COSMICITA' DELLA VITA E DELL'ESISTENZA DI UN POPOLO

IL  MONDO  DEGLI  ETRUSCHI    visto da  Romolo Rossi

F I G L I   D E L   C I E L O   E   D E L L A   T E R R A

In corteo o in processione secondo itinerari sacri che percorrevano per vari scopi, ma sempre alla ricerca di risvegliare ed assorbire le energie del cielo e della madre terra.
Il senso unico era di venire in contatto con le energie emanate dal luogo, evocate dal culto e dalla devozione accompagnate da musiche e danze e da purificazioni con rituali diversi.
Danzatrici Il ritmico suono di certi strumenti e delle nacchere suonate particolarmente dalle donne, serviva ad evocare l’energia generatrice che proveniva dall’interno della madre terra, ma anche dall’interno della madre donna genitrice. L’uomo (cielo) si univa con la donna (terra) sprigionando la forza gneratrice. I Sileni suonavano agili e sinuosi in particolare sotto l’ebbrezza del dio della vite PACHA  e sotto l’effetto del vino FUFLUNS.
Il suono, il ballo e il canto erano d’origine celeste. Le sfere del cielo emettevano dei suoni melodiosissimi. Bisognava riuscire a sintonizzarsi, distendersi e captare le vibrazioni delle sfere celesti per entrare in sintonia col soprannaturale e aspirare a divinizzarsi. Queste le convinzioni che s’imposero nella vita degli Etruschi e nei rituali sacri come elementi portanti con le connotazioni magico-sacre di una esistenza basata sul divino.
Creati dalla madre terra a lei si ritornava, ma l’anima tornava a vivere secondo il suo destino…
Il fine dell’esistenza terrena era dunque di purificazione nel perseguimento di una suprema realizzazione: l’ottenimento di un’anima purificata per aspirare all’immortalità.
Come gli dei e gli eroi.
L’adepto ai misteri si considerava figlio del cielo e della terra, aspirante all’immortalità com’era scritto nelle tavolette orfiche.
Le “ciclopiche vie cave”, corridoi di grandi dimensioni, scavate nelle viscere della terra, profonde fino a 20 metri e larghi 3 circa, aprivano un varco speciale all’interno della madre terra. Profonde ed ombrose sono qualcosa d’unico appartenenti solo al mondo degli Etruschi. Nessun altra civiltà ha mai realizzato qualcosa di simile.

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IL  MONDO  DEGLI  ETRUSCHI    visto da  Romolo Rossi

F I G L I   D E L   C I E L O   E   D E L L A   T E R R A

In corteo o in processione secondo itinerari sacri che percorrevano per vari scopi, ma sempre alla ricerca di risvegliare ed assorbire le energie del cielo e della madre terra.
Il senso unico era di venire in contatto con le energie emanate dal luogo, evocate dal culto e dalla devozione accompagnate da musiche e danze e da purificazioni con rituali diversi.
Danzatrici Il ritmico suono di certi strumenti e delle nacchere suonate particolarmente dalle donne, serviva ad evocare l’energia generatrice che proveniva dall’interno della madre terra, ma anche dall’interno della madre donna genitrice. L’uomo (cielo) si univa con la donna (terra) sprigionando la forza gneratrice. I Sileni suonavano agili e sinuosi in particolare sotto l’ebbrezza del dio della vite PACHA  e sotto l’effetto del vino FUFLUNS.
Il suono, il ballo e il canto erano d’origine celeste. Le sfere del cielo emettevano dei suoni melodiosissimi. Bisognava riuscire a sintonizzarsi, distendersi e captare le vibrazioni delle sfere celesti per entrare in sintonia col soprannaturale e aspirare a divinizzarsi. Queste le convinzioni che s’imposero nella vita degli Etruschi e nei rituali sacri come elementi portanti con le connotazioni magico-sacre di una esistenza basata sul divino.
Creati dalla madre terra a lei si ritornava, ma l’anima tornava a vivere secondo il suo destino…
Il fine dell’esistenza terrena era dunque di purificazione nel perseguimento di una suprema realizzazione: l’ottenimento di un’anima purificata per aspirare all’immortalità.
Come gli dei e gli eroi.
L’adepto ai misteri si considerava figlio del cielo e della terra, aspirante all’immortalità com’era scritto nelle tavolette orfiche.
Le “ciclopiche vie cave”, corridoi di grandi dimensioni, scavate nelle viscere della terra, profonde fino a 20 metri e larghi 3 circa, aprivano un varco speciale all’interno della madre terra. Profonde ed ombrose sono qualcosa d’unico appartenenti solo al mondo degli Etruschi. Nessun altra civiltà ha mai realizzato qualcosa di simile.

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Le ciclopiche vie cave

Erano passaggi sacri dove scorrevano speciali energie terrestri che i sacerdoti tentavano di manipolare e consacrare come aree del divino appartenenti al loro territorio.
Vie sacre come colossali solchi aperti nella terra.
Esse furono realizzate anche come percorsi per il culto dei morti nel tentativo di stabilire contatti o avvicinamenti al regno dell’al di là e degli antenati che loro credevano essere nel sottosuolo.
Il più celebre mito Etrusco è la nascita di TAGES dalla terra. La sapienza vitale senza età, giovane e vecchia come il mondo, eterna e primigenia. Il solco tracciato dall’aratro di TARCHUM ha permesso alle forze sacre del sottosuolo di emergere, quasi un crescere e fruttificare di un seme nato nella madre terra nel senso ultimo che la terra è viva e che le sacre energie possono emergere e crescere per il bene di tutti e dare frutti nell’incontro con le sacre energie del cielo, per vivi e morti.
Orientati in modo diverso, per ogni direzione in queste vie cave vigevano particolari scopi e rituali. La porta degli uomini era il sud nella calma ed assolata pace dei rossi tramonti. I templi maggiori erano spesso orientati verso nord il solstizio invernale, il settentrione, la purezza dell’acqua e del freddo nel ghiaccio e nella neve. Queste erano le porte degli dèi e di chi aspirava all’immortalità. Conducevano al regno celeste, erano riservate agli eroi e agli iniziati ai misteri sacri. In questi grandi percorsi (come in altri) si spandeva il soffio vitale delle energie del cielo e della terra, le secrete ed invisibili forze, di un’universale spiegazione della cosmicità della vita e dell’esistenza. Dell’immagine di un popolo figlio dell’unione tra il cielo e la terra.

Romolo Rossi

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