LO STALKING COME FATTISPECIE SPECIFICA DI REATO

(Gicar) – Il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, sono in programma, anche in Italia, una serie di eventi concepiti per sensibilizzare la pubblca opinione nei confronti della difficile condizione della donna nel mondo.
La giornata è stata sancita dall’Onu in ricordo delle tre sorelle Mirabal, deportate, violentate e uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana. Delitto considerato, per le sue modalità, uno dei crimini più orripilanti della storia.  Anche nel nostro paese le problematiche legate alla violenza contro le donne sono recentemente e drammaticamente tornate ad un livello di attenzione più diffusa proprio con il drammatico caso di Giovanna Reggiani.  
Ma nei confronti delle donne, a volte, non c’è solo violenza fisica. Vi è anche quella psicologica, non meno pesante, dolorosa ed umiliante, alla quale si aggiungono anche gli effetti pratici di una mentalità ancora diffusa che tende a metterle in disparte od a farle passare in sott’ordine in molti settori della vita sociale e della cultura, non ultimo anche il campo delle lettere.  
Oltrepensiero.it ospita volentieri l’intervento statistico-propositiivo di Vittoria Doretti (Presidente di una delle tante commissioni Parità e Pari Opportunità della Toscana) e quello da iscrivere nell’area del femminilismo e non del femminismo di Ilaria Giovinazzo, giornalista, scrittrice ed ideatrice del Premio Letterario Scrivere Oltrepensiero per il quale, anche nella programmata edizione 2008, ha voluto prevedere una specifica sezione dedicata a Scrivere Donna.

F  E  M  M  I  N  I  C  I  D  I  O    P  E  R    A  M  O  R  E  

di   Vittoria Doretti

FEMMINICIDIO -immagine da www.progettoarianna.info

Nel nostro paese si calcola che siano 6 milioni 743 mila le donne che nel corso della  loro vita sono state vittime di violenza fisica o sessuale; un milione e 400mila (il 6,6% del totale) ha subito uno stupro prima dei 16 anni; solo il 18,2% delle donne è consapevole che quello che ha subito è un reato.

C’è un omicidio in famiglia ogni 2 giorni e nel 70% dei casi la vittima è una donna; le violenze arrivano soprattutto dal partner (come il 69,7% degli stupri) o dall’ambito familiare, mentre solo nel 24,8% dei casi il responsabile della violenza è uno sconosciuto; oltre il 90% delle violenze non è mai stata denunciata.
Il femminicidio per “amore” di padri, fidanzati o ex mariti continua a passare come “devianza” di singoli. Il tema continua a essere trattato dai mezzi di informazione come cronaca pura e dal legislatore come qualcosa che può essere gestito con i “pacchetti sicurezza”. Il problema è invece culturale e deve essere correttamente percepito e trattato come questione centrale nei rapporti tra i generi.

La rete nazionale delle donne sta individuando le migliori modalità per ribadire l’urgenza di una legge che preveda lo stalking (persecuzioni) come fattispecie specifica di reato, al fine di avere uno strumento giuridico per intervenire in tutti quei casi di persecuzioni e molestie che spesso portano agli omicidi di donne.

D  O  N  N  E    D  I    L  E  T  T  E  R  E

di   Ilaria Giovinazzo

Per gentile concessione della Rivista Letteraria Prospektiva

“Quando frugavo in fondo all’animo dei miei personaggi,
era nella mia anima che frugavo, e tutte le angustie che ho raccontato
nelle migliaia di pagine dei miei romanzi
e che tanta pena vi hanno fatto, erano i miei dolori,
le mie angosce, i dubbi, le lacrime che io piansi”


Grazia Deledda

La scrittrice abita qui di Sandra PetrignaniC’è un bellissimo libro, finalista al Premio Strega 2003, che parla di noi. E per noi intendo le rappresentanti femminili di questa varia e complessa umanità. Perché fare un libro sulle donne? E, soprattutto, sulle scrittrici donne? Sarebbe curioso, ho pensato leggendolo, fare un libro sugli scrittori uomini. Considereremmo l’autore un misogino. Pensando all’autrice di questo testo, invece, tutto mi è passato per la testa meno che fosse una femminista. Ho pensato, al contrario, che era stupendo che qualcuno avesse dedicato delle meravigliose pagine alle donne di lettere, sempre messe, nel corso dei secoli, in un angolo, sempre considerate un po’ meno dei loro colleghi maschi, sempre guardate con aria di sufficienza e con l’idea che se una donna scrive è perché ha tempo da perdere o perché la sua femminilità non è pienamente vissuta.
Se pensiamo a scrittrici come Virginia Woolf, Marguerite Yourcenar o anche a Mary Anne Evans che scrisse per tutta la vita le sue opere con uno pseudonimo maschile, George Eliot, perché pretendeva che ciò che aveva scritto fosse giudicato seriamente e senza alcun pregiudizio, comprendiamo perfettamente qual è il nocciolo della questione. Abbiamo lottato non poco nel corso degli anni, per avere voce e affinché la nostra voce fosse considerata autorevole e importante nell’ambito del panorama culturale, intellettuale o anche politico del genere umano. Abbiamo sempre dovuto fare i conti con quel mito del phallus che ci portiamo addosso da millenni, già da quando, nel 1500 a.c., la regina egizia Hatshepsut doveva regnare travestendosi da uomo e applicandosi una barba posticcia sul mento.
Le poche donne che sono riuscite nei tempi passati a diventare rilevanti per l’umanità hanno sacrificato qualcosa del loro essere donna. Oppure hanno cercato di mediare, ma quanta fatica dover dipingere o scrivere o fare politica con una mano e cucinare la minestra e lavare i panni con l’altra.

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(Gicar) – Il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, sono in programma, anche in Italia, una serie di eventi concepiti per sensibilizzare la pubblca opinione nei confronti della difficile condizione della donna nel mondo.
La giornata è stata sancita dall’Onu in ricordo delle tre sorelle Mirabal, deportate, violentate e uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana. Delitto considerato, per le sue modalità, uno dei crimini più orripilanti della storia.  Anche nel nostro paese le problematiche legate alla violenza contro le donne sono recentemente e drammaticamente tornate ad un livello di attenzione più diffusa proprio con il drammatico caso di Giovanna Reggiani.  
Ma nei confronti delle donne, a volte, non c’è solo violenza fisica. Vi è anche quella psicologica, non meno pesante, dolorosa ed umiliante, alla quale si aggiungono anche gli effetti pratici di una mentalità ancora diffusa che tende a metterle in disparte od a farle passare in sott’ordine in molti settori della vita sociale e della cultura, non ultimo anche il campo delle lettere.  
Oltrepensiero.it ospita volentieri l’intervento statistico-propositiivo di Vittoria Doretti (Presidente di una delle tante commissioni Parità e Pari Opportunità della Toscana) e quello da iscrivere nell’area del femminilismo e non del femminismo di Ilaria Giovinazzo, giornalista, scrittrice ed ideatrice del Premio Letterario Scrivere Oltrepensiero per il quale, anche nella programmata edizione 2008, ha voluto prevedere una specifica sezione dedicata a Scrivere Donna.

F  E  M  M  I  N  I  C  I  D  I  O    P  E  R    A  M  O  R  E  

di   Vittoria Doretti

FEMMINICIDIO -immagine da www.progettoarianna.info

Nel nostro paese si calcola che siano 6 milioni 743 mila le donne che nel corso della  loro vita sono state vittime di violenza fisica o sessuale; un milione e 400mila (il 6,6% del totale) ha subito uno stupro prima dei 16 anni; solo il 18,2% delle donne è consapevole che quello che ha subito è un reato.

C’è un omicidio in famiglia ogni 2 giorni e nel 70% dei casi la vittima è una donna; le violenze arrivano soprattutto dal partner (come il 69,7% degli stupri) o dall’ambito familiare, mentre solo nel 24,8% dei casi il responsabile della violenza è uno sconosciuto; oltre il 90% delle violenze non è mai stata denunciata.
Il femminicidio per “amore” di padri, fidanzati o ex mariti continua a passare come “devianza” di singoli. Il tema continua a essere trattato dai mezzi di informazione come cronaca pura e dal legislatore come qualcosa che può essere gestito con i “pacchetti sicurezza”. Il problema è invece culturale e deve essere correttamente percepito e trattato come questione centrale nei rapporti tra i generi.

La rete nazionale delle donne sta individuando le migliori modalità per ribadire l’urgenza di una legge che preveda lo stalking (persecuzioni) come fattispecie specifica di reato, al fine di avere uno strumento giuridico per intervenire in tutti quei casi di persecuzioni e molestie che spesso portano agli omicidi di donne.

D  O  N  N  E    D  I    L  E  T  T  E  R  E

di   Ilaria Giovinazzo

Per gentile concessione della Rivista Letteraria Prospektiva

“Quando frugavo in fondo all’animo dei miei personaggi,
era nella mia anima che frugavo, e tutte le angustie che ho raccontato
nelle migliaia di pagine dei miei romanzi
e che tanta pena vi hanno fatto, erano i miei dolori,
le mie angosce, i dubbi, le lacrime che io piansi”


Grazia Deledda

La scrittrice abita qui di Sandra PetrignaniC’è un bellissimo libro, finalista al Premio Strega 2003, che parla di noi. E per noi intendo le rappresentanti femminili di questa varia e complessa umanità. Perché fare un libro sulle donne? E, soprattutto, sulle scrittrici donne? Sarebbe curioso, ho pensato leggendolo, fare un libro sugli scrittori uomini. Considereremmo l’autore un misogino. Pensando all’autrice di questo testo, invece, tutto mi è passato per la testa meno che fosse una femminista. Ho pensato, al contrario, che era stupendo che qualcuno avesse dedicato delle meravigliose pagine alle donne di lettere, sempre messe, nel corso dei secoli, in un angolo, sempre considerate un po’ meno dei loro colleghi maschi, sempre guardate con aria di sufficienza e con l’idea che se una donna scrive è perché ha tempo da perdere o perché la sua femminilità non è pienamente vissuta.
Se pensiamo a scrittrici come Virginia Woolf, Marguerite Yourcenar o anche a Mary Anne Evans che scrisse per tutta la vita le sue opere con uno pseudonimo maschile, George Eliot, perché pretendeva che ciò che aveva scritto fosse giudicato seriamente e senza alcun pregiudizio, comprendiamo perfettamente qual è il nocciolo della questione. Abbiamo lottato non poco nel corso degli anni, per avere voce e affinché la nostra voce fosse considerata autorevole e importante nell’ambito del panorama culturale, intellettuale o anche politico del genere umano. Abbiamo sempre dovuto fare i conti con quel mito del phallus che ci portiamo addosso da millenni, già da quando, nel 1500 a.c., la regina egizia Hatshepsut doveva regnare travestendosi da uomo e applicandosi una barba posticcia sul mento.
Le poche donne che sono riuscite nei tempi passati a diventare rilevanti per l’umanità hanno sacrificato qualcosa del loro essere donna. Oppure hanno cercato di mediare, ma quanta fatica dover dipingere o scrivere o fare politica con una mano e cucinare la minestra e lavare i panni con l’altra.

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Naturalmente i loro uomini si sono sentiti minacciati. Perché una donna che ragiona fa sempre un po’ paura, perché una donna che sa, mette sempre in soggezione. Perché l’altro grande mito oltre a quello del phallus è quello della grande madre divoratrice, che dona la vita ma anche la morte. La donna fa paura. La donna creativa e intelligente ancora di più. Meglio tenerla buona e farle credere di essere fatta solo per cose futili, per simpatici e ininfluentihobbyes.
Questa non è una lezione di femminismo, me ne guardo bene, è la realtà con cui ogni donna deve fare i conti raggiunta l’età adulta.
Per questo il libro che vi citavo prima mi ha colpito profondamente, perché guarda dentro il nostro cuore di donne creative e ci stimola a continuare ad esserlo, senza trascurare
il resto, come faceva ad esempio la Deledda.
Un dettaglio importante da sottolineare e che è anche, forse, politicamente scorretto aggiungere, è che le donne possono scrivere meglio se sono ricche. Già. Una donna benestante (e parlo proprio di quella lì di ricchezza, lasciamo da parte la
ricchezza interiore per un momento) ha più diritti e meno doveri. Il resto del genere umano femminile che non fa parte dell’elite che può permettersi di avere tempo a disposizione continuerà a dibattersi tra cambiare un pannolino e realizzare una scultura in ferro, tra lo stirare una camicia al marito e buttare giù un saggio di astrofisica.
Per questo, solo per la fatica che facciamo per essere donne e madri ed essere anche, contemporaneamente artiste o politiche o astronaute, ho voluto creare  nell’ambito del Premio Letterario-Giornalistico Scrivere Oltrepensiero la sezione Scrivere donna. Non per femminismo rancido, ma per femminilismo. Perché voglio premiare le nostre lacrime, i nostri sforzi, i nostri sogni. E perché nonostante tutta la fatica che ci costa non smettiamo comunque di fare quel che facciamo.
E dire, che l’antica dea della Sapienza, la compagna del Dio creatore era una donna… Blink!

Piccola bibliografia per donne artiste:
S. Petrignani, La scrittrice abita qui, Vicenza 2002
C. Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Milano 1992
E. Jong, Cosa vogliono le donne, Milano 1999

mikronet

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