TARANTINO: «VENIRE QUI E’ SEMPRE UN SOGNO, PERCHE’ CANNES E’ L’OLIMPO»
I N G L O U R I O U S B A S T E R D S
di Mariangiola Castrovilli
Fantastico immaginifico Tarantino per cui non ci sono vie di mezzo o lo ami o lo detesti. Il sorriso aperto che fa intravedere per intero una chiostra di denti non proprio perfetti, la vocetta in falsetto, gli occhi acutissimi con cui
domina la platea facendo la parte del leone a questa super affollata conferenza stampa che pur vede al suo tavolo oltre a Brad Pitt, Diane Kruger, Kristoph Waltz e buona parte del cast internazionale, che mai come questa volta rappresenta un piccolo Onu del cinema.
La storia a cui girava intorno Quentin, una specie di favola violenta che comincia con ‘c’era una volta nella Francia occupata dai nazisti’, ha preso dieci anni per decollare e racconta la missione di un manipolo di ebrei di tutte le nazionalità capitanati dal luogotenente Aldo Raine (uno splendido Brad Pitt che ricorda Lee Marvin di Quella sporca dozzina e Marlon Brando de Il padrino), che contraccambiano con uguale crudeltà le efferate epurazioni
delle truppe tedesche con a capo il feroce colonnello delle SS Hans Landa (Christoph Waltz) dotatissimo per le lingue e per lo spettacolo, soprannominato il ‘cacciatore di ebrei’.
Inglourious Basterds, alla lettera ‘bastardi senza onore’, che trae il suo titolo da Quel maledetto treno blindato del 1978 uscito in America come Inglourious Basterds del nostro Enzo G. Castellari è per Tarantino «una prova molto importante per la mia carriera». Gioioso come un bambino miracolato dal cinema, pieno di un entusiasmo contagioso che travolge il suo cast e la stampa Quentin risponde con tutto se stesso, parla con il cuore, con gli occhi che sorridono prima della bocca,e soprattutto con le mani gesticolando come solo noi italiani sappiamo fare.
segue … >>>
I N G L O U R I O U S B A S T E R D S
di Mariangiola Castrovilli
Fantastico immaginifico Tarantino per cui non ci sono vie di mezzo o lo ami o lo detesti. Il sorriso aperto che fa intravedere per intero una chiostra di denti non proprio perfetti, la vocetta in falsetto, gli occhi acutissimi con cui
domina la platea facendo la parte del leone a questa super affollata conferenza stampa che pur vede al suo tavolo oltre a Brad Pitt, Diane Kruger, Kristoph Waltz e buona parte del cast internazionale, che mai come questa volta rappresenta un piccolo Onu del cinema.
La storia a cui girava intorno Quentin, una specie di favola violenta che comincia con ‘c’era una volta nella Francia occupata dai nazisti’, ha preso dieci anni per decollare e racconta la missione di un manipolo di ebrei di tutte le nazionalità capitanati dal luogotenente Aldo Raine (uno splendido Brad Pitt che ricorda Lee Marvin di Quella sporca dozzina e Marlon Brando de Il padrino), che contraccambiano con uguale crudeltà le efferate epurazioni
delle truppe tedesche con a capo il feroce colonnello delle SS Hans Landa (Christoph Waltz) dotatissimo per le lingue e per lo spettacolo, soprannominato il ‘cacciatore di ebrei’.
Inglourious Basterds, alla lettera ‘bastardi senza onore’, che trae il suo titolo da Quel maledetto treno blindato del 1978 uscito in America come Inglourious Basterds del nostro Enzo G. Castellari è per Tarantino «una prova molto importante per la mia carriera». Gioioso come un bambino miracolato dal cinema, pieno di un entusiasmo contagioso che travolge il suo cast e la stampa Quentin risponde con tutto se stesso, parla con il cuore, con gli occhi che sorridono prima della bocca,e soprattutto con le mani gesticolando come solo noi italiani sappiamo fare.
segue … >>>
Ironico ed autoironico Quentin non ha paura di prendersi in giro, quando gli chiediamo del suo rapporto con gli attori risponde serio «Come quello di Dio con gli umani. Io sono il Dio che li ha creati e mi devono ubbidienza» dice scoppiando in una fragorosa risata.
Tarantino e Cannes…
«Venire qui è sempre un sogno, perché Cannes è l’Olimpo, il Nirvana dei registi, tutto il cinema mondiale si da appuntamento qui, e poco importa se ogni tanto si trovano manifestanti pro o contro qualche nuova cosa. E poi qui c’è la
stampa dell’intero pianeta, dalla Groenlandia alla Terra del Fuoco e tutti vedono insieme il primo film alle 8.30 facendo la fila per entrare, altro che l’andazzo pigro di L.A. dove le proiezioni si fanno con tutta calma a mezzogiorno…».
Quentin che interesse aveva in un tema come quello della seconda guerra mondiale finita ormai da sessant’anni?
«Negli ultimi 20 anni abbiamo visto molti film di guerra sviscerati da tutti i punti di vista e non necessariamente da quello delle vittime. Ci sono poi molti generi», puntualizza il regista, «il western, la commedia, i neri… diciamo che questo è un sottogenere, un ‘mission movie’ se vogliamo».
Pitt il suo ruolo in questo film…
«Quando ci siamo incontrati con Tarantino abbiamo cominciato a parlare di cinema. Ricordo solo che la mattina dopo c’erano cinque bottiglie di vino vuote sul tavolo e avevo un leggero mal di testa. Ma ne valeva la pena, progetti così non capitano tutti i giorni. Il piacere più grande è stato lavorare con un regista che ama il cinema. In quanto al mio ruolo è totalmente diverso da tutte le mie altre interpretazioni, inserito in una storia stravolgente. Ho molto amato l’internazionalità del cast. Sul set ognuno parlava la sua lingua il un allegro caos. Abbiamo finito di girare solo tre mesi fa e confesso che sono molto curioso di vedere stasera come è venuto».