dell’anno scorso, oggi, si può dire, che si sia trasformato in conflitti individuali, tra bande di ragazzi e di giovani che cercano, come denuncia Le Figaro “cercano ormai il confronto diretto con i rappresentanti dell’autorità. Ma il ministro adotta la linea dura: dai coprifuoco del novembre 2005 alla richiesta di adozione di provvedimenti da parte dei commissariati di polizia, quale la rimozione di carcasse di auto, oppure la modifica degli orari di passaggio dei camion per la spazzatura. Interventi di urgenza, certo, ma ormai divenute le uniche misure che l’autorità governativa si appresta a fare in risposta al disagio ormai diffuso, quasi virale e dimenticato che queste realtà vivono. I media non ne parlano ormai più, ma il dramma continua a prevalere in queste periferie emarginate. Il ceto benpensante considera solamente queste zone nel momento in cui temono che gli scontri possano ripercuotersi anche nel centro delle città, mettendo in pericolo la propria tranquilla e agiata esistenza. Il video, “Sarkoland”, che è un titolo che ben delinea e prefigura il soggetto del medesimo, ossia la commistione tra immagini di guerriglia urbana, dei soprusi della polizia e di un Sarkozy fermo e deciso a reprimere ogni dimostrazione “della teppa”, avrà la sua diffusione nei circuiti alternativi, almeno quelli non ufficiali. Un collettivo, AC le feu, nato a Clichy-sous-Bois, uno dei primi quartieri coinvolti dalle rivolte, è riuscito, invece, a organizzare un movimento politico organizzato di residenti nelle banlieue, e non solo, che ha dato alla luce un manifesto, ossia un “cahier de doleances”, come ai tempi della vigilia della Rivoluzione francese, dove vengono evidenziate le istanze che queste persone hanno da formulare nei riguardi del potere istituzionale. Il cahier è stato sottoposto a segretari, parlamentari, consiglieri cittadini dei diversi partiti dell’arco parlamentare, in attesa che alle presenti richieste sociali e di intervento seguano provvedimenti che siano realmente rispondenti nel dare soluzione al disagio implacabile e virale presente in queste zone.
Una cosa è certa: nel giorno della presentazione pubblica dei cahier, un corteo ha sfilato nelle strade di Parigi, denotando come questa piaga sociale sia talmente contagiosa, se non arginata, che anche il centro e la società universale potrebbero esserne coinvolte. Nel corteo dimostrante c’era solo una ragazza con il velo, di religione islamica. Forse non tutte e tutti sono da considerarsi come soggetti pericolosi in quanto immigrati, sfatando, così, e smentendo altrettanto gli infausti e odiosi commenti convenzionali dei benpensanti o di chi strumentalizza il disagio per fini faziosi.
Alessandro Rizzo