SPAZI DEL NOSTRO TEMPO

ARCHITETTURA & DESIGN   –   Rubrica  a cura di  Maria Stella Ivana Riggi

« (…) L’architetto, lo scultore hanno tutto l’interesse che l’uomo si attenda da loro, dalla loro arte, dalla loro mano un prolungamento della propria esistenza; per questo vorrei monumenti ben ideati e ben  fatti, che non siano disseminati qua e là a caso, ma vengano eretti in un luogo in cui possano durare.  (…) In generale il problema è quello dell’invenzione e della sua giusta esecuzione.  (…) Schizzi per monumenti di ogni tipo ne ho raccolti molti e, se verrà l’occasione, li potrò mostrare: ma il più bel monumento resta pur sempre l’immagine stessa dell’uomo »

da  “Le affinità elettive”  di  Goethe 

U  N  A    P  R  O  F  E  S  S  I  O  N  E ,    U  N    R  I  T  R  A  T  T  O  :
 
G  I  A  N  C  A  R  L  O     M  O  N  T  E  B  E  L  L  O

di   Maria Stella Ivana Riggi

VIVERE PER RACCONTARLA

In questo periodo sto rileggendo Màrquez in particolare il suo libro “Vivere per raccontarla”. Aprendo la copertina, subito dopo il titolo, c’è scritto: “ La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”.
 
Vorrei scrivere di un incontro recente che già ricordo e che vorrei raccontare.

ULTIMO BANCOEra un nuvoloso pomeriggio milanese e mi trovavo in un’aula in cui stavo frequentando un corso di specializzazione sul design del gioiello. Stavo seduta in fondo all’ultimo banco, postazione strategica “dai tempi del liceo” che, in alcuni momenti, mi permetteva inosservata qualche divagazione mentale…

Mentre ridacchiavo con il collega appostato accanto a me è incominciata la lezione.

Silenzio… curiosa ho iniziato a focalizzare l’immagine di un uomo seduto, con una gamba accavallata sull’altra, che ha iniziato a parlare con gli occhi socchiusi e la voce persuasiva: era GianCarlo Montebello.

Contemporaneamente alcune immagini venivano proiettate in aula: non erano solamente gioielli, ma erano dei progetti assolutamente indossabili!

ARTU'- GINEVRA . TORTUGA . ORIGINE . FACSIMILE . MOLOCH

Tutto: l’approccio con noi studenti, quei monili che si materializzavano in simultanea, la gestualità nello spiegare, scorreva con penetrante semplicità. Nel frattempo qualcuno di noi cliccando sul suo pc, nella pagina di Google, gesticolava di nascosto per attestare,  in proposito, le ricerche già fatte in precedenza…

Evitare “gli stereotipi ripetuti”, “l’eccesso di novità”, “il danno causato più dal costruire che dal distruggere”, credo siano caratteristiche da tener presente nel mondo del design di qualità.
Nel gioiello, però, si aggiunge un’altra componente fondamentale: la relazione dell’oggetto con il corpo e la sua capacità di sedurre ossia di condurre a sé. Per fare ciò è necessario riuscire a trasferire la bellezza di un concetto in una fisicità legata a gesti e funzioni. Una cosa assolutamente difficile se, soffermandoci a riflettere, intendiamo il corpo come uno dei maggiori misteri in grado di comunicare anche nel silenzio e il gioiello come un elemento estetico che non dimentichi le sue funzioni antropologiche. In tal senso se il substrato culturale e umano di chi progetta è di spessore ciò che ne deriva non può essere che molto soddisfacente.

Forse uno degli scopi della didattica dovrebbe essere quello di riuscire a comunicare agli studenti l’amore verso una disciplina o una professione continuando, quando se ne ha voglia, anche fuori dalle aule universitarie (credo poco al concetto di “mancanza di tempo” perché ognuno si crea la libertà di impiegarlo come vuole…).  Così l’entusiasmo mio e di altri quattro colleghi è aumentato non appena abbiamo appreso che il Maestro Montebello aveva accolto la nostra richiesta di un incontro presso il suo studio a Milano.

segue …>>>

ARCHITETTURA & DESIGN   –   Rubrica  a cura di  Maria Stella Ivana Riggi

« (…) L’architetto, lo scultore hanno tutto l’interesse che l’uomo si attenda da loro, dalla loro arte, dalla loro mano un prolungamento della propria esistenza; per questo vorrei monumenti ben ideati e ben  fatti, che non siano disseminati qua e là a caso, ma vengano eretti in un luogo in cui possano durare.  (…) In generale il problema è quello dell’invenzione e della sua giusta esecuzione.  (…) Schizzi per monumenti di ogni tipo ne ho raccolti molti e, se verrà l’occasione, li potrò mostrare: ma il più bel monumento resta pur sempre l’immagine stessa dell’uomo »

da  “Le affinità elettive”  di  Goethe 

U  N  A    P  R  O  F  E  S  S  I  O  N  E ,    U  N    R  I  T  R  A  T  T  O  :
 
G  I  A  N  C  A  R  L  O     M  O  N  T  E  B  E  L  L  O

di   Maria Stella Ivana Riggi

VIVERE PER RACCONTARLA

In questo periodo sto rileggendo Màrquez in particolare il suo libro “Vivere per raccontarla”. Aprendo la copertina, subito dopo il titolo, c’è scritto: “ La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”.
 
Vorrei scrivere di un incontro recente che già ricordo e che vorrei raccontare.

ULTIMO BANCOEra un nuvoloso pomeriggio milanese e mi trovavo in un’aula in cui stavo frequentando un corso di specializzazione sul design del gioiello. Stavo seduta in fondo all’ultimo banco, postazione strategica “dai tempi del liceo” che, in alcuni momenti, mi permetteva inosservata qualche divagazione mentale…

Mentre ridacchiavo con il collega appostato accanto a me è incominciata la lezione.

Silenzio… curiosa ho iniziato a focalizzare l’immagine di un uomo seduto, con una gamba accavallata sull’altra, che ha iniziato a parlare con gli occhi socchiusi e la voce persuasiva: era GianCarlo Montebello.

Contemporaneamente alcune immagini venivano proiettate in aula: non erano solamente gioielli, ma erano dei progetti assolutamente indossabili!

ARTU'- GINEVRA . TORTUGA . ORIGINE . FACSIMILE . MOLOCH

Tutto: l’approccio con noi studenti, quei monili che si materializzavano in simultanea, la gestualità nello spiegare, scorreva con penetrante semplicità. Nel frattempo qualcuno di noi cliccando sul suo pc, nella pagina di Google, gesticolava di nascosto per attestare,  in proposito, le ricerche già fatte in precedenza…

Evitare “gli stereotipi ripetuti”, “l’eccesso di novità”, “il danno causato più dal costruire che dal distruggere”, credo siano caratteristiche da tener presente nel mondo del design di qualità.
Nel gioiello, però, si aggiunge un’altra componente fondamentale: la relazione dell’oggetto con il corpo e la sua capacità di sedurre ossia di condurre a sé. Per fare ciò è necessario riuscire a trasferire la bellezza di un concetto in una fisicità legata a gesti e funzioni. Una cosa assolutamente difficile se, soffermandoci a riflettere, intendiamo il corpo come uno dei maggiori misteri in grado di comunicare anche nel silenzio e il gioiello come un elemento estetico che non dimentichi le sue funzioni antropologiche. In tal senso se il substrato culturale e umano di chi progetta è di spessore ciò che ne deriva non può essere che molto soddisfacente.

Forse uno degli scopi della didattica dovrebbe essere quello di riuscire a comunicare agli studenti l’amore verso una disciplina o una professione continuando, quando se ne ha voglia, anche fuori dalle aule universitarie (credo poco al concetto di “mancanza di tempo” perché ognuno si crea la libertà di impiegarlo come vuole…).  Così l’entusiasmo mio e di altri quattro colleghi è aumentato non appena abbiamo appreso che il Maestro Montebello aveva accolto la nostra richiesta di un incontro presso il suo studio a Milano.

segue …>>>

GIANCARLO MONTEBELLO

In questo piccolo racconto ricordo che era un Sabato mattina e, dopo esserci incontrati in una fermata a noi comune della metropolitana, abbiamo accelerato il passo chiedendoci come sarebbe stato il passaggio dal semianonimato dell’aula a un confronto diretto. Nel frattempo in me aumentava la voglia di vedere come sarebbe stato quel luogo dove il nostro Professore raccoglieva le sue idee…

Non è un caso che negli atelier dei “Grandi” ci sia un unico comune denominatore: scaffali pieni di libri, oggetti che raccontino di sé ossia dei viaggi perpetuati nel tempo, modelli, schizzi, qualche promemoria sparso nei vari angoli e infine i propri progetti. Lo spazio a doppia altezza era ben articolato, la luce proveniva dall’alto e la nostra conversazione aveva luogo come se si parlasse tra “amici”.

Accantonati i timori iniziali, a ogni nostra domanda sul “futuro” e sui “perché” seguiva una risposta “etica” ma “pratica”; allo stesso tempo il Maestro ci trasferiva parte della sua “quotidianità”: accennava un sorriso, rispondeva al telefono in perfetta lingua francese, rullava velocemente una cartina per accendersi una sigaretta…

CENTRE ART ET CULTURE GEORGE POMPIDOU

Osservando me, tutti noi che eravamo là dentro mi tornava alla mente la formazione del nostro insegnante.
Una vita curiosa la sua, segnata da cambiamenti, da innumerevoli incontri e collaborazioni: il primo lavoro con Gavina e Simoncini; la frequenza con gli architetti Carlo Scarpa, Achille e Pier Giacomo Castiglioni; l’avvio di attività di editore di gioielli d’artista (la GEM, che raccolse i lavori di Hans Ritcher, Larry Rivers; Niki de Saint Phalle, Jesus Soto , Lucio Fontana ed altri…); l’affiancamento del celebre Ugo Mulas; gli insegnamenti di Man Ray di cui fu discepolo; la cessazione della iniziale attività di editore per diventare designer delle proprie creazioni collaborando con aziende nazionali ed estere; i diversi viaggi negli Stati Uniti, in particolare a New York; la collaborazione con la Sociètè des Amis du Musèe National d’Art moderne Centre d’Art et Culture George Pompidou
Poi lo sguardo è caduto sui monili esposti in una teca di vetro illuminata: sembravano dei racconti in grado di mutare il corpo. I materiali variavano dai preziosi ai non, ma tutti erano trattati con la stessa cura e importanza mentre, potendone indossare alcuni, mi rendevo sempre più conto che avanzava un altro importante concetto: “la continuità” che avevo potuto già notare in alcune precedenti ricerche.

Ancora oggi, a distanza, mi rendo conto che la chiusura di un orecchino non è mai staccata dal resto del gioiello (Ellisse o i geniali Riflesso)… 
 
                                    SPECCHIO - ORECCHINI RIFLESSO             SPECCHIO - ORECCHINI RIFLESSO

   ELLISSE-ORECCHINI CU-CU               SPECCHIO-ORECCHINI RIFLESSO

l’anello non accenna mai a un distacco tra la parte superiore e il gambo e la gemma può sorprenderci divenendo metallica (anello Sax I°)…

GEMMA METALLICA - ANELLO SAX I°

GEMMA METALLICA-ANELLO SAX I °

la collana può essere ribaltata mostrando un’altra faccia o essere modulare (Drago d’acqua)…

MODULI - COLLANA DRAGO D'ACQUA

MODULI-COLLANA DRAGO D’ACQUA

i bracciali divengono anche maglie in acciaio inox perfettamente adattabili chiuse da un bottone automatico (Ornamenti per Bradamante )…

BRADAMANTE - BRACCIALE ASOLA I

BRADAMANTE-BRACCIALE ASOLA I °

oppure perforate con chiusura a passante ( I Superleggeri )… Innumerevoli gli spunti di riflessione…

SUPERLEGGERI - BRACCIALE PESCE 

SUPERLEGGERI- BRACCIALE PESCE

Io e i miei amici siamo usciti dall’atelier che era già passato abbondantemente mezzogiorno. L’intera mattinata era trascorsa all’insegna di una lezione speciale che ci ha lasciato un insegnamento e un sorriso.  Esistono spazi del nostro tempo in cui di una professione resta un ritratto.

Maria Stella Ivana Riggi
Maria Stella Ivana Riggi (Maggio 1972), architetto vive e lavora in Sicilia precisamente a Caltanissetta dove attualmente risiede.

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