BIENNALE DI VENEZIA

Mostra Internazionale di Architettura

Se nel 2008 all’ architettura viene chiesto di andare oltre l’edificio, e di creare bellezza, la risposta è nell’ 11. Mostra Internazionale di Architettura con la quale la Biennale di Venezia è andata ben oltre tali richieste. Ha presentato alternative al semplice edificio, ha proposto progetti innovativi sensibili al recupero e alla salvaguardia dell’ambiente, ha sperimentato e creato prototipi di oggetti, ci ha dato la possibilità unica di girare tra i modi di abitare di 56 nazioni; ed infine ci ha fatto sognare e sperare attraverso città utopiche e ambienti ideali.

OUT THERE 

U  N     G  I  R  O     P  E  R     L  A     B  I  E  N  N  A  L  E

dal nostro inviato   Claudia Domenicucci

BIENNALE VENEZIA

Da domenica 14 settembre, dopo pochi giorni dalla fine della più mondana Mostra del Cinema, Venezia ha cambiato faccia per ospitare nelle sedi dei Giardini e dell’ Arsenale, l’ 11 Mostra Internazionale di Architettura. Riposti i tappeti rossi, le luci e rimandati a casa i vip, la laguna si vestirà di grande architettura fino al prossimo 23 novembre.
Le due sedi, anche se vicine tra di loro (una sola fermata di vaporetto), creano dei percorsi indipendenti, tanto che è possibile visitare l’una e non l’altra oppure farlo in giorni differenti. Per questo non è possibile stabilire un inizio certo dell’esposizione.

Alle Corderie dell’Arsenale la mostra apre con Hall of Fragments di David Rockwell con Casey Jones e Reed Kroloff. Una sala buia dove schermi di varie dimensioni proiettano una selezione di film del passato, fantascientifici e storici; film che ricreano architetture di tempi lontani o propongono le forme di quella futura (ormai attuale), con l’idea di trovare scene in cui il percettivo e l’immaginazione superano il fisico e il reale.
MANIFESTI D'INTENTODopo Hall of Fragments inizia il percorso tra le grandi Installazioni, accompagnate dai Manifesti d’intento proposti dagli stessi architetti.
Molte delle installazioni esposte invitano il visitatore ad interagire con l’opera stessa e diventare così parte fondamentale del suo completamento. Il fruitore dell’opera da spettatore diventa protagonista. Tra le opere di questo tipo, la più gettonata, tanto da generare una fila di curiosi in attesa per sperimentarne l’utilizzo, è Feed Back Spaces;  il grande cervello di Coop Himmelb(l)au. Il visitatore è invitato a porsi sotto  il cervello gonfiabile e ad afferrare le apposite maniglie, per poter vedere la proiezione della propria frequenza cardiaca su dei monitor posti all’interno della struttura (cervello) trasparente, permettendone la diffusione nell’ambiente circostante.
Alle installazioni “interattive” si affiancano invece quelle che permettono al pubblico solo di poter ammirare le proprie forme e contemplarne il messaggio. Tra queste al prima è sicuramente Lotus, di Zaha Hadid e Patrik Schumacher; forme sinuose che s’intersecano, che danno vita ad un’ installazione e al tempo stesso anche ad un prototipo di casa. Tra le sue forme infatti si celano gli spazi che caratterizzano l’ambiente domestico: una scrivania, un divano, un tavolo, un guardaroba, ecc.

Atra opera a non richiedere il coinvolgimento fisico del pubblico, se non quello degli addetti ai lavori, intenti ad ultimarne la realizzazione (ormai già fuori tempo massimo), è Ungapatchket (che in lingua Yddish significa “buttato insieme”), l’ installazione proposta da Frank Gehry. ENTRATA ARSENALEE’ un modello in grande scala fatto di legno e creta, attraverso il quale l’architetto (Leone d’oro alla carriera) esplora lo spazio e la forma. L’ opera, ispirata ad una costruzione che Gehry realizzerà a Mosca, propone un’ architettura che esiste prima e dopo gli edifici. Una delle ultime opere essere stata aggiunta alla lista delle installazioni dell’ Arsenale, ma forse una delle più attese, è The Evening Line di Matthew Ritchie, il quale propone a Venezia un’ elaborazione sulla linea intesa come inizio di uno studio destinato a crescere. Infatti, la sua opera parte da un intreccio di linee che formano una grande scultura per poi proseguire il proprio percorso sul pavimento fino a risalire la parete dove la linea e il suo evolversi vengono proiettati in un video.

Proseguendo il nostro percorso per le sale delle Corderie, è possibile ammirare installazioni che ci portano oltre il classico concetto di abitazione legato ancora alla costruzione, per analizzare tutto quello che è al suo interno, ma non è visibile. Ci offrono una riflessione sul fatto che le nostre case non sono fatte solo di pareti, soffitti e pavimenti, ma  di tutti quei sistemi tecnologici che ci forniscono acqua, luce e gas; qui portati all’esterno e resi visibili. Questo è il lavoro di Penezic & Rogina Architects: Who’s Afraid of the Big Bad Wolf in the Digital age?.

segue … >>>



Mostra Internazionale di Architettura

Se nel 2008 all’ architettura viene chiesto di andare oltre l’edificio, e di creare bellezza, la risposta è nell’ 11. Mostra Internazionale di Architettura con la quale la Biennale di Venezia è andata ben oltre tali richieste. Ha presentato alternative al semplice edificio, ha proposto progetti innovativi sensibili al recupero e alla salvaguardia dell’ambiente, ha sperimentato e creato prototipi di oggetti, ci ha dato la possibilità unica di girare tra i modi di abitare di 56 nazioni; ed infine ci ha fatto sognare e sperare attraverso città utopiche e ambienti ideali.

OUT THERE 

U  N     G  I  R  O     P  E  R     L  A     B  I  E  N  N  A  L  E

dal nostro inviato   Claudia Domenicucci

BIENNALE VENEZIA

Da domenica 14 settembre, dopo pochi giorni dalla fine della più mondana Mostra del Cinema, Venezia ha cambiato faccia per ospitare nelle sedi dei Giardini e dell’ Arsenale, l’ 11 Mostra Internazionale di Architettura. Riposti i tappeti rossi, le luci e rimandati a casa i vip, la laguna si vestirà di grande architettura fino al prossimo 23 novembre.
Le due sedi, anche se vicine tra di loro (una sola fermata di vaporetto), creano dei percorsi indipendenti, tanto che è possibile visitare l’una e non l’altra oppure farlo in giorni differenti. Per questo non è possibile stabilire un inizio certo dell’esposizione.

Alle Corderie dell’Arsenale la mostra apre con Hall of Fragments di David Rockwell con Casey Jones e Reed Kroloff. Una sala buia dove schermi di varie dimensioni proiettano una selezione di film del passato, fantascientifici e storici; film che ricreano architetture di tempi lontani o propongono le forme di quella futura (ormai attuale), con l’idea di trovare scene in cui il percettivo e l’immaginazione superano il fisico e il reale.
MANIFESTI D'INTENTODopo Hall of Fragments inizia il percorso tra le grandi Installazioni, accompagnate dai Manifesti d’intento proposti dagli stessi architetti.
Molte delle installazioni esposte invitano il visitatore ad interagire con l’opera stessa e diventare così parte fondamentale del suo completamento. Il fruitore dell’opera da spettatore diventa protagonista. Tra le opere di questo tipo, la più gettonata, tanto da generare una fila di curiosi in attesa per sperimentarne l’utilizzo, è Feed Back Spaces;  il grande cervello di Coop Himmelb(l)au. Il visitatore è invitato a porsi sotto  il cervello gonfiabile e ad afferrare le apposite maniglie, per poter vedere la proiezione della propria frequenza cardiaca su dei monitor posti all’interno della struttura (cervello) trasparente, permettendone la diffusione nell’ambiente circostante.
Alle installazioni “interattive” si affiancano invece quelle che permettono al pubblico solo di poter ammirare le proprie forme e contemplarne il messaggio. Tra queste al prima è sicuramente Lotus, di Zaha Hadid e Patrik Schumacher; forme sinuose che s’intersecano, che danno vita ad un’ installazione e al tempo stesso anche ad un prototipo di casa. Tra le sue forme infatti si celano gli spazi che caratterizzano l’ambiente domestico: una scrivania, un divano, un tavolo, un guardaroba, ecc.

Atra opera a non richiedere il coinvolgimento fisico del pubblico, se non quello degli addetti ai lavori, intenti ad ultimarne la realizzazione (ormai già fuori tempo massimo), è Ungapatchket (che in lingua Yddish significa “buttato insieme”), l’ installazione proposta da Frank Gehry. ENTRATA ARSENALEE’ un modello in grande scala fatto di legno e creta, attraverso il quale l’architetto (Leone d’oro alla carriera) esplora lo spazio e la forma. L’ opera, ispirata ad una costruzione che Gehry realizzerà a Mosca, propone un’ architettura che esiste prima e dopo gli edifici. Una delle ultime opere essere stata aggiunta alla lista delle installazioni dell’ Arsenale, ma forse una delle più attese, è The Evening Line di Matthew Ritchie, il quale propone a Venezia un’ elaborazione sulla linea intesa come inizio di uno studio destinato a crescere. Infatti, la sua opera parte da un intreccio di linee che formano una grande scultura per poi proseguire il proprio percorso sul pavimento fino a risalire la parete dove la linea e il suo evolversi vengono proiettati in un video.

Proseguendo il nostro percorso per le sale delle Corderie, è possibile ammirare installazioni che ci portano oltre il classico concetto di abitazione legato ancora alla costruzione, per analizzare tutto quello che è al suo interno, ma non è visibile. Ci offrono una riflessione sul fatto che le nostre case non sono fatte solo di pareti, soffitti e pavimenti, ma  di tutti quei sistemi tecnologici che ci forniscono acqua, luce e gas; qui portati all’esterno e resi visibili. Questo è il lavoro di Penezic & Rogina Architects: Who’s Afraid of the Big Bad Wolf in the Digital age?.

segue … >>>

A concludere il percorso espositivo degli spazi delle Corderie, troviamo Uneternal City, 12 progetti che vedono protagonista Roma e la sua periferia, il cui scopo è quello di proporre strumenti validi per la trasformazione della città contemporanea.

PADIGLIONE ITALIA AI GIARDINI

Ai Giardini, tra i 26 padiglioni nazionali, quello ad attirare più gente è lo storico Padiglione Italia, nelle cui sale si alternano opere dei grandi nomi dell’ architettura mondiale (Masters), e di giovani proposte del futuro (Experimental Architecture). Masters ci propone una selezione di  opere, attraverso le quali vengono tracciate le linee guida del lavoro di 7 grandi studi di architettura; tra questi ritroviamo: Gehry Partners, Zaha Hadid Architects e Coop Himmelb(L)au, già presenti all’Arsenale con le proprie installazioni e i manifesti d’intento. Accanto a questi grandi dell’ architettura troviamo le proposte di Experimental Architecture; l’architettura giovane che non ha paura di osare, di sperimentare forme per creare strutture a servizio dell’uomo. Tra questi da evidenziare è il lavoro del gruppo cileno di Elemental (vincitore del Leone d’argento per un promettente giovane architetto), per aver rivolto l’attenzione ai problemi di ambiente e povertà del proprio paese, per la sensibilità rivolta a tale contesto fino alla realizzazione di un’ opera dai costi molti contenuti.
Intorno a tutto ciò prende forma il resto dell’ 11. Mostra Internazionale di Architettura: i progetti delle 56 partecipazioni nazionali, distribuiti nei padiglioni dislocati tra i Giardini e L’Arsenale. Tra questi è impossibile non ricordare l’Italia cerca casa – Progetti per abitare e riabitare la città, curata da Francesco Garofalo, nel padiglione Italia all’ Arsenale, che cerca di dare una soluzione alla richiesta del nostro paese di trovare case a basso costo, lanciando una sfida agli architetti e alle istituzioni. Da nominare poi, in quanto unico evento speciale presente alla mostra, è Manifesto per Milano – Void As Public Opportunity, visibile sulla Riva delle Tese dell’ Isolotto sud (Arsenale); un’ installazione attenta alle trasformazioni della città di Milano, dalla cultura al paesaggio; una città che cambia continuamente e chiede di essere ripensata, reinventata. In ultimo, a testimoniare l’attenzione che questa mostra ha verso i giovani e le loro preposte innovative, non possiamo evitare di ricordare il concorso online per studenti Everyville 2008, che ai primi 10 classificati ed alle 40 menzioni d’onore, ha offerto la possibilità di vedere esposte le proprie visioni progettuali in una grande installazione multimediale all’interno della mostra.
Le opere sopra menzionate sono solo alcune di un numero molto più ampio di installazioni progetti e manifesti, ognuno dei quali ha contribuito a rendere unica questa edizione della Biennale di Architettura.
Se nel 2008 all’ architettura viene chiesto di andare oltre l’edificio (come invita Aaron Betsky), e di creare bellezza (come chiede il ministro Sandro Bondi), la risposta è nell’ 11. Mostra Internazionale di Architettura con la quale la Biennale di Venezia è andata, se possibile,  ben oltre tali richieste. Ha presentato alternative al semplice edificio, ha proposto progetti innovativi sensibili al recupero e alla salvaguardia dell’ambiente, ha sperimentato e creato prototipi di oggetti, ci ha dato la possibilità unica di girare tra i modi di abitare di 56 nazioni; ed infine ci ha fatto sognare e sperare attraverso città utopiche e ambienti ideali. Un appuntamento da non perdere, una mostra che ci appartiene perché parla di noi, del nostro modo di vivere e di quello che ci circonda.

mikronet

Lascia un commento