IL DEBUTTO DEL GRANDE REGISTA CANADESE IN QUALITA' DI PURO ARTISTA

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMAUna mostra fotografica in prima mondiale ed un incontro con pubblico e giornalisti nella sezione L’Altro Cinema confermano il regista canadese David Cronenberg tra i protagonisti del Roma Film Fest 2008. Amato da pubblico e studiosi ha realizzato grandi successi tra i quali La mosca, Videodrome, Inseparabili, Il pasto nudo, Spider, La promessa dell’assassino. Tanta curiosità e attesa anche per un libro che sta scrivendo. Non sarà, però, né un horror né una storia di fantascienza anche se confessa… «La Penguin Canada ha già trovato case editrici in tutto il mondo che lo pubblicheranno in tutte le lingue e questo mi terrorizza, visto che il libro non c’è ancora… Ho scritto solo 50 pagine».

C H R O M O S O M E S :    C R O N E N B E R G    O L T R E    I L    C I M E M A

di   Mariangiola Castrovilli

David Cronenberg

Bell’uomo, occhi azzurri che più azzurri non si può e luminosa pelle dalla grana sottile da far morir d’invidia le signore David Cronenberg ha un concetto dell’eleganza tutto suo, jeans scoloriti, t-shirt nera e giacca marrone. Sorridente e perfettamente a suo agio è pronto per il fuoco di fila di domande con cui verrà bombardato dall’agguerrita e curiosa platea del festival di Roma.

Cronenberg è qui oltre che per l’incontro con il pubblico anche per l’inaugurazione di Chromosomes: Cronenberg oltre il cinema,  la  Mostra allestita al Palazzo delle Esposizioni per la sezione Extra del Festival dove sono presentate in anteprima mondiale le immagini delle sue opere con una selezione di 60 fotogrammi tratti dai suoi film più noti, da La mosca a Videodrome, da Inseparabili a Il pasto nudo, Spider, La promessa dell’assassino.

La mostra curata da Domenico De Gaetano, direttore artistico di Volumina e Luca Massimo Barbero curatore delle Collezioni Guggenheim di Venezia è qualcosa di veramente unico. Soddisfatto il regista canadese che desidererebbe che Chromosomes fosse vista con occhi vergini ovvero «senza aver visto i miei film perchè i 60 fotogrammi sono elaborati come oggetti d’arte». Non proprio un percorso comune partendo dal cinema… «Certo ma è un buon metodo per scoprire una diversa prospettiva con cui guardare nuove immagini e nuove forme di pittura digitale».

Cronenberg com’è andata l’esperienza come  regista di opera lirica, con la trasposizione de La Mosca  in scena recentemente  a Parigi e Los Angeles?

David Cronenberg


«L’idea è venuta a Howard Shore, l’autore delle musiche. Mi affascinava moltissimo poter fare qualcosa di completamente nuovo che non avevo mai fatto prima. Ma devo confessare
ammette sorridendo Cronenberg che non è stato facile, anzi. Un’opera è come un transatlantico che deve cominciare a far manovra 2-3 km prima dell’attracco».

 

Adesso con le nuove tecniche si può fare di tutto, è d’accordo?

David Cronenberg

«Ricordo che a Montreal una volta Bertolucci a proposito del Conformista mi disse che per lui girare era la cosa più importante. Solo in seguito, parlando con un montatore ammise che molto dipende dalla post produzione e decise di modificare il suo giudizio. Per me è sempre stata una cosa ovvia, la fase di postproduzione è importante quanto quella delle riprese. Ora con il montaggio e gli effetti digitali è possibile modificare ogni fotogramma, si può cambiare anche la luce e la tridimensionalità di un film viene dalla qualità sonora. Per esempio il peso di una  persona viene dato dal suono dei suoi passi e dalla superficie sulla quale cammina».

segue … >>>


FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMAUna mostra fotografica in prima mondiale ed un incontro con pubblico e giornalisti nella sezione L’Altro Cinema confermano il regista canadese David Cronenberg tra i protagonisti del Roma Film Fest 2008. Amato da pubblico e studiosi ha realizzato grandi successi tra i quali La mosca, Videodrome, Inseparabili, Il pasto nudo, Spider, La promessa dell’assassino. Tanta curiosità e attesa anche per un libro che sta scrivendo. Non sarà, però, né un horror né una storia di fantascienza anche se confessa… «La Penguin Canada ha già trovato case editrici in tutto il mondo che lo pubblicheranno in tutte le lingue e questo mi terrorizza, visto che il libro non c’è ancora… Ho scritto solo 50 pagine».

C H R O M O S O M E S :    C R O N E N B E R G    O L T R E    I L    C I M E M A

di   Mariangiola Castrovilli

David Cronenberg

Bell’uomo, occhi azzurri che più azzurri non si può e luminosa pelle dalla grana sottile da far morir d’invidia le signore David Cronenberg ha un concetto dell’eleganza tutto suo, jeans scoloriti, t-shirt nera e giacca marrone. Sorridente e perfettamente a suo agio è pronto per il fuoco di fila di domande con cui verrà bombardato dall’agguerrita e curiosa platea del festival di Roma.

Cronenberg è qui oltre che per l’incontro con il pubblico anche per l’inaugurazione di Chromosomes: Cronenberg oltre il cinema,  la  Mostra allestita al Palazzo delle Esposizioni per la sezione Extra del Festival dove sono presentate in anteprima mondiale le immagini delle sue opere con una selezione di 60 fotogrammi tratti dai suoi film più noti, da La mosca a Videodrome, da Inseparabili a Il pasto nudo, Spider, La promessa dell’assassino.

La mostra curata da Domenico De Gaetano, direttore artistico di Volumina e Luca Massimo Barbero curatore delle Collezioni Guggenheim di Venezia è qualcosa di veramente unico. Soddisfatto il regista canadese che desidererebbe che Chromosomes fosse vista con occhi vergini ovvero «senza aver visto i miei film perchè i 60 fotogrammi sono elaborati come oggetti d’arte». Non proprio un percorso comune partendo dal cinema… «Certo ma è un buon metodo per scoprire una diversa prospettiva con cui guardare nuove immagini e nuove forme di pittura digitale».

Cronenberg com’è andata l’esperienza come  regista di opera lirica, con la trasposizione de La Mosca  in scena recentemente  a Parigi e Los Angeles?

David Cronenberg


«L’idea è venuta a Howard Shore, l’autore delle musiche. Mi affascinava moltissimo poter fare qualcosa di completamente nuovo che non avevo mai fatto prima. Ma devo confessare
ammette sorridendo Cronenberg che non è stato facile, anzi. Un’opera è come un transatlantico che deve cominciare a far manovra 2-3 km prima dell’attracco».

 

Adesso con le nuove tecniche si può fare di tutto, è d’accordo?

David Cronenberg

«Ricordo che a Montreal una volta Bertolucci a proposito del Conformista mi disse che per lui girare era la cosa più importante. Solo in seguito, parlando con un montatore ammise che molto dipende dalla post produzione e decise di modificare il suo giudizio. Per me è sempre stata una cosa ovvia, la fase di postproduzione è importante quanto quella delle riprese. Ora con il montaggio e gli effetti digitali è possibile modificare ogni fotogramma, si può cambiare anche la luce e la tridimensionalità di un film viene dalla qualità sonora. Per esempio il peso di una  persona viene dato dal suono dei suoi passi e dalla superficie sulla quale cammina».

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Quale la differenza tra film popolari e film d’elite secondo Cronenberg?

David Cronenberg

«Personalmente  utilizzo tutti i mezzi a mia disposizione per creare un rapporto più profondo con il  pubblico. Alcuni film sono impregnati di cultura pop e invecchiano presto, altri hanno invece temi più universali che magari non sono d’impatto immediato. Una volta Oliver Stone mi chiese se ero contento di essere rimasto un regista marginale. Nabokov diceva che non c’è niente di più esaltante della volgarità del volgo. Come regista non penso in termini di categorie perché sono totalmente guidato da mio intuito».


Cronenberg s’interrompe un attimo e poi spiega,
 

David Cronenberg

«Credo tutto dipenda da quanto si considera ampio il proprio pubblico. Certo se fai un film da 100 milioni di dollari hai aspettative diverse. Dipende da che partita vuoi giocare. “La mosca”, è stato il mio film di maggior successo ben lontano però dal miliardo di dollari incassato da Il Signore degli anelli».

Cronenberg sappiamo che sta scrivendo un libro, si può sapere l’argomento?

David Cronenberg

«No», risponde sorridendo il regista. «Non mi sento ancora di dire di cosa parla il libro, ne ho scritto solo 50 pagine. Essendo figlio di uno scrittore pensavo che anch’io lo sarei diventato e invece sono un regista». Per aggiungere poi che «erano però 50 anni che pensavo di scrivere un romanzo. La Penguin Canada ha già trovato case editrici in tutto il mondo che lo pubblicheranno in tutte le lingue e questo mi terrorizza, visto che il libro non c’è ancora. L’unica cosa che posso dire è che non sarà né un horror alla Stephen King né una storia di fantascienza».

Nei suoi lavori si arriva sempre alla trascendenza, è voluto?

David Cronenberg


«Noi esseri umani siamo solo animali che si immaginano e hanno il desiderio di diventare diversi da quello che sono. E la religione o la cultura sono i mezzi per realizzare questo desiderio. Ecco, diciamo che mi interessa moltissimo questa forma di trascendenza, questo desiderio dell’essere umano di andare al di là di se stesso. E, anche se non è in programma, finisco poi  per parlarne in tutti i miei film»
.

Cosa devono fare gli attori per piacerle?


David Cronenberg«Ho lavorato con attori straordinari ed ognuno di loro  ha un suo metodo, una sua tipologia. Il mio compito è quello di far si che tutti si sentano parte dello stesso film, dello stesso universo. Sul set cerco di creare un’atmosfera protetta, in cui possano sperimentare. Sanno che nessuno li umilierà o gli urlerà contro. Anch’io sono stato attore, so quindi perché diano tanta importanza al corpo, che è poi  il loro più importante strumento di lavoro. Per questo tengono così tanto ai capelli, al trucco o magari ad un paio di scarpe che dia loro più sicurezza. Credo che lavorino volentieri con me proprio  perché do loro lo spazio necessario per esprimersi»
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FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA

mikronet

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