ANCORA UNA BELLA FICTION DI RAI UNO: ALESSIO BONI E’ PUCCINI
Giorgio Capitani Il regista della fiction è sempre stato affascinato dalla splendida musica di Puccini. Per Alessio Boni una sceneggiatura che mette in luce tutto il vissuto che ha forgiato la personalità del grande Puccini. Per Stefania Sandrelli la mamma del Maestro è stata il suo vero pigmalione.
MUSICA E AMORE UN’ UNICA COSA
di Mariangiola Castrovilli
Puccini è forse il musicista più amato. A 150 anni dalla nascita, pièces teatrali e fiction cercano di dipingere questo grande maestro dell’opera lirica, così fragile, insicuro eppure così dotato. Da Puccini e la luna in scena in questi giorni al teatro Manzoni di Roma con Carlo Alighiero nella triplice veste di autore, attore e regista alla bella fiction che stiamo vedendo su Raiuno in prima serata con Alessio Boni, Stefania Sandrelli, Andrea Giordana e Massimiliano Buzzanca per la regia di Giorgio Capitani.
Giorgio Capitani e Puccini, cosa vi unisce? « Erano anni che sognavo di fare qualcosa su Puccini », risponde con il suo caldo sorriso il regista definito ormai da più parti ‘la Rolls Royce della fiction italiana’, « attratto più dalla sua musica che dal personaggio di cui conoscevo quello che sanno un po’ tutti ».
E allora? « Al momento di fare il film e andando a fondo nella conoscenza della sua storia sono rimasto affascinato da questa sua dicotomia, non fiducia in se stesso eppure autore di opere straordinarie senza esserne consapevole. Ossessionato dall’idea della morte, soprattutto dopo aver scoperto la sua malattia. La sua figura di gaudente è costruita apposta per esorcizzare l’invadente idea della morte ».
Alessio Boni, il suo è un Puccini più che verosimile. Il suo percorso di personaggio e sentimenti, sta diventando una specializzazione? «Tornavo dall’Argentina dopo un film sui Desapparecidos quando a Roma trovai una valanga di copioni da leggere. Questo mi ha intrigato da subito, ho letto le due puntate in una notte perché qui c’era come diceva Goddard, ‘il cinema che parte da una storia per riempire platea e grande schermo’. Pieno di flash back ci sono pennellate alla Van Gogh per raccontare la sua vita con un modo di snodarsi piuttosto raro. Personalità e forza al di là delle sue paure, la voglia prepotente di scrivere musica che potesse toccare il cuore di tutti. Un uomo che aveva bisogno dei suoi tempi, tre, quattro anni per scrivere un’opera e poi questa sua dicotomia, la curiosità nei confronti di tutto e questa sua adorazione per le donne ».
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Giorgio Capitani Il regista della fiction è sempre stato affascinato dalla splendida musica di Puccini. Per Alessio Boni una sceneggiatura che mette in luce tutto il vissuto che ha forgiato la personalità del grande Puccini. Per Stefania Sandrelli la mamma del Maestro è stata il suo vero pigmalione.
MUSICA E AMORE UN’ UNICA COSA
di Mariangiola Castrovilli
Puccini è forse il musicista più amato. A 150 anni dalla nascita, pièces teatrali e fiction cercano di dipingere questo grande maestro dell’opera lirica, così fragile, insicuro eppure così dotato. Da Puccini e la luna in scena in questi giorni al teatro Manzoni di Roma con Carlo Alighiero nella triplice veste di autore, attore e regista alla bella fiction che stiamo vedendo su Raiuno in prima serata con Alessio Boni, Stefania Sandrelli, Andrea Giordana e Massimiliano Buzzanca per la regia di Giorgio Capitani.
Giorgio Capitani e Puccini, cosa vi unisce? « Erano anni che sognavo di fare qualcosa su Puccini », risponde con il suo caldo sorriso il regista definito ormai da più parti ‘la Rolls Royce della fiction italiana’, « attratto più dalla sua musica che dal personaggio di cui conoscevo quello che sanno un po’ tutti ».
E allora? « Al momento di fare il film e andando a fondo nella conoscenza della sua storia sono rimasto affascinato da questa sua dicotomia, non fiducia in se stesso eppure autore di opere straordinarie senza esserne consapevole. Ossessionato dall’idea della morte, soprattutto dopo aver scoperto la sua malattia. La sua figura di gaudente è costruita apposta per esorcizzare l’invadente idea della morte ».
Alessio Boni, il suo è un Puccini più che verosimile. Il suo percorso di personaggio e sentimenti, sta diventando una specializzazione? «Tornavo dall’Argentina dopo un film sui Desapparecidos quando a Roma trovai una valanga di copioni da leggere. Questo mi ha intrigato da subito, ho letto le due puntate in una notte perché qui c’era come diceva Goddard, ‘il cinema che parte da una storia per riempire platea e grande schermo’. Pieno di flash back ci sono pennellate alla Van Gogh per raccontare la sua vita con un modo di snodarsi piuttosto raro. Personalità e forza al di là delle sue paure, la voglia prepotente di scrivere musica che potesse toccare il cuore di tutti. Un uomo che aveva bisogno dei suoi tempi, tre, quattro anni per scrivere un’opera e poi questa sua dicotomia, la curiosità nei confronti di tutto e questa sua adorazione per le donne ».
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Stefania Sandrelli qui è la mamma di Puccini, un ruolo che ha molto amato e in quanto mamma « l’ho interpretato come sono, una madre » dice con un guizzo dei suoi begli occhi, « perché anche se è una piccola parte, per me è stato importante, l’ho vissuta sulla pelle con l’emozione della sua musica che conoscevo bene e che mi ha sostenuta da sempre. Sono di Viareggio, dove si sapeva tutto di Puccini, lui altro che crome e biscrome, preferiva andare a zonzo e godersela. Devo confessare che sono un po’ miope e che non mi piace fare la quattrocchi per cui sul set sono rimasta colpita da un signore giovane che man mano che s’avvicinava somigliava sempre più a Puccini, anzi no, era proprio lui… »
« Io so soltanto questo » diceva Puccini. « Che la musica e l’amore sono un’unica cosa dentro di me ». Questa la frase emblematica attorno a cui ruota la fiction che ci presenta un Puccini inedito, con un’attenzione particolare al suo aspetto psicologico ed allo stretto rapporto tra sentimento ed arte. Un affresco del 900, tra passioni, ansie, turbamenti che riflettono il mutare di un periodo storico in cui vengono poste le basi del mondo contemporaneo.