LIBRIVENDOLI – rubrica a cura di leggendogodendo.com

Scrittori, editori, librai:
stravagante circumnavigazione intorno all’universo libro. Povertà e miserie.

I    P I O N I E R I    D E L L’  E D I T O R I A    I T A L I A N A

di      F  E  L  I  C  E     S  C  I  P  I  O  N  I

Metà dei volumi in vendita nelle vetrine delle librerie porta i nomi di Salani, Mondadori e Rizzoli. Tre garzoncelli, allergici ai banchi di scuola, semianalfabeti, hanno contrassegnato la cultura italiana del’900 fino a diventare gli artefici dell’editoria contemporanea.

Adriano SalaniAdriano Salani, il precursore, era nato nel 1834. Dopo la prima classe elementare lascia la scuola e, sbarazzatosi del sillabario, diventa lettore di libri. A tredici anni (“per vivere”, dirà poi) va come garzone di bottega presso un tipografo.
Appreso il mestiere, prende in affitto un fondaco, ci infila dentro un torchio di legno, una cassetta di caratteri mobili e nasce così, nel 1862, la Casa Editrice Adriano Salani.
E’ il primo tentativo, riuscito, di divulgazione editoriale di massa. Quei piccoli libri della Biblioteca Salani, con le loro edificanti e coinvolgenti storie in ottava rima, hanno scardinato la cultura elitaria e mummificata dell’epoca.
Determinanti per il successo della Salani e per l’incremento della lettura, furono i romanzi popolari della Carolina Invernizio. Anche se l’esito lusinghiero non durò a lungo. Infatti all’alba della seconda guerra mondiale ai torchi mancò l’inchiostro e cessarono di gemere.
La crisi si trascinò fino agli anni ’80, quando la casa editrice fu rilevata dalla Longanesi di Mario Spagnol, l’editore che ha restituito dignità alla vocazione popolare della Salani, pubblicando in Italia la saga di Harry Potter.
Oggi la “Adriano Salani Editore” è parte della Holding nata nel 2005 dalla confluenza di interessi e passioni delle due famiglie protagoniste dell’editoria italiana: Mauri e Spagnol. E’ il GeMS, gruppo editoriale Mauri Spagnol, che comprende gli editori Salani, Longanesi, Garzanti, Guanda, Tea, Corbaccio, Nord, Ponte alle Grazie (circa il 9% della produzione libraria nazionale).

Da sinistra: Alberto Mondadori, Nini Bompiani, Arnoldo Mondadori, Valentino BompianiArnoldo Mondadori, il più addottorato dei tre, consegui’ la licenza elementare. Iniziò la carriera come librivendolo ambulante, trascinando per le vie di Milano un carrettino colmo di libri, avamposto del più grande impero editoriale italiano.
La casa editrice nasce cento anni fa (1907) con la pubblicazione del periodico socialista “Luce”. Quattro anni dopo vede la luce anche la prima collana di libri, “la lampada”.
Nel 1933 è la volta della storica collana “Medusa”.
Per meglio comprendere le varie fasi di crescita della più grande holding editoriale nazionale costituita da Mondadori, Einaudi, Sperling & Kupfler, Piemme, Le Monnier, Frassinelli, Electa, e che immette sul mercato quasi un terzo della produzione libraria, è necessario conoscere le tappe che hanno portato Mediaset (Berlusconi) ad esercitare il dominio su un impero di sì vaste proporzioni.

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Scrittori, editori, librai:
stravagante circumnavigazione intorno all’universo libro. Povertà e miserie.

I    P I O N I E R I    D E L L’  E D I T O R I A    I T A L I A N A

di      F  E  L  I  C  E     S  C  I  P  I  O  N  I

Metà dei volumi in vendita nelle vetrine delle librerie porta i nomi di Salani, Mondadori e Rizzoli. Tre garzoncelli, allergici ai banchi di scuola, semianalfabeti, hanno contrassegnato la cultura italiana del’900 fino a diventare gli artefici dell’editoria contemporanea.

Adriano SalaniAdriano Salani, il precursore, era nato nel 1834. Dopo la prima classe elementare lascia la scuola e, sbarazzatosi del sillabario, diventa lettore di libri. A tredici anni (“per vivere”, dirà poi) va come garzone di bottega presso un tipografo.
Appreso il mestiere, prende in affitto un fondaco, ci infila dentro un torchio di legno, una cassetta di caratteri mobili e nasce così, nel 1862, la Casa Editrice Adriano Salani.
E’ il primo tentativo, riuscito, di divulgazione editoriale di massa. Quei piccoli libri della Biblioteca Salani, con le loro edificanti e coinvolgenti storie in ottava rima, hanno scardinato la cultura elitaria e mummificata dell’epoca.
Determinanti per il successo della Salani e per l’incremento della lettura, furono i romanzi popolari della Carolina Invernizio. Anche se l’esito lusinghiero non durò a lungo. Infatti all’alba della seconda guerra mondiale ai torchi mancò l’inchiostro e cessarono di gemere.
La crisi si trascinò fino agli anni ’80, quando la casa editrice fu rilevata dalla Longanesi di Mario Spagnol, l’editore che ha restituito dignità alla vocazione popolare della Salani, pubblicando in Italia la saga di Harry Potter.
Oggi la “Adriano Salani Editore” è parte della Holding nata nel 2005 dalla confluenza di interessi e passioni delle due famiglie protagoniste dell’editoria italiana: Mauri e Spagnol. E’ il GeMS, gruppo editoriale Mauri Spagnol, che comprende gli editori Salani, Longanesi, Garzanti, Guanda, Tea, Corbaccio, Nord, Ponte alle Grazie (circa il 9% della produzione libraria nazionale).

Da sinistra: Alberto Mondadori, Nini Bompiani, Arnoldo Mondadori, Valentino BompianiArnoldo Mondadori, il più addottorato dei tre, consegui’ la licenza elementare. Iniziò la carriera come librivendolo ambulante, trascinando per le vie di Milano un carrettino colmo di libri, avamposto del più grande impero editoriale italiano.
La casa editrice nasce cento anni fa (1907) con la pubblicazione del periodico socialista “Luce”. Quattro anni dopo vede la luce anche la prima collana di libri, “la lampada”.
Nel 1933 è la volta della storica collana “Medusa”.
Per meglio comprendere le varie fasi di crescita della più grande holding editoriale nazionale costituita da Mondadori, Einaudi, Sperling & Kupfler, Piemme, Le Monnier, Frassinelli, Electa, e che immette sul mercato quasi un terzo della produzione libraria, è necessario conoscere le tappe che hanno portato Mediaset (Berlusconi) ad esercitare il dominio su un impero di sì vaste proporzioni.

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In principio c’è Adriano Olivetti che nel 1955 fonda la società “L’Espresso”, trasformatasi in seguito (1975) in “Editoriale L’Espresso” . Protagonisti dell’operazione: Caracciolo, De Benedetti e Scalfari.
Nel 1976, da una joint venture tra Mondadori e L’Editoriale L’Espresso nasce il quotidiano La Repubblica.
Nel 1988 De Benedetti scala la Mondadori. Poco dopo Scalfari e Caracciolo vendono le proprie azioni alla Mondadori. Berlusconi era, allora, in minoranza.
Per un breve periodo Panorama e L’Espresso ebbero un unico padrone. Il connubio si rivelo’ un boomerang.
La pentola della politica intanto bolliva. Forlani nel 1989 disarciona De Mita. Prende corpo il patto d’acciaio tra Craxi,Andreotti e Forlani, tramandato come il “Caf”. A gennaio del 1990 Berlusconi sferra l’attacco decisivo alla Mondadori, finché riesce ad avere la meglio e insediarsi alla Presidenza.
Nel 1991, dopo una lotta al coltello, De Benedetti e Berlusconi giungono alla pace di Segrate: L‘Editoriale L’Espresso”(tra cui 15 quotidiani, kataweb e radio dj)” a De Benedetti, Panorama e il gruppo Mondadori a Berlusconi.

Sophia Loren, Angelo Rizzoli e Carlo Ponti. Cannes, 1959Angelo Rizzoli si fermò alla quarta elementare. La condizione di orfanello non gli ha impedito di rivelare la sua indole generosa. Giunse tardi all’editoria, e dopo una serie di umili lavori, fu lo stesso Mondadori a dargli la possibilità di pubblicare la prima rivista, “Novella”, con la quale iniziò l’attività editoriale.
Alla sua morte subentrò nell’impresa editorile, che comprendeva anche il “Corriere Della Sera”,il figlio Andrea e successivamente il nipote “Angelone”, marito di Eleonora Giorgi.
A seguito di una situazione finanziaria disastrata, negli anni 80 Angelone cedette l’intera impresa al “Banco Ambrosiano” di Gelli e Calvi.
La magistratura ne decreto’ la banca rotta e il consequenziale arresto di Angelone e Bruno Tassan Din (direttore generale).
Delle varie librerie dislocate sul territorio nazionale rimane alla Rizzoli soltanto quella di Milano, tutto il resto e’ passato alla”Feltrinelli”.

Arnoldo Mondadori e Angelo Rizzoli, i due dioscuri nati nello stesso anno (1889), muoiono insieme dopo 81 anni: simul stabunt simul cadent.

L’avventura dei due illetterati talent scouts è ancora in corso, anche se gli attuali protagonisti non possono certo dirsi gli eredi di quello spirito pionieristico che ne ha stigmatizzato gli esordi.

Ai nostri giorni le sorti del “Gruppo Rizzoli” sono in mano ai magnati dell’industria e della finanza. Ligresti, Pesenti, Mediobanca, Assicurazioni Generali, Tronchetti Provera sono i nuovi padroni della “RCS” che comprende le case editrici Bompiani, Fabbri, Sonzogno, LaNuova Italia, Calderini Edagricole e Sansoni, oltre alla Rizzoli (con circa il 13% della produzione libraria).

I tre gruppi, GeMS – Mondadori – RCS, detengono il 50% del mercato librario italiano.

librivendoliRaccontata brevemente la storia delle imprese editoriali che comandano in Italia, s’impone qualche considerazione:
Salani, Mondadori e Rizzoli dopo aver creato un Impero di carta sono andati incontro al fallimento economico, perché la cultura spesso non è remunerativa, non ha una piazza negoziale, non è un prodotto di massa monetizzabile.
I castelli si costruiscono con calce e cemento. Si può utilizzare anche la carta, certo. Ma al primo spirare di vento contrario vengono spazzati via.
Il potere dei libri è tutto all’interno della mente e dello spirito. Il libro “fatto” può anche rifare la gente (impresa sempre ardua, come asseriva il Giusti: “fare un libro è men che niente se il libro fatto non rifà la gente”) ; ma pensare che si possa diventare Berlusconi inventando , stampando e vendendo libri è la più crudele vendetta che un implacabile nemico possa infliggere ad un uomo. E’ facile imboccare questa strada, perché appare radiosa ed esaltante; difficile è ritornare indietro o cambiare rotta.

Tre illetterati artigiani, animati da fervida fantasia e dal gusto di conoscere e di fare, pur snobbando la scuola come istituzione , sono stati il sale della sapienza e il lievito per gli scrittori e artisti del nostro ‘900. Hanno dimostrato che senza scuola si può vivere, non senza libri “La scuola – diceva Prezzolini, autodidatta – sta alla cultura come il matrimonio sta all’amore”.
La scuola pubblica è moribonda negli Stati Uniti (due milioni sono i ragazzi che si servono di un precettore privato), presto la moria si estenderà anche in Italia. Precedenti illustri non mancano: Piero dè Medici, Leopardi, Prezzolini, Papini…Gianni Agnelli non sono andati a scuola. E per questo si vorrebbe mettere in discussione il loro talento? E ancora: questi ingegni avrebbero potuto manifestarsi ugualmente se fossero stati obbligati a frequentare la scuola?

…La cultura è un bene, un valore sommo. Ma anche una conquista che implica rinuncia. Conquista non disgiunta dal godimento dell’intelletto. Si promuove solo con la testimonianza e con l’amore per il sapere. L’innamoramento è contagioso. Guai a volerla sostenere con i contributi finanziari da parte dello Stato.
Un editore è in crisi? Provi a cambiare linea e programmi. Continua ad essere in crisi? Non ignoro il coraggio che viene richiesto in questi casi, ma ci risparmi le invocazioni di aiuto e si dia da fare per convincere la gente a comprare e leggere i suoi libri. E se proprio nessuno vuole leggerli, cambi mestiere. Eviterebbe almeno di dannarsi l’anima. E’stato infatti scritto: “gli editori sono creature del demonio. Esiste un inferno apposta per loro”.

C’è un giornale che vende poco? Male! Dove sta scritto, però, che deve essere pagato con i soldi dei contribuenti?
Non sarebbe un sacrosanto dovere di un governo, che si vanta di esser popolare, cancellare dalla Finanziaria quella stramaledetta legge che concede settanta milioni di Euro agli azionisti dei quotidiani?
Al cittadino non si può far passare impunemente la legge che consente al deputato o senatore della Repubblica di costituire una cooperativa per acquisire il diritto ad avere il suo bravo quotidiano pagato con i nostri soldi.
Un esempio per tutti: Gianni De Michelis stampa un quotidiano, “Il Socialista Lab”, organo del suo partito, il nuovo Psi, nella tipografia di Grotte diCastro (VT). Tiratura: 1000copie non distribuite. Lo leggono in due e lo scrivono in tre. Ma lo Stato versa oltre cinquecentomilaeuro ogni anno alla proprietà, che naturalmente è una cooperativa, come vuole la legge.

E Pantalone continua a pagare, sempre più mazziato e cornuto.

Felice Scipioni  fescipi@tin.it

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