PARLIAMONE …

Ci sono situazioni che ci portano quasi cento volte al giorno a lottare
per superare lo scontro e ritrovare l’incontro perché favorito dalla “Poesia”

S  E     N  O  N     I  L     P  E  N  S  I  E  R  O   .  .  .

di    Reno  Bromuro

La Via Maestra...

Di questa verità inconfutabile e scientificamente valida, ne ho avuto la conferma, ieri quando ho scaricato la posta; tra le 275 e-mail, una mi ha “mandato su di giri” perché i poeti non possono in continuazione fare la fine di Talete che per guardar le stelle cadono in buche profonde.

Ecco come si è presentato l’e-mail che mi ha irritato: «caro Bromuro… non capisco come tu possa aver utilizzato l’indirizzo e-mail elencato, probabilmente, in una mia collettiva… ti giro la lettera di protesta che mi è pervenuta diffidandoti, fin da ora, dall’utilizzo di nominativi compresi in mie collettive… peccato non avrei mai pensato…» un’accusa infondata perché quell’indirizzo era stato rilevato dal sito del I Municipio di Roma, ed ecco la prova di come “la Poesia libera l’azione per l’incontro e insegna a superare lo scontro”.
E pensare che proprio questo Poeta ha affermato «mi muovo nell’astrazione di nuovi concetti e scopro d’essere dominata dalla cultura che colleziona ignoranza» pure con questa certezza, il Poeta in questione, è caduto nella buca per aver dato ascolto ad un “politichese”. Per queste insinuazioni ho affrontato lo scontro e l’ho superato, mantenendo l’incontro fatto ai tempi di Poeticamente recensendo una sua poesia.

Ci sono altre situazioni che ci portano quasi cento volte al giorno a lottare per superare lo scontro e ritrovare l’incontro perché favorito da “Nostra Signora Poesia”. Casi non solo letterari ma anche umani ci consentono di favorirlo.

Vi racconto alcuni fatti inerenti al comportamento umano, specialmente verso i malati terminali e i loro familiari, e sarete voi a dirmi il vostro pensiero, in modo che entrambi, poi, possiamo scambiarci i propri punti di vista e trovare la giusta conclusione: che ci farà superare lo scontro.

Ho visto morire le persone a me più care o per incuria degli addetti ai lavori, e forse per i tempi in cui sono avvenute, meno due: non avevamo ancora coscienza di che cosa fosse causare la morte e come si sarebbe potuto alleviare il dolore dei familiari rimasti sconvolti in balia delle onde dell’ignoranza a macinare dolore e macerarsi in pensieri che si accavallano come onde gigantesche che tutto travolgono.

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Ci sono situazioni che ci portano quasi cento volte al giorno a lottare
per superare lo scontro e ritrovare l’incontro perché favorito dalla “Poesia”

S  E     N  O  N     I  L     P  E  N  S  I  E  R  O   .  .  .

di    Reno  Bromuro

La Via Maestra...

Di questa verità inconfutabile e scientificamente valida, ne ho avuto la conferma, ieri quando ho scaricato la posta; tra le 275 e-mail, una mi ha “mandato su di giri” perché i poeti non possono in continuazione fare la fine di Talete che per guardar le stelle cadono in buche profonde.

Ecco come si è presentato l’e-mail che mi ha irritato: «caro Bromuro… non capisco come tu possa aver utilizzato l’indirizzo e-mail elencato, probabilmente, in una mia collettiva… ti giro la lettera di protesta che mi è pervenuta diffidandoti, fin da ora, dall’utilizzo di nominativi compresi in mie collettive… peccato non avrei mai pensato…» un’accusa infondata perché quell’indirizzo era stato rilevato dal sito del I Municipio di Roma, ed ecco la prova di come “la Poesia libera l’azione per l’incontro e insegna a superare lo scontro”.
E pensare che proprio questo Poeta ha affermato «mi muovo nell’astrazione di nuovi concetti e scopro d’essere dominata dalla cultura che colleziona ignoranza» pure con questa certezza, il Poeta in questione, è caduto nella buca per aver dato ascolto ad un “politichese”. Per queste insinuazioni ho affrontato lo scontro e l’ho superato, mantenendo l’incontro fatto ai tempi di Poeticamente recensendo una sua poesia.

Ci sono altre situazioni che ci portano quasi cento volte al giorno a lottare per superare lo scontro e ritrovare l’incontro perché favorito da “Nostra Signora Poesia”. Casi non solo letterari ma anche umani ci consentono di favorirlo.

Vi racconto alcuni fatti inerenti al comportamento umano, specialmente verso i malati terminali e i loro familiari, e sarete voi a dirmi il vostro pensiero, in modo che entrambi, poi, possiamo scambiarci i propri punti di vista e trovare la giusta conclusione: che ci farà superare lo scontro.

Ho visto morire le persone a me più care o per incuria degli addetti ai lavori, e forse per i tempi in cui sono avvenute, meno due: non avevamo ancora coscienza di che cosa fosse causare la morte e come si sarebbe potuto alleviare il dolore dei familiari rimasti sconvolti in balia delle onde dell’ignoranza a macinare dolore e macerarsi in pensieri che si accavallano come onde gigantesche che tutto travolgono.

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se non il pensiero

Vi narro la mia esperienza vissuta come un annientamento della mia stessa esistenza, fino a quando non mi è venuta a trovare “Nostra Signora Poesia” e quell’incontro mi ha insegnato “a superare lo scontro” della realtà devastatrice. 

I fatti: «27 ottobre 1968, mio padre giaceva avvolto dai più atroci dolori per un “carcinoma alla vescica”; il 10, giorno del suo cinquantottesimo compleanno, gli avevo promesso che ci saremmo visti alla fine del mese; intanto gli massaggiavo le spalle dove il liquido bloccava i polmoni facendogli mancare il respiro. Durante la notte i massaggi ebbero il loro effetto, il liquido uscì con tanta forza che allagò la stanza dopo aver stappato la sonda.
Lo sentii rinato e il giorno dopo dovendo ritornare per forza al lavoro, ero stato assunto a gennaio e non avevo molti giorni di ferie da usufruire. Ma il 27, con lo stipendio in tasca, ero allo sportello per fare il biglietto, ma quando feci per pagare mi accorsi che ero stato alleggerito e ritornai al lavoro. Mi raccontarono che non vedendomi arrivare a casa si chiuse in se stesso e non profferì più nemmeno una “lettera”.
Chiamato d’urgenza giunsi a casa all’una del 3 novembre; come mi avvicinai a lui, gli presi la mano nelle mie, si voltò a guardarmi, ebbe un tremito ed esalò l’ultimo respiro. Ero disperato per vari motivi, quello più assillante: la mancata promessa. Forse con l’ottimismo avrebbe potuto superare la crisi e vivere ancora, come infatti, accadde ad un mio collega di lavoro colpito dallo stesso cancro che aveva rubato la vita a papà. Reduce di quella esperienza l’applicai con il collega e… dopo tre mesi ritornò al lavoro, portava la borsa raccoglitrice al fianco, ma era riuscito a vincere il male con l’ottimismo. Se avessi trovato aiuto, avrei sofferto di meno in attesa che la Poesia venisse a trovarmi.

Il secondo episodio l’ho vissuto con un carissimo amico Poeta, cantore della fanciullezza ingannata dalle ombre e denunciante della violenza che vedeva crescere ogni giorno di più nella sua bella e meravigliosa città.
Avevo subìto il terzo infarto ed ero stato per un po’ di secondi dall’altra parte, facendo un’esperienza straordinaria. Come potei essere libero di stare al telefono parlavamo per ore e mi rassicurava di avere soltanto un forte dolore lombare, intanto il cancro diventava “metastasi”. Riuscii ad avere un permesso di mezz’ora per andare a trovarlo, perché ricoverato ad un ospedale a cinquecento metri da dove ero ricoverato io, ma accompagnato da un infermiere. Riuscii solo ad accarezzargli una mano che una infermiera, arcigna e senza cuore mi prese per il braccio e mi allontanò. Deluso telefonai al Poeta che ha cantato l’Europa unita nel 1948, per avere una parola che mi facesse compagnia. Mi rispose la moglie dicendo che era morto quella mattina: la stessa della dipartita del cantore che passava le notti al telefono: due amici andati a fare poesia insieme.

Nessuno mi ha aiutato a superare questi momenti veramente cruciali per il prosieguo della mia vita, se non il pensiero di andare anch’io per continuare i discorsi iniziati e portarli a termine; poi veniva la Poesia e a Lei ho raccontato il mio calvario, trovando l’incontro dopo lo scontro con la disperazione.

Seppure addolorato ancora, anche se è un dolore che porta immagini piacevoli trascorse sia con papà, sia con Renato e con Peppino m’indigno al pensiero «diffidandoti, fin da ora, dall’utilizzo di nominativi compresi in mie collettive… peccato non avrei mai pensato…»
Per quello che vi ho esposto vorrei che con la vostra squisita gentilezza mi diceste il vostro parere e se avete provato, che dopo uno scontro pure acceso, siete riusciti attraverso l’amore per la Poesia, a ritrovarvi in un incontro più solidale del precedente, senza aspettare la fine dell’altro.

mikronet

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