Quell’indomito Reno Bromuro

Quell’indomito Reno Bromuro

Reno Bromuro«Voglio un mondo che parli la lingua universale dell’amore. Voglio scrivere per le strade, sui muri delle case screpolate, sui vetri degli alti grattacieli, sui parabrezza delle auto, sui banchi di scuola, sul volano del tornio i miei versi…»

Le Redazioni della rivista Telematica Oltrepensiero.it e del Premio Letterario-Giornalistico “Scrivere Oltrepensiero” ricordano Reno Bromuro. Lo scrittore, il poeta, il regista, l’attore, il giornalista e l’autore di saggi che ha stigmatizzato parte del novecento letterario e teatrale italiano. Alterne invece la sua fama e la notorietà per non essersi mai piegato alle volontà di certi critici ed editori nella sua battaglia contro quello che lui stesso ha definito “Il Racket dell’Arte”.  La “lettera impossibile” del direttore di Oltrepensiero all’amico scomparso, il ricordo del presidente del Premio omonimo, un’intervista rilasciata qualche anno fa dal poeta nella quale rammenta anche chi ha iniziato a far carriera facendo fortuna sulle sue spalle e la sua prima poesia.

 

LETTERA AD UN AMICO 

«Ciao Reno,
non ci saremmo mai aspettati un tuo disimpegno cosi improvviso e repentino da noi di Oltrepensiero.it e da tutti gli altri giornali e portali web con i quali direttamente o indirettamente collaboravi da anni. Siamo stati tutti messi di fronte all’impossibilità di poterti parlare, di chiedere una spiegazione plausibile che avrebbe potuto almeno farci rassegnare anticipatamente. Certo saremmo curiosi di sapere direttamente dalla tua voce, con il tuo consueto modo di esprimerti, cosa possa essere mai accaduto tra la tarda serata dell’11 giugno scorso dopo l’ultima telefonata che hai intrattenuto con tuo figlio e l’altra, delle prime ore del mattino seguente, pervenuta a tua moglie, dall’ospedale dove eri ricoverato, che annunciava che te ne eri andato via. Non una parola, non un appunto, un messaggio che ci possa spiegare quanto e perché è successo.
Ci hai lasciato in silenzio, in punta di piedi, quasi come per non disturbare. Forse ti sei annoiato di tutti noi e, diciamola pure com’è, rotto le scatole degli starnazzamenti di direttori petulanti, editori bugiardi, scrittori fuori dal mondo e poeti senza versi. Non crediamo, però, ti potessi essere stancato anche dei tuoi ragazzi delle scuole dove insegnavi Teatro, del tuo amore per la poesia e di quanti, come te, in passato come oggi, la sapevano plasmare più che esprimere. Mancherai, ne sono certo, a tutti loro, come pure ai nemici, perché hai avuto sempre l’onestà di non mardarle a dire, ed a quanti fin da giovane ti hanno sbattuto la porta in faccia o vendevi le tue poesie ed anche le canzoni per poter vivere nei tempi difficili. Loro a fare fortuna e ad essere onorati e tu, invece, con quel cipiglio di chi non si prostituisce mai nell’anima, a fare la gavetta ed a non demordere mai, a non piegarti alle volontà dei critici e di certi editori, a recensire i poeti di tutto il mondo ed il mondo poco a guardare te, ad insegnarci con i tuoi slanci e gli entusiasmi a rimanere sempre giovani anche quando l’età inizia a non reggere più !
Sappiamo che dal luogo dove ti trovi non potrai più inviarci le tue e-mail circolari ad indirizzario nascosto con le quali divulgavi la tua rivista “Il Baricentro” che puntualmente tutti abbiamo “saccheggiato” o riportato integralmente non so quanto se per renderti effettivamente merito o se, invece, piuttosto, per inconsciamente pavoneggiarci al fine di essere onorati di ospitare le tue collaborazioni. In ogni caso non ti libererai tanto facilmente di tutti noi. Oltre ad avere uno spazio nel nostro cuore lo avrai ancora, sicuramente, nel Web. Oltrepensiero.it , e so che lo faranno anche tante altre riviste, proseguirà, fino a che esisterà, a lasciarti uno spazio per ospitare i tuoi interventi e, spero non me ne vorrai, il tuo nome continuerà ad apparire nella tabella redazionale. Tutti probabilmente abbiamo un pegno con te a cui tener fede: di pubblicarti quanto ci avevi inviato e poi invece lo abbiamo fatto solo in parte e non sempre con continuità.
A Re’… mannaggia a te… questo scherzaccio improvviso non ce lo dovevi fare, non ci hai dato modo neanche di chiederti scusa. Probabilmente sorriderai con un po’ di ironia nel vederci ora tutti affannati a mettere mano agli archivi per ritirare fuori tutto quanto. Per quel che mi riguarda, personalmente, l’occasione ha voluto che prendessi coraggio per fare un po’ d’ordine nella mia libreria e mettere finalmente una accanto all’altra tutte le tue opere. Così potrò guardarti, mentre scrivo al computer e continuare ad ascoltarti, anche se non sarà più per telefono.  

Mi diaspiace averti conosciuto troppo tardi. Tu mi hai dato molto. Non so se qualcosa io abbia dato anche a te. Con tutto l’amore che posso (con questa frase hai insegnato anche a me a chiudere le lettere)…
Spero leggerai,
Giulio»

Reno Bromuro (Paduli 1932 – Roma 12 giugno 2009) 

COMPAGNIA DI PROSA I CORINTI - LE MANI... SU... - REGIA DI RENO BROMUROScrittore, poeta, regista, attore e giornalista, debutta in teatro con un atto unico «Pascalino ‘o piscatore», nel 1953, in cui affronta il problema degli invalidi permanenti di guerra e, per la prima volta, l’esperienza del teatro che amalgami parola – gesto – suono in contrapposizione alla tradizionalità del teatro italiano. Nel 1957 fonda a Napoli il «Centro Sperimentale di Ricerca per un Teatro Neorealista», manifestandola nel dramma «Il vaso dei sogni perduti» rappresentato dal 13 dicembre dello stesso anno al Teatro Bracco. Nel 1970, fonda a Roma la Compagnia di Prosa «I Corinti» con la quale, rappresenta nei teatri De’ Satiri, delle Muse, de’ Servi un dramma sui pericoli della droga dal titolo «…Quella Maledetta…» in cui i segni fondamentali parola-suonogesto-illuminazione sono tutt’uno con l’azione teatrale, che tende a sviluppare nello spettatore l`immaginazione della scenografia e del luogo di azione. Per la prima volta, lo spettatore è chiamato anche a «scrivere» ogni sera, il finale dell’opera. Nasceva il «Teatro dell`Immagine o dell`Immaginazione». Dal 1986 ha continuato la sua ricerca teatrale, con i giovanissimi della Scuola Media Statale San Giorgio di Fregene, Torrimpietra, La Rustica fondata sulla teoria del Teatro povero grotowskiano.
RENO BROMURO - QUARANTENNI - ARDUINO SACCO EDITORE Decine le pubblicazioni di volumi di poesia, di saggistica e di teatro, oltre trenta le commedie rappresentate; ma Bromuro non dimentica di essere uomo, prima che artista, e si batte per un’Arte non corrotta, fondando l’Associazione Internazionale Artisti «Poesia della vita» con sede in Roma, promuovendo, negli anni ‘70, premi letterari e di teatro «Talentiadi – Olimpiade di Talenti – » e teorizzando in favore di un’Arte maggiore, in cui gli artisti siano chiamati a creare arte incontaminata dalle esigenze di mercato. Numerosi i premi letterari vinti, nazionali e internazionali, e le cariche accademiche, di grande prestigio, attribuitegli. Reno Bromuro, ha curato rubriche telematiche di cultura, dove storia, saggistica, critica letteraria e poesia hanno trovato ampio spazio quotidiano tra le letture dei navigatori in rete. Il carattere dell’umanità, infatti, in Reno Bromuro, si colloca felicemente nella semplicità di un linguaggio che sia compreso e apprezzato da ogni fascia di lettori e nella sincerità dei consigli in favore dei giovani artisti desiderosi di partecipare all`Arte contemporanea, traendo spunto da una realtà storica, ancorché innovabile, mai dimenticata. Ricordiamo in particolare gli ultimi suoi due lavori: il romanzo «Le ali dell’anima» e la recentissima raccolta di poesie «Quarantenni» definita “il suo canto d’amore, ma anche di denuncia e di rivolta, espresso non solo con l’ineccepibile composizione dei versi, ma anche con l`impeto della sincerità”. 

Ulteriori notizie biografiche su:
http://www.partecipiamo.it/Poesie/reno/biografia.htm  

Il vecchio poeta
 

RENO BROMURO - ILARIA GIOVINAZZO - MAERTINA CAMPOLONGO - FRANCESCA BIAGIOLA(Ilaria Giovinazzo) – Reno Bromuro ci ha lasciati pochi giorni fa. Partecipò come giurato alle prime edizioni del nostro Concorso (ScrivereOltrepensiero), nonostante la sua salute fosse già abbastanza precaria. La sua energia e la sua dialettica ci fanno ancora sorridere a ripensarci. Era un poeta e uno scrittore di teatro. E come tutti i poeti e come molti artisti era misconosciuto. Forse per il suo carattere difficile, forse perché non si adeguava al mercato, forse perché il destino di molti artisti è essere ricordati e scoperti solo dopo, alla fine della loro vita. Qui noi tutti ricordiamo Reno con affetto, e con partecipazione inviamo il nostro abbraccio alla famiglia.  Vi facciamo omaggio di questa sua poesia. 

QUANDO PARLA UN POETA 

Silenzio! Quando parla un poeta
bisogna ascoltarlo in silenzio,
 
Tutto ciò che dice un poeta
è sempre cosa seria e meditata.
 
Silenzio!
Voglio un mondo che parli
la lingua universale dell’amore.
Voglio scrivere per le strade
Sui muri delle case screpolate
Sui vetri degli alti grattacieli
Sui parabrezza delle auto
Sui banchi di scuola
Sul volano del tornio
I miei versi che vogliono
Esaltare la volontà del poeta
Il desiderio di un mondo
Che parli la lingua universale dell’amore.
Voglio affiggere i miei quadri
Alle aste delle bandiere abbrunate
Per questa inesausta e svogliata società
Affinché l’Uomo impari a vestire
Una camicia bianca immacolata
Per non contaminare il prato
Quando rotola per bagnarsi di rugiada.
Voglio che i quadri e i versi sventolino
Al sole caldo dell’amore
E tu passando impari a far silenzio
Quando parla un poeta.
 
Silenzio!… Quando parla un poeta
Bisogna ascoltarlo in silenzio. 

Roma 2/3/1976  

SCRIVERE OLTREPENSIERO

RENO BROMURO 2007 - PREMIO OLTRE OGNI CONFINE PER UNA VITA DEDICATA E ANCORA DA DEDICARE AL TEATROSecondo posto al Premio “Scrivere Oltrepensiero”, nella Sezione Giornalismo, con  “La solitudine e la grandezza di Dino Campana”. Un saggio inconsueto nel panorama giornalistico italiano. Sono pochi, infatti, gli articoli che riescono a riassumere la profondità e l’unicità di uno dei più grandi poeti del secolo come Dino Campana. L’articolo proposto da Bromuro  ha il merito di trasmettere con chiarezza e profondità stilistica la grandezza di un poeta poco conosciuto e troppo poco valorizzato. E’ indimenticabile, infatti, il suo carteggio amoroso con Sibilla Aleramo ed è bellissimo il modo con cui Reno Bromuro introduce il lettore a dilettarsi  tra i suoi versi.
A Reno Bromuro la Redazione di Oltrepensiero.it consegnò in quell’occasione anche il Premio “Oltre Ogni Confine” per “Una Vita dedicata e ancora da dedicare al Teatro”. Nella circostanza, era il 2007, ci rilasciò un’intervista. 

L’INTERVISTA 

RENO BROMURODi Reno Bromuro e della sua attività artistica si sa quasi tutto.   Quello che non si conosce esattamente è la sua età. Non è certo un giovincello e forse il suo aspetto dimostra meno anni del reale come seguisse una mente che non invecchia mai. Non vogliamo svelare il segreto, ma le chiediamo una cosa: a quale età ha pubblicato il suo primo libro e che anno era?   Ed in modo analogo quando è stato che ha calcato la prima volta le scene teatrali? Qualcuno ci ha detto fosse ancor prima del 1953, come invece sembrano concordare le note biografiche ufficiali su di lei.

«Per rispondere cronologicamente sarebbe d’obbligo che scrivessi la mia autobiografia. La domanda sott’indente risposte piene ed esaurienti. Ma andiamo con ordine.Il primo libro di poesie che ho visto in libreria è “Note e Motivi” prefazione e interessamento per la pubblicazione di Enzo V. Mormorale, allora Ordinario di Letteratura Latina alla Facoltà di Magistero dell’Università di Roma e direttore del Giornale di Filologia. Non le nascondo che, mentre camminavo per Roma in cerca di lavoro, giunto davanti alla libreria Croce in Corso Vittorio Emanuele, vidi il mio libretto di poesie incorniciato da un poker d’assi della Poesia italiana (Montale, Ungaretti, Gatto e Pasolini) piansi come un bambino dimenticando fame e dolore alle gambe per i chilometri percorsi (giungevo da Torre Maura a piedi). Era aprile 1955. Quanto riguarda il mio avvicinamento al Teatro dobbiamo ritornare indietro al 1936 interpretavo il capitano di una nave che andava a fondo con la stessa, era il periodo della guerra in Africa. Poi non mancavo a fare il “rompiglione” ogniqualvolta gli studenti mettevano in scena una commedia o un dramma e se non mi volevano perché non c’era una porticina per me passavo le serate incollato ai vetri dei balconi che riaffacciano sull’entrata dell’asilo.»
 

RENO BROMURO - NOTE E MOTIVI - C. ARMANNI EDITOREPoeta, scrittore, giornalista. Autore, attore e regista teatrale.  L’appello di Artista le calza a pennello, ma lei si sente tale?  E quali di tutte queste attività cozza ed è in contrasto di più con le altre?

«Se intende essere libero, indomito guerriero per la giustizia; ribelle contro ogni sopruso perpetrato contro i giovani che hanno la Poesia dentro, sì, lo sono. Perché, caro direttore, poeta si nasce e non esistono scuole che possano far diventare Poeta chi non è nato tale. La differenza si nota subito: il primo commuove e trascina, il secondo è freddo e distaccato.» 

 
Scrivere “oggi” e scrivere “ieri” :   c’è differenza?  E’ cambiato qualcosa?

«Tutto cambia e si trasforma anche la scrittura. Il sistema odierno, inventato da Pasolini, non compreso da molti, fa essere tutti poeti e scrittori, ma quanti lo sono veramente? Prima per sentirmi aggiornato sulle correnti letterarie e poetiche mi facevo, ogni giorno, un giretto per il web a caccia di qualcosa di nuovo, oggi lo faccio esclusivamente mirato perché il resto è scopiazzatura, fortuna che ci sono due Poker, uno al femminile: “Marcella Boccia”, “Sandra Cervone”, “Marina Raccanelli” e “Daniela Costantini”; il Poker al maschile è capitanato da “Enrico Besso”, “Michael Santhers”, “Marco Saya”, “Marco Gavotti” e il Jolly “Marco Besso”. Mi domando spesso chi di loro vincerà per primo il “NOBEL”.»
 

RENO BROMURO - POESIE DELLA VITAE’ risaputo che lei abbia un carattere indomito e non è persona che nasconda il suo pensiero. Ha rifiutato, anche in maniera plateale premi letterari.  Quanto ha pagato nella sua vita questo suo modo di essere schietto, in termini di maggiore notorietà e fortune economiche? 

«L’ho avvertito soltanto quando i miei figli avevano fame e non avevo i soldi per comprare un bicchiere di latte.
Era in questi momenti che il pensiero ricorreva al barone Aiello che comprava le mie poesie e le mie canzoni.
Ero felice di vendergliele; tanto gli editori non volevano neanche parlarmi, piccolo di statura e volto bambinesco, mi cacciavano via dicendo: “Guagliò va’ ‘a sfottere qualcun altro, ‘cca tenimme che fa!”»

Sappiamo che agli inizi della sua carriera, per poter vivere, vendeva ad altri poesie e canzoni  che poi si sono auto-attribuiti dichiarandosi di esserne gli autori reali.  Senza far nomi in particolare, potrebbe fare un elenco di queste sue opere? 

«La prima la vendetti al barone Aiello per centocinquanta lire, fu presentata al Festival delle poste, cantata da Mario Merola. La seconda, la proposi ad uno dei più acclamati poeti napoletani, entusiasta mi disse che dentro i versi c’era la musica; dopo la sentii cantata nella piedigrotta, al teatro Augusteo. Il 1951, era iniziato benissimo, durante le feste natalizie avevo conosciuto una ragazza meravigliosa e un giorno per rimanere sola con le amiche mi disse una bugia, la seguii e sentii che rideva di me. Addolorato da sentirmi male seduto sugli scalini della funicolare centrale strappai un manifesto e dietro scrissi tutto il mio dolore. Dopo un po’ incontrai Mario, il fratello della ragazza, e gli lessi quello che avevo scritto. Mentre camminavamo lui mi suggerì di farla leggere ad un signore che lui conosceva come autore celebre di cui cantavano le sue canzoni tutti i giorni alla radio. Gli diedi il manifesto strappato, con la promessa che mi avrebbe fatto sapere qualcosa: dopo un mese ascoltando la radio la sentii cantare da Giorgio Consolini e questa canzone divenne il suo cavallo di battaglia. Decisi che non avrei più scritto canzoni. Ma, tra il dire e il fare c’è di mezzo… scrissi una commedia musicale, il buon Ciro Canoro volle portare il copione con se in Brasile. Fondò uno studio televisivo e affidò il copione, la recitazione e le canzoni a cantanti che poi sono diventati celeberrimi in tutto il mondo. Seppi dell’accaduto da un giornalista della Radio Italiana che venne a casa per intervistarmi, rimasi meravigliato e la mia gratitudine per Ciro Canoro aumentò, perché qualche giorno dopo mi giunse un vaglia telegrafico di oltre duecentomila lire con i quali misi in scena “Il Vaso dei sogni perduti – Desiderio d’amore – ” un drammone come piaceva allora. Ero contentissimo, anche se spesso ero costretto a chiamare in aiuto i ragazzi della compagnia perché non volevamo farmi entrare nei camerini, spingendomi in malo modo: “Vattenne guagliò, tenimme che fa!”»  

RENO BRUMURO AL PREMIO SCRIVERE OLTREPENSIEROPur non essendo più giovanissimo e con alle spalle una bibliografia da fare invidia perché partecipa ancora a concorsi letterari?  Cosa pensa in genere dei Premi?

«Per sentirmi vivo, o meglio per sentirmi ragazzino, agli inizi, nella speranza di risposare le emozioni di allora quando ricevevo i primi premi. A proposito, caro direttore, questo me lo deve consentire (senza nessuna allusione) nel 1980 partecipai al premio letterario bandito dal Circolo Culturale B. Battilocchio di Tolfa, inviando opere di poesia, di saggistica, di narrativa e silloge di poesie. Si giunse alla premiazione e non c’era una sezione senza il mio nome tra i premiati. Ad un certo punto, stavo ritornando con il trofeo che testimoniava la mia vittoria per la saggistica che uno dei presenti esclamò, alzandosi in piedi di scatto: “Ce lo potevi dire che non ci saremmo mossi per giungere fino qui!” Oggi i Premi sono cambiati: chi ha più polvere spara. Su questo ci sarebbe tanto da dire, le devo far leggere qualche articolo che spiega il mio pensiero sui premi letterari o il libro di saggistica “La totalità dell’Esistere nella Poesia di Giuseppe Selvaggi e altri saggi” edito da V. Ursini Catanzaro nel 1991.»

Una vita per il Teatro e ancora da dedicare al Teatro. Un progetto ed una ricerca senza fine sin da quando era giovanissimo. Cosa significa oggi continuare la sua esperienza con i ragazzi delle scuole medie dell’interland di Roma? Quanto le nuove generazioni  comprendono e si appassionano a questa forma espressiva non tanto più di moda in un mondo dove i videogames  si sono impadroniti delle menti?

«Innanzitutto, devo precisare che i ragazzi non sono obbligati a fare teatro. La partecipazione al Laboratorio di “Educazione teatrale” è volontaria. I ragazzi, imparano la dizione, i mestieri del teatro secondo la loro attitudine e soprattutto a capire una messinscena e a criticarla sotto tutti i punti di vista in modo che quando andrebbero a teatro non solo capirebbero l’opera che vedono, ma anche ad essere coscienti sullo spettacolo in generale. Sapesse che emozione vederli, giorno dopo giorno creare un copione, partendo da mille idee che mettiamo in calderone e le tiriamo fuori una alla volta ragionandoci su. Alla fine quando il copione è pronto anche loro sono pronti, perché hanno imparato la parte senza fatica e con essa anche la storia e qualche brano antologico della letteratura italiana. La cosa più emozionante è quando qualcuno dei ragazzi o ragazze, con qualche piccolo deficit mentale, sale sul palcoscenico e recita la sua parte è la vittoria più bella ed emozionante che vivo. Quest’anno una ragazza che ha frequentato la terza media, dopo il corso di teatro genitori e psicologi non avrebbero voluto che sostenesse gli esami, lei testardamente ha voluto sostenere gli esami e sembra che sarà promossa perché ha eccelso in tutte le materie: miracolo del teatro? Io ci credo!»
 

RENO BROMURO - LE ALI DELL'ANIMA - EDARC EDIZIONIIl suo ultimo romanzo (nel giugno 2007 – ndr) “Le Ali dell’Anima”,  edito da  EdarC, parla d’amore, di un uomo e delle sue donne. Un poeta per appagare i suoi sentimenti di quante donne ha bisogno e di quante in realtà se ne innamora davvero? Ma lei, le donne le ha mai capite?

«Il Poeta ha un solo amore, ma s’innamora millequattrocentoquaranta volte all’ora.
Se non s’innamorasse di quello che gli piace non potrebbe più scrivere, perché almeno, secondo Neruda, la sua non sarebbe Poesia, perché il Poeta scrive degli altri per sé, lo scrittore scrive di sé per gli altri.
Le donne?! Se fossi riuscito a capirle le avrei amate tutte nella realtà non solo quale soggetto creativo per le mie opere sia di poesia che di narrativa o di teatro.»

Quale è il suo rapporto con Internet? Quanto c’è di reale nella sua virtualità?

«Ho già detto cosa penso di Internet. Di reale c’è solo la Poesia: quella vera.»

“Oltrepensiero”. Cosa significa questa parola per lei?  Si è spinto mai oltre i confini del semplice pensare? Cosa c’è al di là.

«Di là c’è solo la nostra anima vagante in cerca d’amore quello universale bello e forte che ci fa sentire di essere tutti fratelli, figli dello stesso Padre. Quindi oltre il pensiero c’è solo la fantasia, ma una fantasia equilibrata che spinga ad amare.»

La ringrazio per la sua disponibilità e saremmo onorati se volesse dedicare una sua poesia a tutti i nostri lettori. 

«Grazie a Lei che ha messo a dura prova la mia memoria riportandomi indietro di ‘antacinque anni, facendomi rendere conto che sono ancora un ragazzino cui piace partecipare ai concorsi letterari, provare emozioni nuove dirigendo e interpretando personaggi nati dalla fantasia (stavo per rubarle il titolo della sua bella rivista on-line “Oltrepensiero”). Visto che ha fatto rinascere in me il ragazzino che muore fucilato sul palcoscenico e vede piangere sua madre mentre tra un singhiozzo e l’altro mormora: “Credevo fossi morto veramente! Non mi dire più vieni a vedermi recitare, che non ci vengo neppure morta. Invece nel 1957 in prima fila, durante la prima rappresentazione de “Il vaso dei sogni perduti”, vidi mio padre, lui che aveva sempre osteggiato il mio scrivere fantasticherie e dandomi cazzotti in testa mi ammoniva: “le poesie falle scrivere ai poeti, tu impara un mestiere!” Con tanti ricordi usciti dalla memoria come acqua di sorgente non posso lasciare i lettori senza la mia primissima Poesia: 

Oggi è il mio primo giorno
di scuola
fino a maggio scorso sono andato
all’asilo.
Volevo bene a suor Anna
Ma suor Anna è fuggita con un bersagliere.
 

Paduli 4 ottobre 1937»

mikronet

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