LUCIO ARAGRI

Immaginario, Sogno e Virtualità tra maschere, pseudonimi e realtà perdute…

Un caso letterario diabolicamente psicoanalitico oltre i limiti della disgregazione dell’ Io nelle vesti di un mantello nero e di una maschera con l’immagine di un emblematico giullare veneziano. 

 

   I  L     F  I  L  O  S  O  F  O     E  S  T  R  A  N  I  A  T  O  

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SLIDE SHOW … >>>

Il relativismo gnoseologico, la disgregazione dell’Io, la fuga spaziale-temporale, la società quale prigione o “teatrino di carta” che massifica, imprigiona l’individuo, cristallizzandolo in una forma definita e imperitura, sono soltanto alcuni nuclei tematici che collegano le opere di Aragri alla concezione pirandelliana dell’esistenza come dell’individuo. “Enclosed-I Recintati”, la “La Casa in Mezzo al Mare”, “Tutte tranne Una” ed altri racconti con i loro personaggi, unitamente alle loro “maschere”, non ultima quella indossata dallo stesso autore, esprimono in fondo la “perdita dell’aureola” dell’intellettuale moderno o per meglio dire dell’uomo che ancora ama sperare, che non vuole sottostare alla massificazione, alla “cristallizzazione” e quindi alla “morte” impostagli dalla società, rivendicando a sé ancora un ruolo centrale, disposto titanicamente a lottare pur sapendo di andare incontro a sicura morte. Chi osa ancora oggi andare controcorrente è colui che usa l’inchiostro per andare oltre, chi novello Prometeo o “filosofo estraniato” ama viaggiare nello spazio e nel tempo. I personaggi ed altre maschere che si affacciano nelle pagine di Aragri, è proprio alla morte intellettuale che non vogliono soccombere e rivendicano la loro, in fondo, fittizia libertà, fuggendo nel tempo o creandosi ad hoc proprie “isole” o meglio uno squarcio atemporale, novella “torre d’avorio” dove rifugiarsi. (Anna Maria Vinci)
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Immaginario, Sogno e Virtualità tra maschere, pseudonimi e realtà perdute…

Un caso letterario diabolicamente psicoanalitico oltre i limiti della disgregazione dell’ Io nelle vesti di un mantello nero e di una maschera con l’immagine di un emblematico giullare veneziano. 

 

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Il relativismo gnoseologico, la disgregazione dell’Io, la fuga spaziale-temporale, la società quale prigione o “teatrino di carta” che massifica, imprigiona l’individuo, cristallizzandolo in una forma definita e imperitura, sono soltanto alcuni nuclei tematici che collegano le opere di Aragri alla concezione pirandelliana dell’esistenza come dell’individuo. “Enclosed-I Recintati”, la “La Casa in Mezzo al Mare”, “Tutte tranne Una” ed altri racconti con i loro personaggi, unitamente alle loro “maschere”, non ultima quella indossata dallo stesso autore, esprimono in fondo la “perdita dell’aureola” dell’intellettuale moderno o per meglio dire dell’uomo che ancora ama sperare, che non vuole sottostare alla massificazione, alla “cristallizzazione” e quindi alla “morte” impostagli dalla società, rivendicando a sé ancora un ruolo centrale, disposto titanicamente a lottare pur sapendo di andare incontro a sicura morte. Chi osa ancora oggi andare controcorrente è colui che usa l’inchiostro per andare oltre, chi novello Prometeo o “filosofo estraniato” ama viaggiare nello spazio e nel tempo. I personaggi ed altre maschere che si affacciano nelle pagine di Aragri, è proprio alla morte intellettuale che non vogliono soccombere e rivendicano la loro, in fondo, fittizia libertà, fuggendo nel tempo o creandosi ad hoc proprie “isole” o meglio uno squarcio atemporale, novella “torre d’avorio” dove rifugiarsi. (Anna Maria Vinci)
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\"Lucio

(olt.service) – Spazi fuori dal tempo, una sorta di rifugi onirici, dove si sovrappongono sogni e realtà, immagini fantastiche e ricordi, nostalgia e rammarico del non vissuto, delle scelte che inevitabilmente eludono altre possibili occasioni. Unico rifugio dei personaggi raccontati da Aragri è la loro interiorità, il loro mondo onirico. Ciò che emerge dalle pagine dei sogni di Aragri sono personalità frammentate, appena accennate, ma ancora di più sono anime il cui destino è stato spezzato dalla rinuncia a vivere. Che siano sulla terra o in un\’altra galassia non importa, il non vissuto erompe prepotentemente nell\’immaginario del lettore, rimandando un senso di alienante incapacità di vivere, se non nel sogno. Sempre i personaggi di Aragri non hanno passato e nella società che essi disprezzano, sicuramente nemmeno un futuro. Un po\’ come certe immagini oniriche appaiono inizialmente nitide, quasi reali, per poi stemperarsi tra le righe. Ma in tutti i libri di Aragri, soprattutto in “La Casa in Mezzo al Mare”, vi è in fondo un grande colpevole: il tempo, di cui l\’autore si vendica, facendo distruggere simbolicamente ad uno dei suoi tanti personaggi la macchina infernale che lo scandisce: l\’orologio. Altro tema che emerge prepotente dalle sue pagine è l\’incomunicabilità, un isolamento quello dei personaggi aragriani in fondo però non voluto realmente, ma ogni tentativo che essi fanno per uscire dal vuoto della loro solitudine, va inesorabilmente deluso.

Nella sue storie si ha l’impressione che Lucio Aragri manifesti segmenti di sé nei personaggi che affollano i suoi libri. L’incessante andirivieni di Passato, Presente, Futuro, e viceversa, sono testimonianza all’infinito di un mondo in continuo divenire, dove il passato è ingombrante e costituisce un momento che l’uomo non conosce e che, necessariamente, rimuove dal proprio inconscio. Lo Spazio e il Tempo vanno al di là della narrazione e in un vortice di situazioni l’autore restituisce, quasi sempre, ai personaggi la consapevolezza della propria identità, di ciò che hanno perso e che devono “recuperare” per raggiungere la libertà.
Lucio Aragri può essere definito come pura espansione e segmento dei personaggi che vivono nelle sue Storie? Capovolgendo così ogni logica ed invertendo la correlazione normalmente esistente tra autore e personaggi? In tutti i romanzi i protagonisti sono, spesso, un’espansione dell’autore nella finzione della storia narrata. Nei racconti di Aragri, invece, i personaggi sono lo strumento attraverso cui si materializza l’autore! Se la risposta è affermativa si ripropone il tema dell’eteronimia…

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Un uomo e, contemporaneamente, tanti altri ma nel contempo nessuno di loro. Ẻ questo, spesso il filo conduttore nei suoi romanzi. Lucio Aragri, più che uno pseudonimo, un eteronimo, racconta le sue storie fantasticche rivivendosi in esse. I personaggi che ad esempio affollano Enclosed, il suo primo romanzo, “irrompono” nella Storia materializzandosi dal nulla: sono esseri senza “passato” e connotazione. Ẻ così che, uno di loro, Lauro Carigi diventa una espressione anticonformista e ribelle; il suo essere fuori dagli schemi lo rende simile a un eroe, …braccato dagli Emissari degli Scienziati del Tempio viaggia attraverso il Tempo grazie al suo telecomando, muta tempo e contesto. La sua essenza di “incompreso” viene amplificata dagli eventi che si abbattono sulla sua esistenza legata al tranquillo Promontorio dove vive sospeso e assorto nei suoi incontrollati pensieri.
Senza meta è consapevole (..)delle interferenze psicologiche della (…) vita su se stesso, generate dalle sue stesse intromissioni nel Tempo… Schiacciando il tasto del multitasking, è diventato prigioniero del suo andare e venire nel Tempo rinunciando alla propria libertà. Il Tempo in Enclosed è una pura rappresentazione spazializzata, dove gli eventi sono determinati da semplici “arresti” dello stesso in un vortice di situazioni. In questa concezione Bergsoniana, l’autore restituisce ai personaggi la consapevolezza della propria identità, di ciò che hanno perso e che devono “recuperare” per raggiungere la libertà. Tanti personaggi, ma “Enclosed”, più che in altri suoi scritti, a evidenziare che, chiunque si voglia essere, si rimane sempre “Recintati” nei confini dell’essere fisico e nella netta separazione dell’immaginario infinito.

Aragri nei suoi libri ci ha abituato a non dare nulla per scontato e non ci ha mai regalato un finale senza brivido. In “Tutte tranne una”, un viaggio solitario dentro se stesso, che metterà il protagonista della storia davanti a tutta la propria fragilità, in attesa dell’incontro con la donna più temuta, mai incontrata, ma da sempre nascosta nelle pieghe della sua vita, sarà proprio nelle braccia della trecentosessantaseiesima, quella di cui non si era mai accorto tra le 365 in cui era rimasta imbrigliata la sua mente, celata in un imprecisato anno bisestile, che Mibien, o forse meglio Aragri stesso, si lascerà andare in un macabro, estremo amplesso.

Esistono anche delle connessioni tra i personaggi di Aragri e Antonin Artaud, nella sua dimensione di attore. Anche Artaud per liberarsi dai condizionamenti e dalle oppressioni agisce sulla scena quasi in un istinto primitivo per poter recuperare se stesso. Egli “esprime” l’insofferenza, con l’aggressione verbale, il cui risultato ultimo è il prendere coscienza della propria “essenza” e natura. Il corpo è investito da una grande tensione/torsione che agisce in una forza espressiva dilagante e volta all’infinito.

L’attore Artaud, alla stregua dei personaggi di Aragri, è colui che ha la forza di operare gli stravolgimenti, le trasmutazioni, di cambiare gli eventi, in un continuo sdoppiamento dove colui che agisce si osserva agire, ripartendo le tensioni in una frattura iniziale. Si innesta l’esigenza di recuperare se stessi e la propria libertà di azione, in una ricerca incessante, l’uomo si inventa, si demolisce e rinasce a nuova vita. Questo senso d’insoddisfazione profonda, il senso dell’irrealizzato così evidente in Artaud “muove” altresì i personaggi di Aragri. Nel Teatro della Crudeltà (1933) che farà parte del Teatro e il suo Doppio, Artaud utilizza la crudeltà come elemento dinamico, una scossa perturbante ed efficace che si introduce nei corpi degli spettatori, scuotendoli nel profondo per allontanare la morte e il sonno che incombono sulla vita reale. Questo gesto catartico, espresso da convulsi movimenti del corpo, è come il lampo che, in Enclosed -I recintati squarcia il buio della notte sul Villaggio di Aventinia, alla “Resa dei conti”, quando l’unica soluzione a tutto è quella di sparire negli abissi temporali.

Lucio Aragri: un caso letterario, in fondo, diabolicamente psicoanalitico oltre i limiti della disgregazione dell’ “Io” nelle vesti di un mantello nero e di una maschera con l’immagine di un emblematico giullare veneziano.  

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LUCIO ARAGRI è lo pseudonimo sotto il quale si cela la vera identità dell’autore. Giornalista, di origini romane ma di adozione viterbese, ha collaborato con alcune testate di rilievo nazionale ed emittenti radio-televisive locali ricoprendo anche incarichi di addetto stampa per realtà economiche del litorale tirrenico. Oggi è Direttore responsabile di una testata telematica di cultura e attualità. “La Casa in Mezzo al Mare” è la raccolta di racconti edita da NonSoloParole Edizioni nel 2005. Per lo stesso editore nel 2004 ha pubblicato il suo romanzo di esordio “Enclosed – I recintati”. Un altro suo racconto inoltre è presente nell’antologia “Buia è la notte – Vol. II”: “La notte dentro… la stanza n.19”, libera trasposizione di fatti realmente accaduti in un ospedale dell’Iraq tra la prima e la seconda “Guerra del Golfo”. Per iNarranti Autopruduzioni il suo ultimo romanzo (2006) “Tutte tranne una”. Altri racconti e poesie sono presenti in portali web.

Fonti:  Annamaria Pirozzi – Cinzia Dal Maso – Donatella Placidi – Stefania Sabbatini – Anna Maria Vinci – Barbara Gozzi – Anna Perrino – Martina Campolongo – Annalisa Venditti – Rebecca Baroni

  

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