SPIGOLATURE A MARGINE DI UNA CRISI DI GOVERNO
PENSIERI OLTREPENSIERO…
QUASI FOSSE UN CASTIGO:
PRODI O BERLUSCONI ?
Ma quasi in contrapposizione mi viene in mente anche un’altra storia: quella dell’Araba Fenice che è una delle creature più conosciute di tutti i tempi. E’ l’uccello sacro del fuoco e secondo la tradizione è originario dell’Arabia.
Girovagando sempre nel Web rammento che vive più di cinquecento anni e quando si accorge di stare per morire prepara una pira funeraria con dei rami di erbe aromatiche fra cui la Mirra e al tramonto, rivolta verso il sole calante con le ali aperte, da fuoco alla pira, lasciandosi consumare dalle fiamme. Ma nove giorni dopo l’uccello risorge dalle sue stesse ceneri… La sua origine è oscura. Sappiamo che il suo culto era vivo ai tempi degli Egiziani e degli Assiri, In seguito, molti scrittori dell’età classica, come Ovidio, e molti storici e naturalisti latini e greci, come Erodoto e Plinio, hanno sottolineato la singolare capacità della fenice di risorgere dalle sue ceneri.
In particolare, una descrizione molto suggestiva la ritroviamo nelle Metamorfosi di Ovidio: … ma vi è un unico uccello, che si rinnova e da sé si rigenera: gli Assiri lo chiamano Fenice; non di frumento né di erbe, bensì vive di lagrime di incenso e di stille di amomo. Quand’esso ha compiuto cinque secoli di vita, con le unghie e con il puro rostro si costruisce un nido fra i rami di un leccio o nella sommità di una flessibile palma. E non appena qui vi ha cosparso spighe di delicato nardo e trito cinnamomo e fulva mirra, sopra vi si adagia e fra gli aromi conclude il suo tempo. Ma da qui, come si tramanda, dal corpo paterno nuovamente nasce una piccola Fenice, destinata a vivere altrettanti anni .
Morale delle favole?
Rischierò per passare da qualunquista trasversale, ma mi ritornano in mente le parole di un amico: “Ai Vecchi si sono sostituiti i Nuovi ed ai Nuovi i Vecchi. E chi siano i Vecchi e i Nuovi, ovunque siano politicamente, davvero poco importa”. Ed il riferimento era profeticamente esplicito al trapasso tra la Prima e la Seconda Repubblica, per navigare poi nella Terza (Berlusconi) fino ad approdare alla Quarta (Prodi e compagnia bella).
PENSIERI OLTREPENSIERO…
QUASI FOSSE UN CASTIGO:
PRODI O BERLUSCONI ?
Ma quasi in contrapposizione mi viene in mente anche un’altra storia: quella dell’Araba Fenice che è una delle creature più conosciute di tutti i tempi. E’ l’uccello sacro del fuoco e secondo la tradizione è originario dell’Arabia.
Girovagando sempre nel Web rammento che vive più di cinquecento anni e quando si accorge di stare per morire prepara una pira funeraria con dei rami di erbe aromatiche fra cui la Mirra e al tramonto, rivolta verso il sole calante con le ali aperte, da fuoco alla pira, lasciandosi consumare dalle fiamme. Ma nove giorni dopo l’uccello risorge dalle sue stesse ceneri… La sua origine è oscura. Sappiamo che il suo culto era vivo ai tempi degli Egiziani e degli Assiri, In seguito, molti scrittori dell’età classica, come Ovidio, e molti storici e naturalisti latini e greci, come Erodoto e Plinio, hanno sottolineato la singolare capacità della fenice di risorgere dalle sue ceneri.
In particolare, una descrizione molto suggestiva la ritroviamo nelle Metamorfosi di Ovidio: … ma vi è un unico uccello, che si rinnova e da sé si rigenera: gli Assiri lo chiamano Fenice; non di frumento né di erbe, bensì vive di lagrime di incenso e di stille di amomo. Quand’esso ha compiuto cinque secoli di vita, con le unghie e con il puro rostro si costruisce un nido fra i rami di un leccio o nella sommità di una flessibile palma. E non appena qui vi ha cosparso spighe di delicato nardo e trito cinnamomo e fulva mirra, sopra vi si adagia e fra gli aromi conclude il suo tempo. Ma da qui, come si tramanda, dal corpo paterno nuovamente nasce una piccola Fenice, destinata a vivere altrettanti anni .
Morale delle favole?
Rischierò per passare da qualunquista trasversale, ma mi ritornano in mente le parole di un amico: “Ai Vecchi si sono sostituiti i Nuovi ed ai Nuovi i Vecchi. E chi siano i Vecchi e i Nuovi, ovunque siano politicamente, davvero poco importa”. Ed il riferimento era profeticamente esplicito al trapasso tra la Prima e la Seconda Repubblica, per navigare poi nella Terza (Berlusconi) fino ad approdare alla Quarta (Prodi e compagnia bella).
Gicar