ROMA FILM FEST TRA EVENTI SPECIALI, IRE, FISCHI, APPLAUSI, POLEMICHE E CENSURE
UN GIOCO DA RAGAZZE di Matteo Rovere
IL PASSATO E’ UNA TERRA STRANIERA di Daniele Vicari
HIGH SCHOOL MUSICAL 3 di Kenny Ortega
APPALOOSA di Ed Harris e GOOD di Vicente Amorin
APPALOOSA di Ed Harris e GOOD di Vicente Amorin
“ G R A V E E R R O R E S O T T O V A L U T A R E I B U F F O N I ”
di Mariangiola Castrovilli
L’accoglienze della platea dei giornalisti che l’hanno visto in anteprima è stata sul freddo spinto con risate in punti dove il pathos avrebbe dovuto essere al massimo, grazie anche a battute fulminanti da fotoromanzo come «dov’è Ettore», «l’hanno appena ucciso», «Allora l’avranno portato al cimitero».
Ma questa non è che una delle tante chicche del film ben poca cosa rispetto all’assunto del lavoro che ha scatenato le ire di destra e di sinistra, spaccando la sala a metà tra fischi e applausi durante la proiezione destinata al pubblico. Stiamo parlando del contestatissimo evento speciale del Festival di Roma Il sangue dei vinti di Michele Soavi tratto dal libro di Giampaolo Pansa che già all’uscita, qualche anno fa innescò a sua volta discussioni e polemiche.
Partigiani, repubblichini e la storia rivisitata ad usum delfini con uno stile raffazzonato attraverso quella di una famiglia, padre e madre agnostici (Philippe Leroy, Giovanna Ralli) ed i figli Ettore (Alessandro Preziosi) partigiano, Lucia repubblichina (Alina Nedelea) e Francesco, non schierato commissario di polizia (Michele Placido). E per non farci mancare niente ecco anche il filone giallo, l’uccisione di una puttana che ha una gemella (Barbora Bobulova nel doppio ruolo) durante il bombardamento di San Lorenzo a Roma, irrisolto quasi fino alle ultime inquadrature.
Gasparri fischiato anche all’ingresso dice che il film «sfiora solo alcuni temi, senza approfondire». Pansa a fine visione esterna la sua commozione e, anche se non è il suo libro, «conoscendo i polli dell’italico pollaio il film mi basta e addirittura mi avanza. Un passo in più verso una storia mai pacificata». Michele Placido contestato sbotta dicendo «non ci sto a dire che dalla parte della Resistenza ci fossero solo brave persone. La repubblica italiana, raccontandomi quella storia mi ha nascosto qualcosa».
segue … >>>
UN GIOCO DA RAGAZZE di Matteo Rovere
IL PASSATO E’ UNA TERRA STRANIERA di Daniele Vicari
HIGH SCHOOL MUSICAL 3 di Kenny Ortega
APPALOOSA di Ed Harris e GOOD di Vicente Amorin
APPALOOSA di Ed Harris e GOOD di Vicente Amorin
“ G R A V E E R R O R E S O T T O V A L U T A R E I B U F F O N I ”
di Mariangiola Castrovilli
L’accoglienze della platea dei giornalisti che l’hanno visto in anteprima è stata sul freddo spinto con risate in punti dove il pathos avrebbe dovuto essere al massimo, grazie anche a battute fulminanti da fotoromanzo come «dov’è Ettore», «l’hanno appena ucciso», «Allora l’avranno portato al cimitero».
Ma questa non è che una delle tante chicche del film ben poca cosa rispetto all’assunto del lavoro che ha scatenato le ire di destra e di sinistra, spaccando la sala a metà tra fischi e applausi durante la proiezione destinata al pubblico. Stiamo parlando del contestatissimo evento speciale del Festival di Roma Il sangue dei vinti di Michele Soavi tratto dal libro di Giampaolo Pansa che già all’uscita, qualche anno fa innescò a sua volta discussioni e polemiche.
Partigiani, repubblichini e la storia rivisitata ad usum delfini con uno stile raffazzonato attraverso quella di una famiglia, padre e madre agnostici (Philippe Leroy, Giovanna Ralli) ed i figli Ettore (Alessandro Preziosi) partigiano, Lucia repubblichina (Alina Nedelea) e Francesco, non schierato commissario di polizia (Michele Placido). E per non farci mancare niente ecco anche il filone giallo, l’uccisione di una puttana che ha una gemella (Barbora Bobulova nel doppio ruolo) durante il bombardamento di San Lorenzo a Roma, irrisolto quasi fino alle ultime inquadrature.
Gasparri fischiato anche all’ingresso dice che il film «sfiora solo alcuni temi, senza approfondire». Pansa a fine visione esterna la sua commozione e, anche se non è il suo libro, «conoscendo i polli dell’italico pollaio il film mi basta e addirittura mi avanza. Un passo in più verso una storia mai pacificata». Michele Placido contestato sbotta dicendo «non ci sto a dire che dalla parte della Resistenza ci fossero solo brave persone. La repubblica italiana, raccontandomi quella storia mi ha nascosto qualcosa».
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E mentre continuano le polemiche innestate dai registi Matteo Rovere a Daniele Vicari inviperiti contro “i divieti della censura, roba da Medioevo” il primo per il divieto ai minori di 18 per Un gioco da ragazze e per i 14 a Il passato è una terra straniera, ecco sul tappeto rosso l’invasione pacifica di elettrizzati piccoli fans festanti anche se manca Zac Efron (Troy Bolton) l’idolo più amato per la proiezione di High School Musical 3 di Kenny Ortega, che la Walt Disney ha promosso in questo terzo capitolo sull’ultimo anno di scuola, dalla Tv al grande schermo facendolo uscire da venerdì in 500 copie. Al suo attivo cifre da capogiro nel primo fine settimana di programmazione in America ha incassato 70 milioni di dollari mentre 255 milioni sono gli spettatori che sul pianeta hanno visto le prime due puntate.
Applauditissimo invece Viggo Mortensen, qui nella doppia vesta di cow boy in Appaloosa di Ed Harris e di Good di Vicente Amorin entrambi già visti lo scorso settembre al Festival di Toronto.
Simpatico, disponibile e totalmente a suo agio non ha paura delle proprie opinioni. «Indossando in Good l’uniforme nazista il mio umore è diventato cupo. Non per il caldo di Budapest ma per il significato di quella divisa. Il nazismo, le dittature dei generali in Brasile e Argentina, gli otto anni di Bush in America, Berlusconi in Italia sono tutte faccia della stessa medaglia, del potere senza freni che per sopravvivere divide e impera, sfruttando paura e paranoia del popolo».
Appassionato, coinvolto e coinvolgente Viggo riprende «grave errore sottovalutare i buffoni» riferendosi ad una battuta di Good dove, nelle vesti di un professore di letteratura nella Germania del ‘30 rassicurava un suo amico ebreo sull’ascesa di Hitler con «E’ un buffone, non durerà». «All’inizio» continua l’attore, «non tutti i tedeschi erano convinti ma per paura o opportunismo, si sono schierati con chi reputavano il meno peggio. Proprio come in America dove pur con tutti i brogli e gli imbrogli elettorali di Bush la gente lo ha rivoltato. Lo stesso in Italia con l’attuale presidente. Chi li ha scelti però, dopo non può lamentarsi».