62° FESTIVAL DE CANNES: LE PALMARES 2009
L E P A L M A R E S
LA FATIDICA ASCESA AL… PARADISO
SUI GRADINI ROSSO VALENTINO
di Mariangiola Castrovilli
Ed eccoci veramente arrivati alla fine di questa lunga galoppata cinematografica che ha offerto tutto il nuovo ed il meglio (ma questo è… soggettivo) della cinematografia mondiale.
Tanti i film che abbiamo visto nella competizione ufficiale in corsa per la Palma d’oro e nelle altre prestigiose sezioni.
La giuria di Un certain regard presieduta da Paolo Sorrentino che Thierry Frémaux direttore generale del Festival più glamour del mondo ha salutato come il ‘wonder boy’ del cinema italiano e composta tra gli altri dall’attrice Julie Gayet e da un elegantissimo Piers Handling direttore del Festival di Toronto, ha premiato il regista ateniese Giorgos Lanthimos, che con Dogtooth dipinge un sulfureo ritratto sopra le righe del totalitarismo con una visione marziale e surrealista di una famiglia ‘segregata in casa’ dove solo il padre ha diritto ad uscire.
Il premio della giuria è andato invece a Adjectif politiques di Roumain Corneliu Porumboio. Ma un solo premio deve essere sembrato poco ai giurati per cui ecco anche ex aequo Nessuno conosce i gatti persiani dell’iraniano Bahman Ghobadi e Il padre dei miei figli (la cui protagonista è la nostra Chiara Caselli), di Mia Hansen Love. Il prestigioso premio dei critici internazionali (FIPRESCI) è andato quest’anno per la competizione a Il nastro bianco di Haneke, a Politist, Adjectiv di Porumboio per Un certain regard e, per la Quinzaine alla coproduzione canadese Amreeka di Cherien Dabis.
Vincitore della prestigiosa sezione La camera d’oro è stato Warwick Thornton con Sansone e Dalila, mentre la menzione speciale è andata a Ajami di Scandar Copti.
Isabelle Huppert con la giuria della competizione ufficiale tra cu le attrici Asia Argento, Robin Wright Penn e la taiwanese Shu Qi, i registi James Gray, Nuri Bilge Ceylan, Lee Chang-dong e lo scrittore Hanif Kureishi ha passato tutta la giornata a villa Domergue, sulle alture di Cannes messa a loro disposizione dal municipio per la delibera a porte chiuse.
segue … >>>
L E P A L M A R E S
LA FATIDICA ASCESA AL… PARADISO
SUI GRADINI ROSSO VALENTINO
di Mariangiola Castrovilli
Ed eccoci veramente arrivati alla fine di questa lunga galoppata cinematografica che ha offerto tutto il nuovo ed il meglio (ma questo è… soggettivo) della cinematografia mondiale.
Tanti i film che abbiamo visto nella competizione ufficiale in corsa per la Palma d’oro e nelle altre prestigiose sezioni.
La giuria di Un certain regard presieduta da Paolo Sorrentino che Thierry Frémaux direttore generale del Festival più glamour del mondo ha salutato come il ‘wonder boy’ del cinema italiano e composta tra gli altri dall’attrice Julie Gayet e da un elegantissimo Piers Handling direttore del Festival di Toronto, ha premiato il regista ateniese Giorgos Lanthimos, che con Dogtooth dipinge un sulfureo ritratto sopra le righe del totalitarismo con una visione marziale e surrealista di una famiglia ‘segregata in casa’ dove solo il padre ha diritto ad uscire.
Il premio della giuria è andato invece a Adjectif politiques di Roumain Corneliu Porumboio. Ma un solo premio deve essere sembrato poco ai giurati per cui ecco anche ex aequo Nessuno conosce i gatti persiani dell’iraniano Bahman Ghobadi e Il padre dei miei figli (la cui protagonista è la nostra Chiara Caselli), di Mia Hansen Love. Il prestigioso premio dei critici internazionali (FIPRESCI) è andato quest’anno per la competizione a Il nastro bianco di Haneke, a Politist, Adjectiv di Porumboio per Un certain regard e, per la Quinzaine alla coproduzione canadese Amreeka di Cherien Dabis.
Vincitore della prestigiosa sezione La camera d’oro è stato Warwick Thornton con Sansone e Dalila, mentre la menzione speciale è andata a Ajami di Scandar Copti.
Isabelle Huppert con la giuria della competizione ufficiale tra cu le attrici Asia Argento, Robin Wright Penn e la taiwanese Shu Qi, i registi James Gray, Nuri Bilge Ceylan, Lee Chang-dong e lo scrittore Hanif Kureishi ha passato tutta la giornata a villa Domergue, sulle alture di Cannes messa a loro disposizione dal municipio per la delibera a porte chiuse.
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La fatidica ascesa al… paradiso sui gradini rosso Valentino e’ iniziata alle 18,45 interrotta continuamente per le interviste al variopinto Gotha cinematografico su piazza prima dell’entrata in sala per la delizia degli spettatori assiepati per strada fin dalle 14 sotto un sole battente e la platea di Canal Plus che ha ripreso tutto la cerimonia in diretta. Ecco allora eleganti e tirati al lucido tutti i protagonisti della kermesse piu’ ambita del pianeta salire tra due ali di deliziose ballerinette dell’Opera, obbligate in pose senz’altro plastiche ma di una fastidiosa scomodita’. Sorrisi tirati che nascondono l’ansia per l’immediato futuro sara’ la gloria o la debacle?
Ok basta con la suspence e andiamo con i premi, presentati con classe e senza tante lungaggini da Eduard Baer, impeccabile maestro di Cerimonia. Allora la Palma d’oro targata 2009 e’ andata questa volta tra la soddisfazione generale al bel film di Michael Haneke Il nastro bianco mentre Jacques Audiard, uno dei favoriti del toto-vincite ha portato a casa il Gran Premio con il suo Il profeta, sofferto percorso di un giovane detenuto nuovo prototipo di criminale cinematografico, che alla fine riuscira’ a sovvertire i codici del potere all’interno del carcere.
Premio Speciale alla carriera e per il contributo alla storia del cinema al maestro 87 Alain Resnais, qui in competizione con Les herbes folles e autore tra l’altro di film indimenticabili come Hiroshima mon amour o L’anno scorso a Marienbad pietre miliari della cinematografia mondiale.
A Brillante Mendoza che ha firmato Kinatay è andato il premio per la miglior regia, mentre il Premio della giuria va ex aequo a Fish tank di Andrea Arnold e a Thirst, ceci est mon sang di Park Chan–Wook. Meritatissimo riconoscimento come Migliore Attore a Christoph Waltz, mefitico colonnello tedesco in Inglorious Bastard di Tarantino, mentre Charlotte Gainsbourg ha portato a casa quello per la Migliore attrice in Anticristo di Lars von Trier. Premio infine per la migliore sceneggiatura a Mei Feng per Nuits d’Ivresse printanière.