INVITO A RILEGGERE… PIERO JAHIER

Povero e orfano di padre, la povertà mi aveva negato gli studi universitari.
Ma ero terribilmente fiero della responsabilità della mia posizione di povero…  

I L   C O N C E T T O   R E L I G I O S O   D E L L A   P O E S I A

di   Eleonora Bellini

Piero Jahier

Piero Jahier nacque a Genova nel 1884 da padre piemontese e pastore valdese e da madre fiorentina.

Dopo la morte del padre, suicida, nel 1897 la famiglia si  trasferì a Firenze. Piero fu profondamente provato dalla morte del genitore, come testimoniano, tra l’altro, la sua opera “Ragazzo”, pubblicata nel 1919, e la presentazione alla raccolta Poesie  del 1964:

Povero e orfano di padre, la povertà mi aveva negato gli studi universitari. Ma ero terribilmente fiero della responsabilità della mia posizione di povero… così, quantunque fossi deciso a lottare per migliorare la mia condizione (da ferroviere, presi due lauree, studiando la notte) nessun miraggio di fama poté avvelenare il concetto religioso della poesia che mi aveva inculcato il mio maestro di liceo… .

Ragazzo e prime poesie - Vallecchi editore

Dopo aver terminato gli studi liceali, Jahier incominciò a lavorare, appunto come ferroviere, per poter sostenere la famiglia in gravi ristrettezze economiche. In questi anni tuttavia iniziò a scrivere articoli su La Riviera Ligure, su Lacerba e, quando, nel 1909, conobbe Giuseppe Prezzolini, iniziò a collaborare alla rivista La Voce divenendone poi, dal 1911 al 1913, direttore responsabile.

Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò come volontario negli Alpini; ricordando questa esperienza, nel 1920 pubblicò la sua opera più famosa, Con me e con gli alpini. Antifascista, bastonato, imprigionato e perseguitato, durante il Ventennio abbandonò la scrittura, dedicandosi in parte alla traduzione.
I suoi scritti vennero di nuovo raccolti e pubblicati da Vallecchi negli anni Sessanta. Dalla sua scrittura “sperimentale” emergono rigore morale ed impegno civile. Morì a Firenze nel 1966.

Povero e orfano di padre, la povertà mi aveva negato gli studi universitari.
Ma ero terribilmente fiero della responsabilità della mia posizione di povero…  

I L   C O N C E T T O   R E L I G I O S O   D E L L A   P O E S I A

di   Eleonora Bellini

Piero Jahier

Piero Jahier nacque a Genova nel 1884 da padre piemontese e pastore valdese e da madre fiorentina.

Dopo la morte del padre, suicida, nel 1897 la famiglia si  trasferì a Firenze. Piero fu profondamente provato dalla morte del genitore, come testimoniano, tra l’altro, la sua opera “Ragazzo”, pubblicata nel 1919, e la presentazione alla raccolta Poesie  del 1964:

Povero e orfano di padre, la povertà mi aveva negato gli studi universitari. Ma ero terribilmente fiero della responsabilità della mia posizione di povero… così, quantunque fossi deciso a lottare per migliorare la mia condizione (da ferroviere, presi due lauree, studiando la notte) nessun miraggio di fama poté avvelenare il concetto religioso della poesia che mi aveva inculcato il mio maestro di liceo… .

Ragazzo e prime poesie - Vallecchi editore

Dopo aver terminato gli studi liceali, Jahier incominciò a lavorare, appunto come ferroviere, per poter sostenere la famiglia in gravi ristrettezze economiche. In questi anni tuttavia iniziò a scrivere articoli su La Riviera Ligure, su Lacerba e, quando, nel 1909, conobbe Giuseppe Prezzolini, iniziò a collaborare alla rivista La Voce divenendone poi, dal 1911 al 1913, direttore responsabile.

Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò come volontario negli Alpini; ricordando questa esperienza, nel 1920 pubblicò la sua opera più famosa, Con me e con gli alpini. Antifascista, bastonato, imprigionato e perseguitato, durante il Ventennio abbandonò la scrittura, dedicandosi in parte alla traduzione.
I suoi scritti vennero di nuovo raccolti e pubblicati da Vallecchi negli anni Sessanta. Dalla sua scrittura “sperimentale” emergono rigore morale ed impegno civile. Morì a Firenze nel 1966.

BAMBINO

Sei tutto nel tuo riso

sei tutto nel tuo pianto

guardaci, viso nuovo,

guardaci chiaro viso

noi che abbiam speso il nostro riso

noi che abbiam speso il nostro pianto

poveri grandi visi

che ridono con resti di pianto

che piangono con resti di riso.

*

E’ UNA DONNA
 
E’ una donna

bisogna che si senta felice:

è bella solo quando si sente felice.

E’ una donna;

 bisogna che si senta bella:

solo quando si sente bella è buona.

mikronet

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