ROMA FILM FEST 2008 – PRESENTATO IN CONCORSO IL FILM DI MATTEO ROVERE

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMAUna radiografia cinica e spietata di bullismo al femminile spinto fino ad eccessi estremi. Forse  eravamo impreparati a questo tipo di violenza dai capelli lunghi. La commissione censura del Ministero dei Beni Culturali ha deciso che il film debba essere vietato ai minori di 18 perché il suo realismo può indurre comportamenti imitativi e perché la figura della protagonista che riassume tutte le categorie negative risulta alla fine leader e vincente. Mentre la produzione ha presentato ricorso scende in campo l’industria cinematografica sottolineando che gli apparati dello Stato dovrebbero applicare regole specifiche e non esprimere una visione etica. Graffiante il regista Matteo Rovere: «Lo Stato evidentemente pensa che dei ragazzi di 17 anni non siano in grado di capire queste cose. In realtà, in fatto di sesso, bullismo e storie di violenza sono loro ad insegnare qualcosa a noi, altro che emulazione !».

U  N     G  I  O  C  O     D  A     R  A  G  A  Z  Z  E

di   Mariangiola Castrovilli

UN GIOCO DA RAGAZZE

Molto preoccupato, dopo la proiezione in anteprima per la stampa de Un gioco da ragazze di Matteo Rovere, Maurizio Totti produttore del film prende in considerazione l’idea di una versione diversa da quella che abbiamo appena visto qui al festival per evitare lo spettro del divieto ai minori di 18 anni, che taglierebbe fuori proprio la generazione che viene raccontata dalla pellicola. Questo sempre che non venga accolto dalla commissione censura il ricorso della produzione contro il divieto.

La bomba comunque era già scoppiata alcuni giorni fa, quando la commissione censura del Ministero dei Beni Culturali aveva deciso che il sette novembre alla sua uscita in sala, il film di Rovere debba essere vietato ai minori di 18, innescando così infinite polemiche.

Matteo RovereDal canto suo la censura motiva la decisione dicendo «il realismo del film è idoneo ad indurre comportamenti imitativi. La figura della protagonista, che riassume le categorie negative del cinismo, dell’immoralità sessuale del consumo di droga  e del disprezzo per la vita, risulta alla fine leader e vincente, senza che il film alterni tali caratteristiche con una conclusione esemplare». Infatti Elena, la capobanda (Chiara Chiti) personaggio più che disfattista, non subisce nessuna conseguenza dai suoi comportamenti e questo per i censori è negativo anzi, come termina la motivazione «può apparire pieno di fascino o addirittura un modello».

«
Ho letto la motivazione della decisione che, basandosi su singole scene, rigetta tutto il film per le sue caratteristiche morali. Gli apparati dello Stato dovrebbero applicare regole specifiche, non esprimere una visione etica» scende in campo a nome di tutta l’industria cinematografica il presidente dei produttori dell’Anica Riccardo Tozzi.

Il  venticinquenne regista Matteo Rovere, qui alla sua prova d’esordio amareggiato confessa di aver «raccontato una storia lasciando giudicare gli spettatori. Lo Stato evidentemente pensa che dei ragazzi di 17 anni non siano in grado di capire queste cose. In realtà, in fatto di sesso, bullismo e storie di violenza sono loro ad insegnare qualcosa a noi, altro che emulazione.  Forse sono io che vivo nel paese sbagliato… Sono indignato culturalmente, vogliono relegare il mio film in una nicchia perversa».

segue …>>>


FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMAUna radiografia cinica e spietata di bullismo al femminile spinto fino ad eccessi estremi. Forse  eravamo impreparati a questo tipo di violenza dai capelli lunghi. La commissione censura del Ministero dei Beni Culturali ha deciso che il film debba essere vietato ai minori di 18 perché il suo realismo può indurre comportamenti imitativi e perché la figura della protagonista che riassume tutte le categorie negative risulta alla fine leader e vincente. Mentre la produzione ha presentato ricorso scende in campo l’industria cinematografica sottolineando che gli apparati dello Stato dovrebbero applicare regole specifiche e non esprimere una visione etica. Graffiante il regista Matteo Rovere: «Lo Stato evidentemente pensa che dei ragazzi di 17 anni non siano in grado di capire queste cose. In realtà, in fatto di sesso, bullismo e storie di violenza sono loro ad insegnare qualcosa a noi, altro che emulazione !».

U  N     G  I  O  C  O     D  A     R  A  G  A  Z  Z  E

di   Mariangiola Castrovilli

UN GIOCO DA RAGAZZE

Molto preoccupato, dopo la proiezione in anteprima per la stampa de Un gioco da ragazze di Matteo Rovere, Maurizio Totti produttore del film prende in considerazione l’idea di una versione diversa da quella che abbiamo appena visto qui al festival per evitare lo spettro del divieto ai minori di 18 anni, che taglierebbe fuori proprio la generazione che viene raccontata dalla pellicola. Questo sempre che non venga accolto dalla commissione censura il ricorso della produzione contro il divieto.

La bomba comunque era già scoppiata alcuni giorni fa, quando la commissione censura del Ministero dei Beni Culturali aveva deciso che il sette novembre alla sua uscita in sala, il film di Rovere debba essere vietato ai minori di 18, innescando così infinite polemiche.

Matteo RovereDal canto suo la censura motiva la decisione dicendo «il realismo del film è idoneo ad indurre comportamenti imitativi. La figura della protagonista, che riassume le categorie negative del cinismo, dell’immoralità sessuale del consumo di droga  e del disprezzo per la vita, risulta alla fine leader e vincente, senza che il film alterni tali caratteristiche con una conclusione esemplare». Infatti Elena, la capobanda (Chiara Chiti) personaggio più che disfattista, non subisce nessuna conseguenza dai suoi comportamenti e questo per i censori è negativo anzi, come termina la motivazione «può apparire pieno di fascino o addirittura un modello».

«
Ho letto la motivazione della decisione che, basandosi su singole scene, rigetta tutto il film per le sue caratteristiche morali. Gli apparati dello Stato dovrebbero applicare regole specifiche, non esprimere una visione etica» scende in campo a nome di tutta l’industria cinematografica il presidente dei produttori dell’Anica Riccardo Tozzi.

Il  venticinquenne regista Matteo Rovere, qui alla sua prova d’esordio amareggiato confessa di aver «raccontato una storia lasciando giudicare gli spettatori. Lo Stato evidentemente pensa che dei ragazzi di 17 anni non siano in grado di capire queste cose. In realtà, in fatto di sesso, bullismo e storie di violenza sono loro ad insegnare qualcosa a noi, altro che emulazione.  Forse sono io che vivo nel paese sbagliato… Sono indignato culturalmente, vogliono relegare il mio film in una nicchia perversa».

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Un'immagine tratta dal film UN GIOCO DA RAGAZZE

Il film al centro di questa querelle non è certamente da educande, una radiografia cinica e spietata di bullismo al femminile spinto fino ad eccessi estremi.
Forse eravamo impreparati a questo tipo di violenza dai capelli lunghi. Certo  sono cose che accadono anche se non sono poi ogni tre per due sulle prime pagine dei giornali come invece gli eccessi del sesso opposto e vedere questa banda di perfide minorenni che ne fanno più di Carlo in Francia con il disprezzo più assoluto verso la morale, lascia quanto meno interdetti.

Al di fuori della moralità della storia, della libertà d’espressione e compagnia cantante l’effetto domino negativo sarà per Maurizio Totti che ha prodotto il film con RaiCinema e per la 01 che lo distribuisce. Infatti, con il veto ai 18 verranno a mancare  spot, passaggi tv, e trailer nelle varie trasmissioni.

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA

mikronet

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