IL GIORNO DEL RICORDO

Il 10 febbraio ricorre il Giorno del ricordo, istituito dal Parlamento italiano con la legge 30 marzo 2004, n. 92, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra

FoibaLe Foibe (dal latino fovea, che significa fossa), non sono solo voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua, che possono raggiungere anche i 200 metri di profondità, ma rappresentano anche delle inguaribili ferite nella memoria e nella coscienza di molti italiani.
In quei luoghi dall’8 settembre del 1943 e fino a tutto il 1946, in Istria prima e poi nel territorio di Trieste e in gran parte della Venezia Giulia, i partigiani delle formazioni titine, cui erano in qualche caso aggregate formazioni partigiane italiane, usavano le foibe per eliminare, gettandoveli dentro, i fascisti italiani, militari o civili che fossero.
Ben di rado l’eliminazione fisica e il conseguente infoibamento avveniva mediante una semplice fucilazione.
Comunemente, prima di essere gettati nelle fosse, gli uomini e le donne, rastrellati e strappati dalle loro case e condannati senza processo alcuno, erano evirati, stuprati, accecati, torturati. Alcuni furono legati a cadaveri con filo spinato e quindi gettati vivi nei crepacci. Il numero così delle persone sterminate non è mai stato accertato.
Nelle foibe furono precipitati civili d’ogni credo e colore politico, colpevoli esclusivamente d’essere italiani. I colpevoli di tali crimini non sono mai stati perseguiti. fonte: israt.it

(Alessandro Sacripanti)

Il 10 febbraio ricorre il Giorno del ricordo, istituito dal Parlamento italiano con la legge 30 marzo 2004, n. 92, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra

FoibaLe Foibe (dal latino fovea, che significa fossa), non sono solo voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua, che possono raggiungere anche i 200 metri di profondità, ma rappresentano anche delle inguaribili ferite nella memoria e nella coscienza di molti italiani.
In quei luoghi dall’8 settembre del 1943 e fino a tutto il 1946, in Istria prima e poi nel territorio di Trieste e in gran parte della Venezia Giulia, i partigiani delle formazioni titine, cui erano in qualche caso aggregate formazioni partigiane italiane, usavano le foibe per eliminare, gettandoveli dentro, i fascisti italiani, militari o civili che fossero.
Ben di rado l’eliminazione fisica e il conseguente infoibamento avveniva mediante una semplice fucilazione.
Comunemente, prima di essere gettati nelle fosse, gli uomini e le donne, rastrellati e strappati dalle loro case e condannati senza processo alcuno, erano evirati, stuprati, accecati, torturati. Alcuni furono legati a cadaveri con filo spinato e quindi gettati vivi nei crepacci. Il numero così delle persone sterminate non è mai stato accertato.
Nelle foibe furono precipitati civili d’ogni credo e colore politico, colpevoli esclusivamente d’essere italiani. I colpevoli di tali crimini non sono mai stati perseguiti. fonte: israt.it

(Alessandro Sacripanti)

(Alessandro Sacripanti)

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