«IN “TETRO” IO SONO UN PO’ TUTTI I PERSONAGGI DEL MIO FILM»
«Quand’ero giovane» afferma Francis Ford Coppola «volevo creare qualcosa di passionale e di toccante mostrando degli esseri umani in condizioni emozionali insopportabili. Ma per fare questo devi scavare nel recesso più profondo della tua anima e, realizzando un nuovo film, cercare di sciogliere i nodi. E, a questo punto della mia vita, credo di avere tutto il diritto di farlo». Ha preferito l’invito della Quinzaine perché voleva essere considerato solo come un regista con un nuovo film.
T E T R O
di Mariangiola Castrovilli
Francio Ford Coppola nel nostro ultimo incontro, l’anno scorso, ci aveva parlato di Tetro che avrebbe girato in Argentina, dove da qualche tempo possiede una casa, in cui, vedi caso, avevano rubato, oltre ai soldi e tutte le cose di valore, anche i computer e relativi dischetti con preziose informazioni di lavoro, unitamente a tutto il materiale contenuto in una cartella che riguardava il nuovo film che stava per iniziare a girare.
Ad un anno di distanza lo ritroviamo a Cannes in splendida forma che inaugura appunto con Tetro il suo “film più personale ed autobiografico” di cui è autore, sceneggiatore, regista e produttore, la prestigiosa Quinzaine des Realisateurs. Ma il teatro strapieno con tutta la creme de la creme festivaliera accorsa per applaudirlo non ha certo molcito il disappunto per non essere stato accettato in competizione ufficiale.
Solo pochi giorni fa aveva infatti spiegato che il Festival gentilmente gli aveva offerto una serata di gala piuttosto che la competizione già piena di lavori… che però lui ha rifiutato, preferendo, per un film così personale e indipendente l’invito della Quinzaine perché «volevo essere considerato solo come un regista con un nuovo film».
Nuovo ed interessante lavoro aggiungiamo noi, tutto girato, salvo alcuni flash-backs a colori in uno splendido bianco e nero che aggiunge spessore al racconto.
La storia è quella di una rivalità insanabile tra un padre Carlo Tetrocini (Klaus Maria Brandauer), dispotico e talentuoso direttore d’orchestra ed il figlio Angelo (Vincent Gallo) che decide di abbandonarlo e andare lontano facendo perdere le sue tracce.
segue … >>>
«Quand’ero giovane» afferma Francis Ford Coppola «volevo creare qualcosa di passionale e di toccante mostrando degli esseri umani in condizioni emozionali insopportabili. Ma per fare questo devi scavare nel recesso più profondo della tua anima e, realizzando un nuovo film, cercare di sciogliere i nodi. E, a questo punto della mia vita, credo di avere tutto il diritto di farlo». Ha preferito l’invito della Quinzaine perché voleva essere considerato solo come un regista con un nuovo film.
T E T R O
di Mariangiola Castrovilli
Francio Ford Coppola nel nostro ultimo incontro, l’anno scorso, ci aveva parlato di Tetro che avrebbe girato in Argentina, dove da qualche tempo possiede una casa, in cui, vedi caso, avevano rubato, oltre ai soldi e tutte le cose di valore, anche i computer e relativi dischetti con preziose informazioni di lavoro, unitamente a tutto il materiale contenuto in una cartella che riguardava il nuovo film che stava per iniziare a girare.
Ad un anno di distanza lo ritroviamo a Cannes in splendida forma che inaugura appunto con Tetro il suo “film più personale ed autobiografico” di cui è autore, sceneggiatore, regista e produttore, la prestigiosa Quinzaine des Realisateurs. Ma il teatro strapieno con tutta la creme de la creme festivaliera accorsa per applaudirlo non ha certo molcito il disappunto per non essere stato accettato in competizione ufficiale.
Solo pochi giorni fa aveva infatti spiegato che il Festival gentilmente gli aveva offerto una serata di gala piuttosto che la competizione già piena di lavori… che però lui ha rifiutato, preferendo, per un film così personale e indipendente l’invito della Quinzaine perché «volevo essere considerato solo come un regista con un nuovo film».
Nuovo ed interessante lavoro aggiungiamo noi, tutto girato, salvo alcuni flash-backs a colori in uno splendido bianco e nero che aggiunge spessore al racconto.
La storia è quella di una rivalità insanabile tra un padre Carlo Tetrocini (Klaus Maria Brandauer), dispotico e talentuoso direttore d’orchestra ed il figlio Angelo (Vincent Gallo) che decide di abbandonarlo e andare lontano facendo perdere le sue tracce.
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Lascia così a New York anche l’amato fratellino che aveva portato sempre con se, facendogli imparare ad apprezzare il teatro, il cinema, i concerti ed i balletti, lasciandogli poche righe con la promessa di tornare a prenderlo… Passano gli anni ed Angelo che ormai si chiama Tetro vive in Argentina nel quartiere di Boca con la bella Miranda (Maribel Verdù) una vita da artista velleitario perché non riesce a terminare quella saga familiare che voleva scrivere e che avrebbe dovuto portargli la fama.
La sua routine viene interrotta dall’arrivo di suo fratello Bennie (Alden Ehrenreich) che riuscito a scovarlo vuole cercare di capire, facendoseli spiegare alcuni misteri di famiglia. L’accoglienza è delle peggiori perché Tetro con la famiglia ha chiuso da tempo, ma Bennie insiste fino a che… ma il seguito non ve lo raccontiamo per non sciupare la sorpresa di un lavoro che vale assolutamente la pena di vedere.
Coppola nella sua lunga carriera questa è una delle poche volte che fa un film da un suo soggetto, è una sfida, un piacere o cosa…? «Un po’ di tutto, ma sicuramente una sfida perché quando una storia non è mai stata letta né venduta non si può certo sapere se la gente sarà così ansiosa di venirla a vedere. In Tetro poi ci sono cose personali rimaste irrisolte e che volevo cercare di capire meglio facendo il film».
Insomma il cinema autobiografico come analisi… «Perché no? In Tetro io sono un po’ tutti i personaggi del mio film, Bennie come Tetro, ma anch’io ho avuto un fratello maggiore che adoravo e che mi trattava come un grande palandomi di letteratura, portandomi al cinema. Avevo sette anni quando mi ha fatto scoprire “I racconti di Hoffmann” di Michael Powell che ho evocato a 63 anni di distanza in un flash backs a colori qui in Tetro».
«Quand’ero giovane» continua il regista, «volevo creare qualcosa di passionale e di toccante mostrando degli esseri umani in condizioni emozionali insopportabili. Ma per fare questo devi scavare nel recesso più profondo della tua anima e, realizzando un nuovo film, cercare di sciogliere i nodi. E, a questo punto della mia vita, credo di avere tutto il diritto di farlo».
FILMATO TRATTO DA WWW.VISUM.IT