USA: VIETATI I BAGGY PANTS

Le città americane si schierano contro la moda di indossare
pantaloni a vita bassa, che lasciano scoperta la biancheria intima

(da www.giovani.it a cura di Barbara Leone) –  Mentre in Italia è da poco iniziata la “guerra ai lavavetri”, in America sono arrivati al passo successivo: tolleranza zero contro i “baggy pants”, ovvero quei pantaloni a vita bassa che mettono in mostra la biancheria intima.

Tutto è iniziato quando, prima dell’estate, il sindaco di Delcambre, un piccolo paese della Louisiana, ha fatto approvare una legge che prevede una multa di 500 dollari o 6 mesi di carcere per tutti coloro che vengono trovati a circolare indossando pantaloni a vita bassa e mostrano i boxer o le mutande.


Così una moda giovanile diventa fuori legge.

E chi la segue potrebbe essere considerato un “criminale”.
Adesso anche le altre città americane, da Dallas ad Atlanta, hanno deciso di seguire l’esempio di Delcambre.

Viene quasi da sorridere, se non fosse che la notizia è assolutamente vera, pensando che un ragazzo che indossa questo tipo di pantaloni possa essere accusato di aver commesso un reato e possa rischiare la galera. La colpa di questi ragazzi?

Mostrare le mutande equivale a deturpare il decoro urbano, allo stesso modo dei lavavetri o dei writers. E se il decoro urbano viene deturpato, aumenta la sensazione di insicurezza nella popolazione.
Quindi in definitiva diventa un problema di ordine pubblico!

La moda dei “baggy pants” è iniziata nella metà degli anni ’90 nell’ambito della musica hip hop ed in poco tempo si è diffusa tra i giovani americani e non solo.
Ispirandosi alla popolazione nera che abita le carceri, per questo motivo oggi viene considerata un motivo di discriminazione dalle autorità americane.
Ma non sono le autorità a discriminare i giovani che indossano questi pantaloni, piuttosto sarebbero gli stessi ragazzi a discriminarsi da soli indossandoli: è questo il succo del discorso del consigliere comunale di Atlanta, Martin, che ha dato il via alla bozza di legge per “punire l’esposizione pubblica di biancheria maschile o femminile” nella sua città.

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Le città americane si schierano contro la moda di indossare
pantaloni a vita bassa, che lasciano scoperta la biancheria intima

(da www.giovani.it a cura di Barbara Leone) –  Mentre in Italia è da poco iniziata la “guerra ai lavavetri”, in America sono arrivati al passo successivo: tolleranza zero contro i “baggy pants”, ovvero quei pantaloni a vita bassa che mettono in mostra la biancheria intima.

Tutto è iniziato quando, prima dell’estate, il sindaco di Delcambre, un piccolo paese della Louisiana, ha fatto approvare una legge che prevede una multa di 500 dollari o 6 mesi di carcere per tutti coloro che vengono trovati a circolare indossando pantaloni a vita bassa e mostrano i boxer o le mutande.


Così una moda giovanile diventa fuori legge.

E chi la segue potrebbe essere considerato un “criminale”.
Adesso anche le altre città americane, da Dallas ad Atlanta, hanno deciso di seguire l’esempio di Delcambre.

Viene quasi da sorridere, se non fosse che la notizia è assolutamente vera, pensando che un ragazzo che indossa questo tipo di pantaloni possa essere accusato di aver commesso un reato e possa rischiare la galera. La colpa di questi ragazzi?

Mostrare le mutande equivale a deturpare il decoro urbano, allo stesso modo dei lavavetri o dei writers. E se il decoro urbano viene deturpato, aumenta la sensazione di insicurezza nella popolazione.
Quindi in definitiva diventa un problema di ordine pubblico!

La moda dei “baggy pants” è iniziata nella metà degli anni ’90 nell’ambito della musica hip hop ed in poco tempo si è diffusa tra i giovani americani e non solo.
Ispirandosi alla popolazione nera che abita le carceri, per questo motivo oggi viene considerata un motivo di discriminazione dalle autorità americane.
Ma non sono le autorità a discriminare i giovani che indossano questi pantaloni, piuttosto sarebbero gli stessi ragazzi a discriminarsi da soli indossandoli: è questo il succo del discorso del consigliere comunale di Atlanta, Martin, che ha dato il via alla bozza di legge per “punire l’esposizione pubblica di biancheria maschile o femminile” nella sua città.

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“L’iniziativa è mirata ad aiutare i ragazzi a capire: non credo si rendano conto che i ‘baggy pants’ sono un messaggio che arriva direttamente dalle prigioni, mentre le lunghe T-shirt che vi indossano sopra sono la divisa degli spacciatori di droga”, spiega lo stesso Martin, “quando la polizia li ferma, non possono certo lamentarsi di essere presi di mira e discriminati: si discriminano da soli”.

Così adesso i giovani che indossano i baggy pants rischiano di finire in prigione e magari di raggiungere gli “ispiratori” di questa moda.

Gli attivisti dei diritti civili si stanno ribellando a queste direttive di legge, considerandole “anticostituzionali”, in quanto sarebbe “una chiara violazione della libertà di espressione”.

Ma per il momento questa “guerra” modaiola continua.

Quale sarà il prossimo passo?

Vietare alle ragazze di indossare magliette che mettono in mostra l’ombelico?
O magari vietare alle persone di tingersi i capelli di rosa o di blu?
E soprattutto come può una moda essere considerata un problema di ordine pubblico?
Insomma, dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei.
 
Questi sì che sono problemi!

Fonte: www.giovani.it

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