ALLA LIBRERIA GUIDA DI CAPUA DAVIDE MORGANTI RACCONTA MOREMO'
Questo autore basa il suo lavoro sulla pretesa di farsi testimone
di fatti accaduti in sua assenza.
Da scrittore qual è, vuole avere ragione. E se la prende (Diego De Silva)
(Silveria Conte) – “Moremò è un libro di scrittura bestiale e elegantissima, è musica da camera suonata con le scimitarre. Una sorta di strano miracolo che nasce quando la scrittura decide di masticare tutto attraverso i canini della parola”, così Roberto Saviano parla di Moremò (ed. Avagliano), l’ultimo romanzo di Davide Morganti che verrà presentato dall’autore, insieme con il giornalista di Repubblica Marco Lombardi, presso la saletta della libreria Guida di Capua giovedì 23 novembre alle 18.30.
Davide Morganti, napoletano, classe 1965, già autore di racconti e romanzi, tra cui “Prove tecniche d’apocalisse” (Marotta, 1999), “Cedolario dei fuochi di Amerigo Vargas” (Graus, 2004), “Da grande voglio essere di polistirolo” (Graus, 2005) e “Monna chisciotte” (La Compagnia dei Trovatori, 2005), racconta in questo romanzo una vicenda surreale e onirica: il desiderio, misteriosamente realizzato, del piccolo Moremò di invecchiare il più presto possibile.
Aperto da un prologo dal linguaggio violentissimo, Moremò parla della sua nascita e della sua famiglia, in particolare della madre: donna nevrotica, volgare, con un passato randagio trascorso tra collegi, strada e manicomio. All’età di cinque anni, dopo essersi trasferito in provincia di Napoli e aver fatto amicizia con un vecchio nobile e dei bambini, decide di diventare vecchio. Ci riuscirà inspiegabilmente quando, durante l’evacuazione della zona, sfuggirà al controllo dei genitori rifugiandosi in un palazzo abbandonato. Deride tutto e tutti, infatti, Moremò: la sua famiglia, i compagni, ma anche la fede e la politica, solo per i vecchi ha attenzione e compassione. Nel corso della storia Moremò resterà vittima di un camorrista, che lo costringerà a fare da custode ai cadaveri che egli getta in un pozzo. Dei bambini scopriranno poi che il suo sangue è capace di compiere miracoli, si trasformerà così in un fenomeno religioso. Con il terremoto del 1980 Moremò, salvo per puro caso, viene internato in un terribile ospizio-lager. Da qui, ormai vecchissimo, andrà via, per ritrovarsi da solo in strada.
“ Questo autore ha un conto in sospeso con il tempo – ha scritto Diego De Silva – Cerca il passato nel presente. Non c’è una delle sue pagine che non produca un’esalazione di antico, la suggestione ineffabile di un mondo che ci sembra di conoscere, anche se ne sappiamo molto poco. Morganti basa il suo lavoro sulla pretesa di farsi testimone di fatti accaduti in sua assenza. Da scrittore qual è, vuole avere ragione. E se la prende ”.
Questo autore basa il suo lavoro sulla pretesa di farsi testimone
di fatti accaduti in sua assenza.
Da scrittore qual è, vuole avere ragione. E se la prende (Diego De Silva)
(Silveria Conte) – “Moremò è un libro di scrittura bestiale e elegantissima, è musica da camera suonata con le scimitarre. Una sorta di strano miracolo che nasce quando la scrittura decide di masticare tutto attraverso i canini della parola”, così Roberto Saviano parla di Moremò (ed. Avagliano), l’ultimo romanzo di Davide Morganti che verrà presentato dall’autore, insieme con il giornalista di Repubblica Marco Lombardi, presso la saletta della libreria Guida di Capua giovedì 23 novembre alle 18.30.
Davide Morganti, napoletano, classe 1965, già autore di racconti e romanzi, tra cui “Prove tecniche d’apocalisse” (Marotta, 1999), “Cedolario dei fuochi di Amerigo Vargas” (Graus, 2004), “Da grande voglio essere di polistirolo” (Graus, 2005) e “Monna chisciotte” (La Compagnia dei Trovatori, 2005), racconta in questo romanzo una vicenda surreale e onirica: il desiderio, misteriosamente realizzato, del piccolo Moremò di invecchiare il più presto possibile.
Aperto da un prologo dal linguaggio violentissimo, Moremò parla della sua nascita e della sua famiglia, in particolare della madre: donna nevrotica, volgare, con un passato randagio trascorso tra collegi, strada e manicomio. All’età di cinque anni, dopo essersi trasferito in provincia di Napoli e aver fatto amicizia con un vecchio nobile e dei bambini, decide di diventare vecchio. Ci riuscirà inspiegabilmente quando, durante l’evacuazione della zona, sfuggirà al controllo dei genitori rifugiandosi in un palazzo abbandonato. Deride tutto e tutti, infatti, Moremò: la sua famiglia, i compagni, ma anche la fede e la politica, solo per i vecchi ha attenzione e compassione. Nel corso della storia Moremò resterà vittima di un camorrista, che lo costringerà a fare da custode ai cadaveri che egli getta in un pozzo. Dei bambini scopriranno poi che il suo sangue è capace di compiere miracoli, si trasformerà così in un fenomeno religioso. Con il terremoto del 1980 Moremò, salvo per puro caso, viene internato in un terribile ospizio-lager. Da qui, ormai vecchissimo, andrà via, per ritrovarsi da solo in strada.
“ Questo autore ha un conto in sospeso con il tempo – ha scritto Diego De Silva – Cerca il passato nel presente. Non c’è una delle sue pagine che non produca un’esalazione di antico, la suggestione ineffabile di un mondo che ci sembra di conoscere, anche se ne sappiamo molto poco. Morganti basa il suo lavoro sulla pretesa di farsi testimone di fatti accaduti in sua assenza. Da scrittore qual è, vuole avere ragione. E se la prende ”.