Retrospettiva di Patrice Chéreau al “Karlovy Vary”

Retrospettiva di Patrice Chéreau al “Karlovy Vary”

KARLOVY VARY INTERNATIONAL FILM FESTIVALAlla 44a edizione del Festival Karlovy Vary IFF (Repubblica Ceca) viene presentata una speciale retrospettiva di sei film di uno tra i  più importanti registi contemporanei, Patrice Chéreau. Regista, sceneggiatore, attore, produttore e insegnante è universalmente riconosciuto come un bambino prodigio del teatro francese. Approdato al cinema per passione afferma che ha dovuto girare ben tre film prima di arrivare ad imparare il mestiere. Si chiamerà “Persecuzione” il suo nuovo ed undicesimo lavoro interpretato da Romain Duris e Charlotte Gainsbourg incentrato sulla difficile arte d’amare e probabilmente ispirato a storie… un po’ personali.

(Mariangiola Castrovilli)  –  Simpatico, disponibile, con un insopprimibile bisogno di raccontare le cose come se le sente mettendo da bravo scorpione ascendente sagittario i puntini sulle i, Patrice Chereau è qui a Karlovy Vary per il tributo in sei film che il Festival gli ha dedicato, da Gabrielle a La Regina Margot che vinse nel 1994 a Cannes la Palma d’oro e portò alla Lisi il riconoscimento come attrice protagonista, a Ceux qui m’aiment prendront le train, Gabrielle, L’homme blessé,  Intimacy, Son frere.

Patrice Chéreau«Quando ti dedicano una retrospettiva, in prinicpio si è sempre contenti, perché alcuni tuoi film vengono riproposti» esordisce sorridendo Patrice, «anche perché nel mio caso ne ho fatti appena 11 di cui l’ultimo comincerò a giorni il montaggio che mi terrà impegnato fino ad ottobre, per cui tra dieci anni magari ci ritroviamo con un pò di materiale in più. Il problema però di questi tributi è quali lavori scegliere. Di solito sono d’accordo quando saltano i mie primi due che mi sono serviti ad imparare il mestiere e passano direttamente al terzo L’omme blessé. La scelta viene poi influenzata dal fatto di trovare le copie, di privilegiare i film più deboli, o addirittura trovare il video se non sono stati girati in pellicola».

Si può sapere qualcosa in più sul suo undicesimo lavoro? «Si chiamerà Persecuzione ed evidententemente ha parecchio a che vedere con questo sentimento. Come cercare di amare  senza ossessionare l’oggetto del nostro amore, ma anche come non farsi perseguitare da chi dice di amarci. Personaggi principali del racconto Romain Duris e Charlotte Gainsbourg che quest’anno ha avuto la buona idea di farsi dare il premio per la migliore interpretazione femminile a Cannes, il che non guasta…». Ha tutta l’aria di essere una bella storia sulla difficile arte d’amare, è per caso… qualcosa che ha vissuto in prima persona? «Diciamo appena un pò… personale» confessa con un sorriso furbo il regista.

Come è arrivato al cinema, visto che lei viene dal teatro, compreso l’apprendistato al Piccolo di Milano con Strehler… «Al cinema sono arrivato per passione. Andavo a vedere molti film da ragazzo che mi hanno fatto venire la voglia di cimentarmi anche con questo mezzo. E poi ero un fedelissimo di Orson Welles di cui cercavo di copiare la maniera di dirigere. Solo che non avendo fatto una scuola specifica mi ci sono voluti tre film per arrivare a capire come si fa il cinema».

Tribute to Patrice ChereauA volte i giornali la dipingono, forse a torto, come un uomo che non ha poi in gran cale il parere del pubblico… «Falso. Gli spettatori mi interessano infatti sono molto attento alle sue reazioni. Quando cominci a girare sei il tuo primo spettatore per cui devi fermarti un momento e chiederti da regista che cosa voglio raccontare e come, mentre da spettatore cosa vorrei vedere. Durante la lavorazione però non accetto consigli, solo dopo, quando il film è stato testato e ho visto quello che è arrivato passo a fare dei cambiamenti. Solo se sono convinto però, perché se penso di avere ragione lo lascio com’è».

Anche verso le critiche si dice che lei sia un pò menefreghista… «Le racconterò una cosa. Nel luglio del 76 ero a Bayreuth per dirigere l’anello dei Nibelunghi di Wagner e la mia edizione provocò uno scandalo immane. Prima di partire il direttore artistico mi dette un ottimo consiglio, quello di non guardare le critiche ma di tornare a novembre e di leggerle tutte. Al mio ritorno, quattro mesi più tardi c’erano ad aspettarmi 36 raccoglitori pieni zeppe di articoli in tutte le lingue. Impiegai 6 giorni interi a leggerli tutti, ma imparai che non bisogna mai cullarsi su recensioni favorevoli e mai disperarsi per quelle che ti levano la pelle. Bisogna vedere il tutto in un’altra dimensione che si raggiunge, devo ammettere con molta… fatica. Adesso leggo le critiche quando escono e non capisco i miei colleghi che dicono di non leggerle mai… ».

KARLOVY VARY INTERNATIONAL FILM FESTIVAL

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